Castro minaccia di abbattere gli aerei americani su Cuba di Antonio Barolini

Castro minaccia di abbattere gli aerei americani su Cuba Il dittatore dell'Avana non vuole controlli Castro minaccia di abbattere gli aerei americani su Cuba Washington replica : « I voli continueranno finché le ispezioni non saranno consentite » - Scorta di bombardieri ai ricognitori : in caso di attacco, le basi contraeree dell'isola saranno distrutte • Una lettera di Kennedy a Kruscev (Dal nostro corrispondente) New York, 16 novembre. In una lettera minacciosa indirizzata al segretario delle Nazioni Unite, Thant, Fidel Castro ha ammonito gli americani a sospendere i voli di ricognizione su Cuba, se non vogliono rischiare che gli apparecchi siano distrutti. Il governo di Washington ha già risposto che i voli continueranno finché Castro non consentirà ispezioni in loco. Mikoyan, atteso per oggi a New- York, non è arrivato. Grosse!nuvole si addensano di nuovo sulla crisi dei Caraibi. Castro ha scritto a Thant: « Ogni aereo americano che compia ricognizioni sul suolo cubano corre il rischio di essere distrutto. Se gli americani vogliono negoziare con sincerità, debbono cominciar con il rispettare i diritti elementari del nostro paese... Il governo cubano continua a rifiutare ogni ispezione, di qualsiasi genere sul suo territorio... I voli 1llllllllMllllltllll II1IIIIIIUI11111 il 1 II M M111MU1 america ni su Cuba sono di pretta marca hitleriana e una forma di intimidazione incompatibile con la dignità di uno stato sovrano... Noi abbiamo dato continua prova di buona volontà compatibilmente con le esigenze della nostra dignità e dei nostri diritti. La nostra pazienza sta per finire, tanto più che i voli americani non servono soltanto a controllare se le armi sono state rimosse, ma servono anche a fornire ai ribelli i rilievi ne- cessar! per compiere i loro continui sabotaggi ». Il testo della lettera fu reso pubblico con ritardo e soltanto starnano, su richiesta dell'ambasciatore cubano, Lechuga. Durante un discorso alla Assemblea generale, Lechuga lo ha parafrasato, aggiungendo però (e questa indicazione può dar adito a qualche speranza) che il governo cubano, pur minacciando rappresaglie contro chiunque tenti di violare la sua sovranità e la sua 1IM11 t!t 1 tll III I II I tilt Illlllllllllllllllllllllll dignità, tuttavia è disposto, in linea di principio, ad accettare la denuclearizzazione del continente sud-americano, proposta, da quattro Paesi appartenenti all'organizzazione degli Stati americani. L'ambasciatore cubano ha proposto alcune limitazioni al progetto, che non sembrano insormontabili: la zona denuclearizzata dovrebbe innanzitutto comprendere l'intero settore caraibico, compreso Portorico e anche il Canale di Panama. Il Dipartimento di Stato ha risposto, come s'è già detto, che i voli su Cuba continueranno finché Castro non consentirà le ispezioni; e da fonte ufficiosa si è saputo che gli aerei da ricognizione saranno scortati da bombardieri il cui impiego eventuale appare evidente: colpire le basi anti-aeree dalle quali partisse un attacco. Questa decisione sarebbe stata discussa stamane dal presidente Kennedy in una riunione del Consiglio della llllllllllll IIIIII1IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIII Difesa alla Casa Bianca. Gli americani non si nascondono che le ricognizioni su Cuba comportano il rischio di rappresaglie (un apparecchio è già stato abbattuto ed un pilota è morto); ma affermano che sono necessarie per la sicurezza degli Stati Uniti, esse soltanto dando la garanzia che le « armi offensive » sono state rimosse dall'isola. I russi hanno- collocato lungo le coste almeno una ventina di batterie contraeree, alcune delle quali munite di razzo. Se Castro ordinasse di abbattere altri ricognitori americani, non pare dubbio che il Presidente autorizzerà l'aviazione a bombardare. Dall'isola debbono scomparire — si dice a Washington — tutte le armi offensive sulle quali si regge la tracotanza di Castro. Malgrado la sciocca e suicida minaccia contenuta nella lettera del capo cubano a Thant, l'atmosfera di ottimismo del giorni scorsi non si è ancora del tutto dissipata. Si ricorda che Kruscev ha scambiato non una sola ma più lettere con il Presidente; che in esse, seppur con molti « se » e molte riserve inaccettabili, egli promette il ritiro anche dei bombardieri < IL 28 » affidati a Castro. Non solo, Kruscev, nelle sue lettere non nomina mai il governo di Castro, né fa riferimento ai cinque punti sostenuti da Castro per aderire a trattative. Infine, la notizia che Castro, per bocca del suo ambasciatore all'Onu sarebbe disposto ad accettare il prin cipio della denuclearizzazione del continente sudamericano, è ritenuto un dato troppo positivo per essere sottovalutato, in questo momento di apparente riacutizzazione di alcuni elementi della crisi. Si dà anche per certo che il Presidente, in una nuova lettera personale a Kruscev, gli avrebbe ricordato che i tempi premono, che, se gli «IL 28» non lasciano Cuba, il blocco navale si estenderà anche ai rifornimenti di petrolio dell'isola, cioè ai rifornimenti della risorsa prima necessaria al funzionamento degli «IL 28». Questo argomento non si sa se sia stato chiaramente esposto a Kruscev. Ma è tuttavia sottinteso ed è argomento che deve far seriamente pensare anche a Castro. Egli appare più che mai esasperato. Le sue reazioni, la sua lettera di ieri al Segretario generale dell'Onu lo confermano. Egli r-a che dovrà rinunciare anche agli «IL 28» e che le sue possibilità di resistenza (una volta provato che l'aiuto militare dei russi non ci sarà) sono sempre più limitate. E non so¬ | Ho per la pressione degli Stati Uniti, ma anche per la pressione interna. Antonio Barolini