«Sessualità»: psicologia da rotocalco sulla vita intima di quattro donne

«Sessualità»: psicologia da rotocalco sulla vita intima di quattro donne SULLO SCHERMO «Sessualità»: psicologia da rotocalco sulla vita intima di quattro donne Okay Parigi!: filmetto turistico brillante - Le avventure di un giovane: racconto autobiografico di Hemingway 1»*6" fu, r**,,>8', hollywoodia'"- ll technicolor Sessualità si (Lux) — Uno dei gusti più i tipicamente americani è quello\dell'inchiesta, esercitata di pre ferenza nelle -zone più riservate della vita. Così l'intimità femminile, già preda dei romantici, diventa oggetto di psicanalisi ed esercizio di statistica; e tutti ricordano il successo del best-seller di Irving Wallace, « The Chapman Report », divulgante i risultati d'una nota inchiesta sul comportamento sessuale della donna americana. Diretta da George Cukor, il più femmi- rifa a quella fonte, rappresentando il dottor Chapman e un suo giovane assistente in un momento della loro indagine: lo studio di quattro donne di un sobborgo di Los Angeles. Chi s'aspettasse esplorazioni inedite e proibite, si disingan *'»' 1(1 filigrana di queste cartelle cllniche redatte dietro ai paraventi è la superficiale psicologia del rotocalco, inneggiante alla squisita e malcompresa sensibilità della Donna; e non è senza significato che l'assistente del dottore faccia punto e basta con l'inchiesta Innamorandosi, come un qualunque pivello sentimentale, della più carina delle quattro cavie. Sorto, spogliate dei termini scientifici: la frigida, la svitata, la imssionale, e la viziosa, rispettivamente impersonate da Jane Fonda, Glynis Johns, Shelley Winters e Claire Bloom. Alle prime tre la inchiesta porta bene, e perché in fondo sono ottime donne ne prendono occasione a mettere ordine in se stesse: la prima convincendosi di esser capace di sgelare (l'aiuta Efrem Zimbalist jr, l'assistente), le altre due riavvitandosi ai loro mariti dopo deludenti esperienze extraconiugali. Soltanto per Noemi, una divorziata ossessionata dal sesso (ma in forme d'irreprensibile convenzionalità freudiana) non ci sarà altro riscatto che la morte, perseguita dapprima in automobile, attraversando sistematicamente col rosso, poi, battuto il record delle contravvenzioni, trovata finalmente in cqm un tubetto di sonnifero. L'interesse del film è tutto in qual- che azzecata notazione ambientale e nella giostra delle quattro attrici, intelligentemente impegnate a dissimulare la falsità dei loro personaagi. * * (Astor) — Di tutto riposo e d'una convenzionalità onestamente dichiarata è invece Okay Parigi! prodotto da Walt Disney e diretto da James Neilson; un filmetto a colori e di genere turistico-brillante che narra le peripezie d'un padre di famiglia americano (il simpatico Fred Mac Murray) che con la moglie (Jane Wyman), il figlio e la figlia, s'avventura a un lungamente sospirato viaggio in Europa, risultante tutt'altro che distensivo. L'urto delle generazioni, visto con bonario umorismo: qualche trovatina; le belle fotografie e la scioltezza degli interpreti, ne fanno un lavoretto garbato e in tutto conforme alla fortunata ricetta della produzione disneiana per adulti. 1, p> * * (Ideal) — Tratte da queirac conti di Hemingway nei quali compare il personaggio auto biografico di Nick Adams, Le avventure di un giovane (€The adventures of a young man») vorrebbero essere meno una ri duzione cinematografica di un testo letterario che, addirittura, un ritratto dello scrittore negli anni della sua giovinezza errabonda e tumultuosa. In realtà, nella prima parte il film non è altro che un'appena diligente illustrazione, dei vagabondaggi americani dì Nick e dei suoi fnc'óritri' (il"pugile «.suonato», gli impresari di spo gliarello) dopo la fuga dal natio Michigan, che offre lo sfondo agli ariosi episodi iniziali; e nella seconda parte, una -versione, dolciastra e niente affatto ispirata, delle esperienze di guerra di Nick sul fronte italiano nel primo conflitto mondiale. Qui una storia d'amore con un'infermiera, che fa tanto « Addio alle armi », strapperà qualche lacrima alle spettatrici con la sua tragica conclusione ma non aggiungerà nulla ad un personaggio, monocorde come l'attore che l'interpreta (Richard Beymer), nel quale i lettori di Heming way non ravviseranno, se non raramente, il loro autore. Diretto sul grande schermo a colori da Martin Ritt, un tempo regista di maggiori meriti, il film ha nelle parti mi norì interpreti più valenti del suo protagonista: soprattutto Paul Newman e Dan Dailey in due folgoranti caratterizzazioni, vice

Luoghi citati: Europa, Los Angeles, Michigan, Parigi