Trieste confida in nuove iniziative per non ridursi a città tli provincia

Trieste confida in nuove iniziative per non ridursi a città tli provincia Non chiedono beneficenza, reclamano l'adempimento dì vecchie promesse Trieste confida in nuove iniziative per non ridursi a città tli provincia Il ristagno delle attività portuali è la causa maggiore dell'odierno disagio - La situazione però potrebbe migliorare con più rapide comunicazioni stradali e ferroviarie verso l'Austria e la penisola - Finora gli investimenti industriali sono stati notevoli : se aumenteranno sarà la salvezza inmpavoMmunduesomstciopv(Dal nostro inviato speciale) I erTrieste, 14 novembre. | doStrade e piazze -di Trie-. ste, offrono uno spettacolo tutt'altro che deprimente; folla in buoni panni e molta gente elegante, automobili numerose (una ogni dieci abitanti), spesso nuove o seminuove. Le statistiche ufficiali si incaricano di fare ancora più roseo il quadro: il reddito medio di 474.587 lire per abitante nel 1961, è superiore a quello di Roma (449.900 lire, mentre Milano era a quota 634.927 e Torino a quota 548.486). I depositi bancari sono raddoppiati dal '54 al '61, come gli abbonati al telefono: questi erano 31 mila, oggi sono più di 60 mila. I disoccupati sono scesi a 8 mila, dai 18 mila del '54. «Non creda a quelli che si lamentano, qui si sta benone. Chi parla dei tempi antichi confrontandoli con quelli di oggi non tiene conto del frigorifero, del televisore, magari dell'automobile. Non bastano le paghe soltanto perché tutti comprano a rate, e non si accontentano di quello che hanno in casa> mi dice un vecchio portuale seduto sul molo davanti a piazza Unità, osservando il mare nero e ribollente sotto le raffiche della bora che sta entrando nel gol fo. La risacca spruzza le banchine deserte; agli ormeggi non si vedono che rimorchiatori lindi e lustri, battelli a motore, barche da pesca. Mancano le grandi navi, sono scarse quelle mercantili. < Qui c'è da lamentarsi davvero >, dice il vecchio portuale. La stessa cosa, ovviamente meno gene rica, mi è stata ripetuta da molte parti e specialmente nei circoli legati alle grandi di nastie armatoriali e mercan tili. Trieste non è città sconten ta né depressa; non è neppure florida. Il ristagno delle attività portuali ha conseguenze psicologiche fortemente negative in una città dove le attività economiche assumono valore morale e politico. Il porto di Trieste veniva subito dopo quello di Genova e di Venezia per quantità di merci sbarcate o imbarcate; oggi è superato perfino da quello di Ravenna, essendo rimasto fermo da molti anni sui 5 mi -iror"~di tonnellate. C'è una logica spiegazione: manca l'entroterra, un tempo costituito dall'impero austroungarico. Dopo la prima guerra mondiale rimasero alle spalle di Trieste nazioni pie cole ma ancor aperte ai traffi come l'Austria, l'Ungheria e la Cecoslovacchia. Oggi non c'è più che l'Austria; 1 traffici Co.i i Paesi comunisti sono poco o nulla. E' evidente che la rinascita del porto di Trieste è legata a due fattori: quello politico dei rapporti con i Paesi del blocco orientale, e quello te cnico-economico di migliori e più convenienti comunicazioni con l'Austria, sempre più favo rita dai porti tedeschi a dispetto del M.e.c. (nella Comu nità Europea Amburgo ebbe un trattamento speciale, manfcato a Trieste fors'anche per colpa di certi nostri personaggi che non hanno mai capito l'importanza del porti e delle attività marinare). Finora il porto di Trieste è stato aiutato con espedienti mentre si rinviava di anno in anno la sistemazione decente delle ferrovie con l'Austria, Un espediente fu di imporre il trasferimento a Trieste del capolinea dei due transatlantici « Vulcania » e < Saturnia >: continuano a raccogliere in altri porti la maggior parte dei p-sseggeri per l'America, Molte linee di navigazione avrebbero teoricamente punto de partenza a Trieste, come quelle per il Mediterraneo orientale e per il Canale di Suez. Ma i passeggeri Italiani e stranieri trovano più conve niente imbarcarsi a Venezia Il governo di Roma si era preoccupato già nel 1954 della necessità di collegare meglio il porto di Trieste con l'Austria, col resto d'Italia e d'Europa Nel 1958 furono finanziate ope re per decine di miliardi. Ma ancor oggi i miliardi sono mes si da parte e aspettano. Trieste non ha un'autostrada per Venezia, non ha aeroporto manca di buoni collegamenti ferroviari con Venezia e con l'Austria, che preferisce rivol gersi altrove. Questa era una città mer cantile. < Oggi dovrà trasfor marsi parzialmente in una cit tà industriale », dice il commissario generale di governo dott. Mazza, quasi un capo di governo locale, con poteri lar ghissimi, compreso quello di emanare decreti legislativi, meno di prodigi politici ed economici il porto non può re stare unica fonte di vita per i triestini. La trasformazione, avviata timidamente, sta facendo gran di passi. H porto industriale di Zaule, fra Trieste e Muggià, non aveva destato grand entusiasmi nei- ceti tradiziona listi triestini, benché la ere scita degli stabilimenti avesse qualcosa di prodigioso. Le Raffinerie dell'c Aquila »: 1 ce mentine!, avevano delineato negli anni scorsi un paesaggio industriale dove prima acptzs industrie assorbivano scarsa mano d'opera. Oggi la zona industriale appare come una nuova fonte traffici per il porto e di lavoro per la città. La sola Montecatini ha investito 17 miliardi di lire, impiantando uno stabilimento per la produzione dei derivati del boro uno per la produzione di etri. Attorno al canale navigabile Zaule sono sorti o stanno sorgendo centoventi stabilimenti: prodotti chimici, plastica, compensati, vernici, acciai speciali, macchine tessili. vedono nuovi quartieri per operai, con migliaia di allogSi sta costruendo una nuova linea ferroviaria che pas- erano paludi e terreni abban donati. Ma, si diceva, quelle sera in galleria sotto la città Lo Stato, per mezzo del Commissariato generale di governo, concede aiuti finanziari: altrettanto fa per il turismo, con larghi contributi per la costruzione di alberghi. Roma aveva perduto molto tempo nella realizzazione delle promesse: ora sta dando forte impulso alle iniziative locali. < Ma — osserva il commissario generale dott. Mazza — troppi triestini tengono i denari in cassaforte, mostrando scarso slancio e scarso coraggio >. Pare che cento miliardi liquidi restino nelle banche, del tutto improduttivi. L'opera di stimolo dell'iniziativa privata locale avrà comunque grande importanza. Per rhiscire dovrà però tener conto della complessa psico logia di una popolazione di visa fra la naturale tendenza a stringer rapporti con i vicini e la diffidenza verso gli sloveni. Diffidenza che qualcuno alimenta con fini politici, seminando l'idea di una Trieste in posizione precaria, dove è assurdo arrischiare denari aven do gli slavi a pochi chilometri, Ma Trieste può reagire e ritrovare il suo splendore, a patto che i governi se ne occupi no senza aver l'aria dì fare beneficenza, ascoltando i triestini che parlano chiaro. Trieste ha il carattere di una metropoli, con una forte vocazione culturale e cosmopolita su fondo italianissimo. Mario Fazio

Persone citate: Mario Fazio, Mazza