Grosz: un giudice implacabile della Germania che diede Hitler

Grosz: un giudice implacabile della Germania che diede Hitler Grosz: un giudice implacabile della Germania che diede Hitler Un'altra mostra : le « Eaux-fortes sur Paris » di Charles Méryon Ciò che appare spaventoso nel disegno' di George Grosz, il più implacabile giudice della società tedesca fra la catastrofe del '18 e l'inizio della tragedia hitleriana, è l'atroce facoltà di mettere a nudo l'animo ignobile del miserabile fantoccio umano con un'evidenza e una violenza addirittura sadiche. E - on è un denudare allusivo, psicologicamente perifrastico, con venature d'umori letterari che sfumano dal grottesco all'umoristico come talvolta accade in Daumier. No: in Grosz — e ancora una volta lo si vede nei 24 sceltissimi fogli esposti nella nuova sede (via Vela 8) della « Galatea» — codesto porre a nudo la bassezza e l'ipocrisia degli istinti, degli appetiti inconfessabili, dei refoulements freudiani, è spesso addirittura brutalmente materializzato dal segno impudico che ne denuncia le pieghe oscene; sì che come scrisse un giorno Carlo Mollino, « tutti i passanti, impiegati, sciancati, obesi dall'occhio brutale e dal passo dignitoso, colonnelli della riserva, ragazzi precoci, svestono tutte le donne, penetrano in ogni loro recesso, non rispettano neppure la maternità»; l'impulso erotico è diventato un'abitudine; e il ribrezzo per lo spettacolo tremendo d'un mondo in sfacelo, un compiacimento perverso. Lo spettacolo che a lui venticinquenne (era nato a Berlino nel 1893), già vignettista di giornali umoristici e poi disegnatore « serio » sul Nette Jupend e sul Simplicissimus, offriva la Germania della disfatta, dell'inflazione, confusamente in attesa d'un nuovo padrone che le restituisse l'illusione del suo iiber alles. Il vero Grosz comincia in quello sfaccio morale, sociale ed economico che doveva trasformarsi nel cancro dell'Europa. E' allora che ha principio il suo odio. E la sua grandezza, che nacque appunto dalla possibilità di odiare il suo paese negli aspetti più condannabili che gli palesava, il militarismo umiliato e non pentito, il borghesismo avido e crudele, l'ottusità reazionaria della classe dominante, la « stupidità del branco ». Senza quel tipo di Germania, Grosz non sarebbe esistito come artista-disegnatore fra i più potenti del nostro secolo; e lo conferma lo svigorirsi del suo segno, ormai troppo lontano il necessario bersaglio, nei ventisette anni d'esilio in un'America democratica e ingenuamente sana nei suoi ceti medi; ed anche il suo smarrito ritorno in patria, dove morì appena giunto nel "59. Difficilmente si sarebbe ritrovato in un clima, almeno in parte, mutato: lui che non aveva avuto pietà per nulla e per nessuno; nemmeno la vaga carità per certe umane debolezze di alcuni maestri dell'Espressionismo tedesco: negato persino al senso di riscatto romantico di un Erich von Stroheim, in fondo suo fratello nemico * * Per la prima volta in Italia si possono vedere riunite all'* Art Ancien» le Eaux-fortes sur Paris, in prove superbe di straordinaria rarità, del più grande incisore europeo della metà dell'Ottocento, il francese Charles Méryon, nato a Batignolles nel 1821, morto nel 186S nel manicomio di Charenton. Quando Méryon incise queste lastre meravigliose, fra il 1852 ed il 1854, era già pazzo (una pazzia ereditaria, forse destata nel profondo della sua psiche dall'atroce spettacolo di un marinaio arrostito dai selvaggi di un'isola oceanica, da lui visto mentre navigava in quei mari quale ufficiale di marina); esse sono il frutto por tentoso d'un lavoro compiuto negli intervalli di lucidità. Eppure è noto il giudizio che nel 1859 ne dava Baudelaire: «Ho raramente visto rappresentata con maggior poesia la solenni tà naturale d'una città immensa ». Sbalordisce infatti in un folle, a parte la stupenda perizia tecnica, la perspicuità, la nettezza incomparabile della visione. Chi ha contemplato una sola volta l'Abside de Notre-Dame, un capolavoro ormai forse introvabile nel suo quarto sta- tltRgsvrcs«tii brindisi », uno dei disegni di Grosz esposti artista può dare. II suo, trasfe rito dalla pagina scritta al ra me inciso, è il mondo di Bai zac (vedere là Rue des Maurais Gargons, dove pare che passeggi Vautrin) e di Victor Hugo (si guardi Le Strygc, un mostro di doccione che potreb be illustrare la morte di Claudio Frollo in Notre-Dame de Paris); e il vento del Romanticismo agita questi cieli apocalittici, solcati da neri voli di corvi- mar. ber. to, e tale che nella storia dell'acquaforte è paragonabile soltanto ai più sublimi fogli di Rembrandt, non può più immaginare diversa, neppure nei successivi mutamenti, quella veduta parigina. E' una apparizione perentoria, come le poche suscitate dai sommi maestri dell'arte. Baudelaire parlò di una « gioire naissante » subitamente interrotta dalla pazzia. Ma il Méryon aveva già compiuto il massimo che un grandissimo Fine di una delle più celebri istit

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