Diario estivo di una quindicenne di Ugo Buzzolan

Diario estivo di una quindicenne Diario estivo di una quindicenne Una graziosa e simpatica quindicenne mi ha mostrato il suo diario delle vacanze. Lo trascrivo qui di seguito senza togliere o aggiungere una sola parola. Tornio, 15 luglio — Papà ha preso una decisione che definisce « grande ». Quest'anno niente con la solita villeggiatura ad Alassio : niente — dice lui — con quel fatto antipatico di star lì ad impigrirsi sulla spiaggia sotto l'ombrellone. Quest'anno si viaggia. Faremo il giro d'Italia in macchina. Io penso alle mie piccole amicizie di Alassio (specie al Dodo) e francamente la cosa mi dispiace un po'. La mamma, che di amicizie ad Alassio ne ha più di me, appare molto seccata. Ma il papà non vuol sentire ragione. Se lo si contraddice diventa rosso come un pomodoro. S'è comprato centomila carte, guide turistiche, annuari di alberghi. Passa la sera a consultare le distanze chilometriche. Di tanto in tanto solleva la testa e dice con entusiasmo « Come ci divertiremo! ». Salerno, 26 luglio — Dalla finestra dell'albergo vedo il lungomare di Salerno, molto bello, con l'arco delle lampade verdi. Nella stanza accanto sento il papà che russa fragorosamente e la mamma che si volta e si rivolta. Sono sett* giorni che viaggiamo. Abbiamo fatto Torino-Genova-La Spezia-Pisa. A Pisa ci siamo fermati a vedere la torre pendente. Poi siamo andati a Firenze e abbiamo visitato la città e i bellissimi musei, in testa la Galleria degli Uffizi. Da Firenze ci siamo trasferiti a Piombino- Qui ci sia mo imbarcati per l'isola d'Elba e siamo andati a vedere la villa di Napoleone e tante magnifiche spiagge e insenature. A me e alla mamma sarebbe piaciuto fermarci un po', ma il papà diceva sempre « Sbrighiamoci, non perdiamo tempo, dobbiamo rispettare la tabella di marcia ». Tornati nel continente abbiamo fatto una tirata sola sino a Roma e qui ab biamo visto tanta di quella roba che il mio elenco è largamente incompleto: il Foro, il Colosseo, le catacombe, un mucchio di chiese, San Pietro, il Vaticano Quanto abbiamo camminato! A sera i nostri piedi, con rispetto parlando, erano terrjbilmeqte gonfi. Papà, tra l'altro, ha:fatto un'indigestione di fettuccine, di abbacchio e di vino dei Castelli; alla' notte è stato male e ho sen tito la mamma che gli diceva « Vergognati, sci il solito lavandino! ». Ciononostante la mattina dopo siamo risaliti in macchina e dopo aver visitato i Anzio, Nettuno, il Circeo, Terracina con le rovine del tempio di Giove Anxur, Gaeta e Formia, siamo arrivati a Napoli. A questo pun to papà è uscito in escandescenze e ha detto anche un paio di brutte parole al che la mamma ha gridato « Ma insomma, Pao lo, almeno davanti alla bambi na! ». Papà era arrabbiatissimo perché si è accorto d'improvviso d'aver fatto male i calcoli. « Sia mo in ritardo! » ha dichiarato con le orecchie rosse di stizza « a quest'ora dovremmo essere all'altezza del golfo di Policastro, fra Sapri e Maratea!... E1 enorme questo ritardo! Non vi rendete conto? ». La mamma e io ci ren diamo conto che il termometro fa trentaquattro gradi, che Napoli, dove non siamo mai state: meriterebbe un soggiorno tran quillo, riposante, per vedere tutto e assaporare tutto con calma, Invece papà è inflessibile. Dobbiamo precipitarci sul vaporetto per Capri: a Capri intravedo i' panorama meraviglioso del golfo da'.la terrazza del « Cesare Augusto », intravedo i Faraglioni la villa di Tiberio e poi, di corsa riprendiamo