I critici francesi in imbarazzo davanti ai 250 candidati per 6 premi in un mese

I critici francesi in imbarazzo davanti ai 250 candidati per 6 premi in un mese LA SOLITA MARATONA LETTERARIA DI FINE ANNO A PARIGI I critici francesi in imbarazzo davanti ai 250 candidati per 6 premi in un mese Dal « Goncourt » al « Médicis » ci sarebbe gloria per tutti; ma quest'anno, fra i troppi nomi, non appare un'opera degna Eppure i premi bisogna assegnarli: servono all'industria editoriale, soprattutto mentre la gente già pensa ai regali natalizi (Nostro servizio particolare) Parigi, 8 novembre. E' in corso la maratona letteraria di fine d'anno, e sui 250 romanzieri che una dozzina di editori hanno messo in lizza per i premi «Goncourt», «Théophiaste Renaudot», «Foemina » e « Interallié », soltanto una ventina si trovano nei plotoni di testa. Gli altri si sono già rassegnati e sperano, al più, un premio di consolazione: quello della «Critica letteraria», o il «Médicis». Paradossalmente il primo che verrà attribuito sarà, appunto, uno di quelli considerati di consolazione, precisamente il «Gran Premio della critica letteraria », il cui vin citore sarà noto lunedì pros simo 12 novembre alla fine del pranzo che si svolgerà in un ristorante del eentro di Parigi. Siamo dunque alla volata finale, alla quale partecipano, in testa, Pierre Grosclaude, con Malcsherbes, témoin et interprete de son temps, Suzanne Jean Berard, con La genèse d'un roman de Balzac e Jean Pierre Richard con VUnivers imaginaire et. Mallarmé. Il più importante dei premi letterari francesi, il «Goncourt », sarà assegnato una settimana dopo, il lunedì 19 novembre, e attualmente cinque campioni hanno distaccato 1 loro concorrenti: Anna LFdccHpr«ct«v«vdttJdBCann Langfus, con Lea bagages de Fabre, Anne Hure, con Les deux moniales, Yves Berger, con Le Sud, Jean Montaurier, con Comme à travers le feu e Henry Francois Rey, con Les pianos mécaniques. Contemporaneamente sarà attribuito il « Théophraste Renaudot» al candidato che, secondo i critici, avrebbe dovuto avere il «Goncourt», ma sarà stato invece eliminato. Rivale del «Goncourt», il «Foemina» seguirà il 26 novembre. Oltre ai candidati già detti, ma che non abbiano ottenuta una ricompensa, si ci tano come vincenti possibili José Cabanis con Les cortes du temps, Colette Audry con Berricre la baignoire, Jean Claude Brisville con La fuite au Banemark, Christine Arnoty con Le cardinal prisonnier, Robert Pringet con L'inquisitoire. Costoro hanno egualmente figura di outsiders per il «Goncourt» e il «Renaudot», oltre a Robert Escarpit (con Sainte Lysistrata) e qualche altro. Entro metà dicembre saranno assegnati anche il «Médicis» e l'«Interallié». Le varie giurie sarebbero poco contente, però, della prò duzione letteraria di quest'anno. Se potessero evitare di dare i premi, lo farebbero volentieri: «Non c'è un solo romanzo che scusi o giustifichi la mediocrità degli altri », scrive a proposito del «Goncourt» il settimanale Arts, al quale fanno eco alcuni quotidiani. Ma bì osserva anche che i premi hanno un'utilità commerciale e industriale, ed evitano a molta gente l'imbarazzo della scelta per il regalo di Natale: «Si offre l'ultimo Premio Goncourt come un qualsiasi gingillo, e chi lo riceve è contento di lasciarlo su un tavolino, in vista, per far credere che è una persona colta»: scrive un critico piuttosto acerbo. L'influenza del premio letterario sulla vendita di un libro è rivelata in modo significativo da alcune cifre relative ai «Goncourt» degli anni scorsi. Nel '47 Jean Louis Curtis fu premiato per il suo Les foréts de la nuit e ne vendette 108 mila esemplari; ma nessuno dei romanzi che egli ha scritto successivamente ha superato i 15 mila, e non sono peggiori del primo. Paul Colin, che ebbe il «Goncourt» nel 1950 per Les jeux sauvages, ha venduto appena 4 mila esemplari dell'unico libro scritto da allora in poi e oggi è praticamente dimenticato. Francis Walder, «Goncourt» 1958 con Saint-Germain ou la négotiation, e Vintilla Horìa, che nel 1960 vinse il Premio eoa Dieu est né en exil, ma gli fu poi ritirato per ragioni politico-letterarie, devono contentarsi entrambi, per i loro ultimi romanzi, di una modestissima tiratura di 4 mila esemplari. Pochi scrittori, dopo aver avuto un premio, hanno visto il loro successo confermato da quello di altri romanzi comprati spontaneamente dai lettori. Spesso il pubblico meglio informato disprezza i premi letterari, sapendo come vengono dati, e quindi esclude dalla sua scelta, di proposito, i romanzi dei vincitori. L. Mannucci

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