I^a scomparsa ci9ini grandissimo scienziato
I^a scomparsa ci9ini grandissimo scienziato I^a scomparsa ci9ini grandissimo scienziato Niels Bohr per primo intuì il misterioso mondo dell'atomo Il nome di Niels Bohr rimarrà legato, nella storia della scienza, al moderno concetto di atomo. Già all'inizio di questo secolo, il fisico inglese lord Rutherford, a conclusione di sue ingegno* issi- 3 esperienze, aveva dato una interpreta-, zione dell'atomo, che si presentava nuovissima, rispetto a quella che ci era pervenuta da una tradizione millenaria. Questa voleva che l'atomo fosse concepito a guisa di una pallina dura, inalterabile, indivisibile, indistruttibile. Ma un tal concetto non poteva più reggere, in seguito alla scoperta della radioattività, la quale dimostrò che, in certe occasioni, gli atomi vanno in pezzi. Il Rutherford aveva concepito l'atomo a guisa di un piccolissimo sistema planetario, nel quale il nucleo (con carica elettrica positiva) occupa la posizione del sole, e gli elettroni (portanti ciascheduno una carica elettrica negativa), ruotano intorno al nucleo come pianeti intorno al sole. Questo fortunato modello, che bene si prestava a interpretare molti dati spe rimentali, urtava però con tro una difficoltà di ordine teorico. Secondo le leggi dell'elettromagnetismo, un corpo carico di elettricità, che non si muova di moto rettilineo uniforme, irradia energia. Quindi (riportiamo dal chiaro testo di G. Arnaldi, Materia e Antimateria, ed. Mondadori, 1961) « ogni elettrone dell'atomo, ruo tando intorno al nucleo, do vrebbe perdere energia per irradiazione : l'elettrone, per conseguenza, si avvicinerei) be continuamente al .nucleo, percorrendo un cammino a spirale, e per così dire finirebbe con cadervi dentro ». L'atomo cesserebbe perciò di esistere, entro una minima frazione di secondo. Ma gli atomi esistono e durano: segno che nel modello atomico di Rutherford, che pure per molti aspetti si presenta quanto mai soddisfacente, qualche cosa non torna Qui si inserisce l'opera del giovanissimo Bohr, il quale (nel 1913), pure accettando la configurazione dell'atomo di Rutherford, la accompagna però con una teoria che si articola su questi punti: che l'elettrone non può muoversi in torno al nucleo, secondo una circonferenza di raggio qualsiasi, ma gli è permesso di muoversi soltanto su certe orbite privilegiate, ad ognuna delle quali compete una certa energia; che l'elettrone può « saltare » spontaneamente da un'orbita più grande a una più piccola, e cioè su un'orbita interna rispetto alla precedente, e allora emette una certa quantità di energia, un quanto di radiazione, di frequenza ben determinata (così dai corpi luminosi, ad esempio, sgorga la luce). La formula che dà la misura di tale energia e la frequenza della radiazione, è ban nota ai fisici ed è sem pNcissima (ma, sui giorna li, per le formule materna tiche non c'è posto). Tutta la momentosa storia del l'atomo, seguita poi, storia che (tutti ben lo sappiamo) è traboccata vistosamente fuor dei laboratori e dalle sudate pagine delle teorie fisiche, dovè tener conto della formulazione di Bohr, che istituiva un legame con opnbfiIcettuaìe ™ fondamentale ' tra | la struttura dell'atomo e la teoria dei quanti. Quelli, tra i nostri lettori, che volessero affrontare direttamente i contributi del grande fisico danese agli studi sulla struttura atomica, li potranno trovare nel volume Teorìa dell'atomo e conoscenza umana (ed. Boringhieri, Torinò 1961). Questo vorremmo aggiungere: l'uomo, conversevole e amabilissimo, com'ebbero a persuadersene tutti coloro che lo conobbero di persona, era più e meglio che un tecnico della scienza. La sua autorità, anche morale, di maestro, si era accresciuta negli anni terribili che pre cedettero e accompagnarono la seconda guerra mondiale. L'Istituto di Fisica di Copenaghen era diventato un'oasi di pace e di tolleranza (ben sovente un vero( ej proprio rifugio), quandol Si era agli inizi del '900 ■> L'inglese lord Rutherford aveva appena descritto l'atomo come un sistema planetario in miniatura quando il giovane studioso danese costruì la teoria dei «salti orbitali» degli elettroni - Durante il terrore nazista fece dell'Università di Copenaghen un centro di umanità e resistenza - L'avventurosa fuga nel 1943 e l'impegno per l'uso pacifico dell'energia nucleare ormai il farìatismo dei tempi sembrava aver contaminato anche il pacifico ambiente della ricerca scientifica. Dapprima incredulo Lo scienziato danese profess IIIItlllllllIllllllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII sulla possibilità della fabbricazione delle armi atomiche, per primo egli portò in America la notizia che due scienziati tedeschi, amidi ore Niels Bohr (Telefoto) IIIIIIIIIIIlllllllllIlllllinilllllllllIllllllllIllllllllll suoi, Lise Meitner e Otto Frisch, erano riusciti a ottenere la fissione dell'uranio. Fuggito nel '43, dopo drammatiche peripezie dalla Danimarca invasa, rafforzò nelle autorità - statunitensi la determinazione di prevenire Hitler nella fabbricazione della bomba atomica e collaborò al tu multuoso perfezionamento della scienza nucleare, avu tosi in quegli anni. Ma in un suo memorandum scritto al presidente Roosevelt nel luglio del 1944 (riportato in R. Jungk, Gli Apprendisti Stregoni] ed. Einaudi, 1958), egli proponeva fin d'allora e caldeggiava un controllo internazionale sulle armi atomiche (non peranco fabbricate). Al pari di alcuni grandi fisici moderni (Einstein, Planck, de Broglie, Schrodinger, Heisenberg), egli fu assai attento alle conse guenze filosofiche e di me todo dei concetti della fisi ca moderna; e ne lasciò meditatissimi scritti. Dìdimo MflIllllllllllllItlllllllMItlllllIllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIllII
Luoghi citati: America, Copenaghen, Danimarca
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