il vaporetto che ci riporta a Napoli. A Capri lascio un pezzetto del mio cuore: se mi sposerò con il Dodo, tornerò a riprendermelo in viaggio di nozze. Da Napoli facciamo anche una puntata a Pompei: di corsa, naturalmente, e col papà che guarda l'orologio. Da Napoli ci siamo infine spostati a Salerno lungo l'incantevole costa amai fitana. Il papà, che ha una rési stenza incredibile forse perché mangia come un lupo, continua va a dire <t Guarda che bello Guarda qua! Guarda là! »; guardavo, ma la mamma si è ad dormentata di colpo e mentre passavamo per Amalfi lei dormiva con la testa all'indietro la bocca un po' aperta. Il papà si è indignato. Ora siamo a Salerno. Cosa ci aspetterà nei gior ni prossimi? Sciacca, 4 agosto — Dovevamo pernottare, secondo la famosa tabella di marcia, ad Agrigento, ma la mamma s'è impuntata, ha minacciato di abbandonarci e cosi ci siamo fermati a Sciacca. Ho molte cose da raccontare ma so no del tutto suonata. C'è un caldo mostruoso e io sono a letto senza niente addosso ma conti nuo ad aver caldo. Dunque: ab biamo visto un mucchio di roba e adesso stento a ricordarla... Ah ecco: abbiamo visto la Calabria l1CEtMbnlsllsif1ufl o é e o a a o o a la foresta della Sila con i laghi, 10 stretto di Messina, Messina. Ci siamo imbarcati sull'aliscafo siamo andati a vedere le isole Eolie. Peccato che non ci sia stato il tempo di soffiarsi il nasoMi è rimasto un dubbio: Stromboli fumava davvero o aveva una nuvola rossa sulla cima? Dopo le Eolie abbiamo proseguito visitando Tindari, Viggiù... no, volevo dire Cefalù, Termini, Palermo, Monreale, Partinico, Castellammare e Trapani con le isole Egadi. A Partinico c'era un frate che faceva l'auto-stop, ma 11 papà ha accelerato dicendo « E' un bandito che si è travestito da frate per rapinare gli automobilisti ». A Castellammare abbiamo fatto il bagno. Un fusto locale, nero, gentile e assai peloso mi ha fatto la corte e dopo un quarto d'ora mi ha domandato se volevo diventare sua moglie- Gli ho risposto di no anche perché in un certo senso sono già impegnata col Dodo. Ho appreso più tardi che la stessa cosa, quasi contemporaneamente, l'aveva chiesta a mammà. Il babbo, per fortuna, non s'è accorto di nulla: stava consultando la piccola guida della Sicilia meridionale. Roseto degli Abruzzi, 11 agosto — Com'è lunga l'Italia! Suppongo che la mia osservazione possa essere giudicata banale. Ma sacrosanta verità. La stanchezza mi fa pesare la penna in mano e gli occhi mi si chiudono irresistibilmente. Siamo a Roseto degli Abruzzi, ma dov'è Roseto degli Abruzzi? Sopra o sotto Pescara? Siamo lontani da Bologna? E da Venezia? Non ci capisco nulla. Stavolta rinuncio ricordare i luoghi che abbiamo visto: è impossibile, tanti sono. Rammento vagamente Ma tera, delle grotte che sono dalle parti di Bari o di Foggia, una foresta su un promontorio, delle isole di cui adesso mi sfugge il nome... Piuttosto abbiamo avuto alcuni incidenti. Abbiamo bucato ripetutamente sotto il sole .1 picco e il motore ha dato serie noie anche perché papà ci ha voluto mettere le mani lui. A Barletta sempre il solito papà ha rischiato di avvelenarsi con una grossa zuppa di pesce. A Trinitapoli abbiamo trovato un tale del posto con una valigia in mano che, vista la targa, ci ha chiesto un passaggio sino a Torino per sé, la moglie e tre figli. A Manfredonia un povero cignone bianco e magro ci ha tagliato la strada. La mamma io abbiamo- dato un urlo; papà, che ho l'impressione che fos se un