L'origine del petrolio è ancora avvolta dal mistero

L'origine del petrolio è ancora avvolta dal mistero L'origine del petrolio è ancora avvolta dal mistero Sempre di fronte le due ipotesi: genesi organica oppure trasformazione di sostanze naturali avvenuta nel corso dei secoli • L'oro liquido e la comparsa della vita Oltre cento anni sono trascorsi dalla scoperta del primo campo petrolifero da parte del leggendario « colonnello » Dralce, e il problema dell'origine del petrolio, a lungo dibattuto fra chimici e geologi, è oggi tutt'altrn che risolto. Gli scienziati in genere, non solo i geologi e i chimici, guardano con interesse alla questione, perché una spiegazione soddisfacente della genesi del petrolio chiarirebbe importanti aspetti della storia della Terra primordiale, connessi coi primi gradini dell'evoluzione della vita biologica sul nostro pianeta. Nel secolo scorso, eminenti chimici, fra cui Berthelot e Mendeleief, s'interessarono dell'origine del petrolio. Essi furono i principali fautori dell'ipotesi cosiddetta « inorganica », secondo la quale gli idrocarburi del petrolio si sarebbero originati per reazione fra l'acqua e i carburi metallici, presenti negli strati più profondi della crosta terrestre, col concorso delle elevate temperature e pressioni che là si hanno. Qitesta ipotesi inorganica, e quindi « abiologica », dell'origine del petrolio subì un primo colpo già nel 189S, quando il celebre chimico Engler isolò diversi idrocarburi fra i prodotti di distillazione di olii animali. Cominciò allora a farsi strada l'ipotesi < organica» dell'origine del petrolio, secondo la quale gli idrocarburi si formerebbero nella decomposizione di materiale biologico, in condizioni chimiche e'fisiche favorevoli. L'intervento dei geologi nel problema risale all'inizio di questo secolo. Furono appunto i geologi a mettere in evidenza che gli accumuli petroliferi sono, nella stragrande maggioranza, localizzati in rocce sedimentarie, in ambienti che certamente si sono mantenuti in condizioni moderate di temperatura, e pressione, dall'epoca della deposizione dei sedimenti e del loro consoli/lamento in rocce fino ad oggi. Caratteristica di questi ambienti è la presenza di organismi che dopo la morte sono depositati assieme ai sedimenti. Si cominciò allora a dubitare seriamente dell'ipotesi inorganica. Quando poi, nel 19.1$, il biochimico Treibs scoprì nel petrolio la presenza di porfirine, sostanze si¬ curamente derivate da molecole biologiche del tipo dell'emoglobina e della clorofilla, l'ipotesi inorganica ebbe un crollo che parve definitivo. Gli scienziati cominciarono così a interessarsi dei possibili meccanismi di trasformazione delle molecole biologiche in idrocarburi. Essi ritenevano che dal materiale biologico si formasse dapprima un « protopetrolio » di aspetto bituminoso, e che da questo, con una serie di reazioni, si ottenessero, net corso delle ere geologiche, idrocarburi via via più leggeri. Si cominciò allora a ricercare le cosiddette < rocce madri » del petrolio, ossia quelle particolari rocce sedimentarie, originariamente molto r'eche di materiale organico, in seno alle quali avrebbero avuto luogo i primi gradini del processo naturale della < naftogenesi ». Quando però i geochimici tentarono di stabilire delle correlazioni strutturali fra i petroli greggi e le sostanze organiche residue nelle loro supposte rocce-madri, i risultati furono negativi. Un passo avanti notevole è stato compiuto, attorno al 1954, grazie soprattutto alle ricerche di P. V. Smith, che ha individuato tracce di idrocarburi in numerosissimi campioni di sedimenti recenti (depositati da poche migliaia di anni). L'importanza di questa scoperta è duplice, poiché da una parte essa dimostra che tutti i sedimenti, e non solo certi sedimenti particolari possono dare origine agli idrocarburi, e dall'altra indica che i processi naturali di sintesi degli idrocarburi non richiedono, come si credeva, centinaia di migliaia di anni, ma tempi molto più brevi. Si va oggi facendo strada l'ipotesi secondo la quale il petrolio si formerebbe attraverso il progressivo accumulo degli idrocarburi, inizialmente dispersi in ogni parte del bacino, senza cioè che si abbia, per ogni greggio, una definita rocciamadre. Ricerche sperimentali di questi ultimi anni, condotte con l'ausilio dello spettrografo di massa, hanno dimostrato che le concentrazioni dei singoli idrocarburi nei petroli greggi sono in relazione con le solubilità degli idrocarburi stessi in acqua. Sulla base di questi dati, E. G. Baker ha suggerito, nel 1959, che la migrazione degli idrocarburi dai sedimenti originari fino ai giacimenti petroliferi abbia luogo in stato di soluzione nelle acque sotterranee circolanti nei bacini sedimentari. Sono ancora in gran parie oscuri i meccanismi dell'accumulo degli idrocarburi con l'ottenimento di una fase « petrolio ». Su questo argomento sono in corso importanti ricerche in laboratori universitari e industriali, sia in Europa che in America. Una questione molto importante ancora da risolvere è la seguente: gli idrocarburi del petrolio si sono formati solo dalla decomposizione di organismi animali e vegetali, o hanno potuto originarsi anche prima della comparsa della vita biologica sulla Terra? E' noto che il metano era presente in grande quantità nell'atmosfera della Terra primordiale, ma poco o nulla si sa circa la presenza di idrocarburi superiori. Il premio Nobel, Sir Robert Robinson, in un recentissimo convegno di geochimica, ha ipotizzato che anche gli idrocarburi superiori si siano formati in natura prima della comparsa della vita biologica, per reazioni catalitiche del tipo di quelle che avvengono nel noto processo Fischer-Tropsch per la sintesi della benzina artificiale. I primi organismi biologici, vissuti molte centinaia di milioni di anni fa, avrebbero utilizzato nel loro metabolismo gli idrocarburi, che avrebbero avuto una parte essenziale nell'evoluzione delle prime forme vitali. Umberto Colombo Direttore dei laboratori geochimici dell'Istituto di Ricerche * n. Doneganl », Novara

Persone citate: Baker, Berthelot, Fischer, Robert Robinson, Umberto Colombo

Luoghi citati: America, Europa, Novara