Muore dissanguata una bambina ferita con il fucile dal fratello

Muore dissanguata una bambina ferita con il fucile dal fratello Tragico gioco in un casolare sui monti di Saluzzo Muore dissanguata una bambina ferita con il fucile dal fratello Troppo tempo trascorse prima che il medico condotto di Envie, rincorso nel suo giro di visite, potesse raggiungere l'alpestre località dove la ragazza undicenne giaceva con una gamba squarciata - Tardive le cure presso l'ospedale: la lesione non sarebbe stata mortale se si fosse arrestata in tempo l'emorragia Dai nostro corrispondente .Saluzzo, lunedì mattina. Nello, notte tra sobato e domenica è deccthi+a nella sua abitazione sui monti di Envie l'undicenne Albina Rosso. La ragazzetto era rimasto vittima, poche ore prima, di un tragico incidente. Un colpo sparato da suo fratello Guido di dodici anni con il fucile da caccia del padre l'aveva ferita alla coscia sinistra. Per una crudele fatalità e per una serie di im- prevedibili circostanze, la sventurata non ha potuto essere salvata. La famiglia Bosso, di cui fanno parte il padre Michele di 50 anni, contadino, lo madre Michela Chialvo di 43 anni e i figli Emma di 18, Guido e Albina, vive ad Envie nel Chiabotto Chiri al n. 10 di via ai Monti. Il casolare sorge sulle pendici del monte Bracco dove, disseminate qua e là nelle radure, tra i castagneti, vi sono altre case coloniche. Poco più in alto dell'abitazione dei Rosso, a trecento metri circa, da casa, Michele Rosso aveva affittato, tempo fa, da un altro contadino un modestissimo fabbricato rustico circondato da un po' di terra coltivata in parte a campo e in parte a vigna. Il pianterreno di quello stabile è adibito a magazzino. Il Rosso vi tiene gli attrezzi di lavoro, legna, scale a pioli, cassette per la frutta e, appeso ad un chiodo della paréte, il fucile da caccia. Il contadino sabato sera si era attardato nel lavoro dei capi. Erano con lui Guido e Albina. Entrambi frequentano, nel capoluogo, la quinta elementare. Ieri era giorno di festa e per questo motivo sabato pomeriggio avevano ottenuto dalla mamma il permesso di seguire il papà nei campi. Avrebbero potuto giocare a piacimento, rimandando compiti e lezioni al giorno successivo. Le prime ombre e la frescura della sera autunnale, scesa rapidamente sulla montagna, indussero sul tardi i due ragazzi a ripararsi nel magazzino, dove continuarono i loro giochi. Ad un certo punto lo sguardo di Guido fu attratto dal fucile da caccia del padre. Lo staccò dal chiodo, lo imbracciò e prese a maneggiarlo. Il contatto dell'arma lo esaltava e lo faceva sentire quell'uomo che non è ancora: < Adesso vetrai come sono bravo. Scommettiamo che sono capace di caricarlo t » esclamò allegramente, rivolto alla sorella. Dalla cartuccera che era deposta su una cassa di patate estrasse un bossolo caricato a pallini e lo infilò in canna. Un istante dopo la dolce quiete che avvolgeva il poggio fu squarciata da uno sparo e da un grido lamentoso. Albina era caduta a terra, ferita alla coscia sinistra. Perdeva molto sangue. Michele Rosso, che si trovava a non più di trenta metri dal ripostiglio, accorse immediatamente. Anche Michela Chialvo e la figlia Emma, che erano in casa per preparare la cena, udendo il colpo di fucile si erano precipitate fuori, forse col presentimento di una sciagura. Era per lo meno strano che a quell'ora ci fossero ancora cacciatori, ili giro. Purtroppo èra successo il peggio. Albina, pallidissima in volto, faceva coraggio a sé ed ai familiari: <E'~stata una disgrazia, ma non è una cosa grave. Il dottore mi medicherà, poi starò meglio ». Per chiamare il medico e per avvertire dell'incidente uno zio di Albina, Vincenzo, il messo comunale di Envie, era già partito in moto Giovanni Ribotta, ma la strada che collega l'abitazione dei Rosso al capoluogo ha un fondo pessimo. Ci vogliono più di venti minuti per scendere da Envie. Il medico condotto, dott. Giuseppe Midulla, era fuori, in visita ad altri malati. Alla sua ricerca disperata si posero il Ribotta e Vincenzo Rosso. Finalmente lo raggiunsero e V accompagnavano da Albina. Il dott Midulla eseguì sul posto una prima sommaria medicazione, ma ordinò l'immediato ricovf.ro della ragazza all'ospedale civile di Saluzzo, perché vi fosse sottoposta a una trasfusione di sangue. Purtroppo, dal momento dell'incidente all'atto del ricovero in ospedale, era passato troppo tempo e le condizioni di Albina Rosso erano notevolmente peggiorate. Le cure praticatele dai medici dell'ospedale non die- dero purtroppo alcun risultato positivo. A notte inoltrata la giovinetta veniva riaccompagnata a casa agonizzante. Vi si spense poco dopo per dissanguamento. Ieri, per le indagini del caso, si sono recati all'abitazione della giovane vittima il sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Aldo Ignesti e i carabinieri della squadra di polizia giudiziaria di Saluzzo. Il fucile è stato sequestrato. Non è escluso che il padre di Albina sia chiamato a rispondere di aver imprudentemente lasciato l'arma alla portata dei ragazzi. E' vero che questa era scarica ma le cartucce sarebbero state più al sicuro altrove. Poco più di un anno fa un mezzadro veneto la cui figlioletta era stata uccisa col fucile da caccia dal fratellino presso Nizza Monferrato, in circostanze analoghe, fu incriminato per omicidio colposo ma i giudici di Acqui lo assolsero. v. ì. L'undicenne Albina Rosso 12 anni

Luoghi citati: Acqui, Envie, Nizza Monferrato, Saluzzo