po' distratto, ha dato una tale sterzata che è finito addosso ad un paracarro. La macchina ora ha cambiato aspetto col muso che rientra e il paraurti che fa una specie di serpentina: io nel complesso la trovo miglio rata, ma quando l'ho detto ho rischiato uno schiaffo. Stasera, prima di addormen tars\ i miei cari hanno litigato. Erano anni che non li sentivo litigare. La mamma — dalla cui bocca non era mai uscita sino ad oggi una parola che non fos se men che corretta — ha detto press'a poco che ne aveva le scatole piene e ha dato del ba lengo a papà. Ho l'impressione che l'amore e il turismo fatto cosi non vadano molto d'accor do. Ne parlerò al Dodo. Grado, 14 agosto — E' successa una specie di rivolta. Il papà aveva in testa l'audace pia no di arrivare a Trieste e poi di li seguire l'itinerario Dolomiti-Alto Adige-lago di Garda-Iago Maggiore-Torino. La mamma, in mia presenza, gli ha detto: « O torniamo subito a Torino o chie do la separazione legale ». « Ma allora non è un giro d'Italia com pleto » ha obbiettato il babbo. Al che mammà ha risposto con una parola che non ho ben ca pito ma che non doveva essere un giudizio lusinghiero perché i babbo è rimasto fulminato. Mammà avrà i nervi a pezzi, però non ha tutti i torti. Siamo ar rivate al punto di trovare orri bile la riviera romagnola, insul sa Bologna, noiosa Ravenna; < Venezia ci ha lasciate completa mente indifferenti. Che signifi ca? Significa, come dice mammà, che siamo sature delle bellezze d'Italia prese in dose così massiccia. Cosa vale piazza San Marco quando non si sta in piedi dal sonno? E poi le strade sono piene di auto, i ristoranti sono pieni, neglif alberghi bisogna cadere in ginocchio perché ti dia no una camera piccola piccola in tre. Papà afferma di aver fatto delle prenotazioni di un'esattez za matematica, calcolando i giorno preciso a distanza di un mese. Sarà. Sta di fatto che ogni volta che ci presentiamo in un albergo, scuotono la testa e di cono : « Non risulta ». Autostrada Torino-Milano, 16 agosto notte — Modestia a parte, credo di aver compiuto una buona azione. Mentre correvamo a cento all'ora verso Torino: ho visto che il papà ciondolava cLscArmfpdrtmrcmzdaz con la testa in modo strano. L'ho toccato su una -valla e lui si è scosso e ha gridato : « Cosa c'è? Chi è? Cosa succede? ». Avevo visto giusto, io: quel birichino di papà si era addormentato al volante. Torino, 17 agosto — Volevo fare un riepilogo delle mie impressioni di viaggio, ma è accaduta una cosa spaventosa: non ricordo più niente. Ricordo soltanto strade che non finiscono mai, toilettes d'albergo, un odo re vago d'asfalto e di mare, facce truci o cortesi di camerieri e molti, molti distributori di ben zina. Sì, ricordo anche un pezzo di spiaggia con la sabbia nera accanto ad un mare di un azzurro caldo e profondo. Ma dov'è quella spiaggia? Poi ricordo un borgo antico e silenzioso arrampicato sul dorso di una montagna... o di un'isola. Ma dov'è? Che confusione. Intanto ecco i risultati di queste vacanze: io sono stanca da morire e ho una gran paura che il Dodo mi trovi giù di corda; papà ha una lombaggine che non lo lascia neanche muovere una colite fastidiosissima; e quella che è proprio a terra è la mamma, povera donna, che passa delle ore a guardarsi allo specchio e si tocca la faccia, i fianchi, il sedere e dice con voce di pianto e di rabbia: «Ma io sono invecchiata di dieci anni ». Ugo Buzzolan

Persone citate: Castelli, Cefalù, Cesare Augusto, Monreale, Partinico, Policastro