«Il mafioso»:

«Il mafioso»: «Il mafioso»: Sordi tragicomico «Fuga da Zahrain»: avven (Corso) — Per prima cosa: il pubblico non si aspetti un Alberto Sordi comico, e molto meno « tutto da ridere ». Come e più che in Una vita difficile l'attore tratteggia e anima della sua bravura un ritratto in chiaroscuro, dove qualche lepida pennellatala non detrae alla compostezza quasi dolorosa della figura. Autentico attore Sordi lo è da un pezzo: ma oggi, maturo anche nel volto, può essere davverc considerato attore senza aggettivo, duttile a tutte le prove. Calandosi nella natura, nella lingua e nel costume di un giovane siciliano trapiantato a Milano, egli ci dà un personaggio che all'assoluta precisione mimetica unisce una castigata sobrietà di linea, scevra di estemporanee piacevolezze. Non dunque dal protagonista derivano i difetti di Mafioso. ma da un copione (opera di Marco Ferreri, Raphael Atzcona, Age e Scarpelli) spezzato in due, e incerto, nel tono anche rispetto a ciascun troncone, oltreché da una regìa, che per quanto sempre diligente e spesso saporosa, non è riuscita a sanare quel vizio d'origine. Regista d'estrazione letteraria, proclive a lavorar di fino, soltanto in qualche particolare Lattuada ha improntato della sua personalità il film, che troppo spesso gli è sfuggito per la tangente di una sia pur elegante rinuncia. Onde si svilisce anche il tema della mafia, qui trattato con una frivolezza spettacolare, che tanto più dispiace quanto quello stesso tema era stato profondamente trattato nella sua realtà storico-sociale da Rosi in Salvatore Giuliano. E d'altra parte Mafioso si è anche preclusa, per la povertà d'invenzione e una timidità di sviluppi così sproporzionata alle assurde premesse, la via del grottesco quale, per restare nell'ambiente siciliano, fu validamente percorsa da Divorzio all'italiana. La mafia di Lattuada non ha radici nel tempo e nello spazio, è cate gorica e ineluttabile come un influsso astrale, o meglio, è appena la molla d'un congegno. Una molla di tanta propul sione che il siciliano Antonio feadalamenti, cronometrista in uno stabilimento industriale milanese, non appena giunge in ferie al paese natale, con la moglie e le sue due bambi ne. si trova irretito dalla « onorata società * che lo ebbe fanciullo fra i suoi « picciotti d'onore », e quindi catapultato per aereo, chiuso in un collo postale, nel cuore di Nuova York, col mandato, che gli si chiarisce dopo l'arrivo, di « far fuori » un traditore per conto dei prudenti capoccioni. La stranezza di quel viaggio e di quel mandato solleva il film dell'obbligo della verisimiglianza ma d'altra parte gl'impone in chiave di dissennatezza, una successiva catena di trovate che qui purtroppo non va olire i primi anelli. E del finale, che non riveliamo per carità di cassetta, diremo soltan tn che è anticonformistico forte, ma al tempo stesso sordo, privo di vibrazioni .veramente risolventi. Dopo la paurosa avventura siculo-ame rieana. Antonio rientra nel suo astuccio milanese come nulla fosse stato, glorificando così, suo malgrado, la potenza che definimmo astrale del settarismo siciliano. Eppure Lattuada ha più volte sfiorato il bel film: per esempio nelle felici sequenze del ritorno del protagonista nella terra natale (una galleria di ritrattini azzeccati), allorché l'antica Sicilia mitologica e feudale, e la Sicilia d'oggi, quale un siciliano può comodamente portarsi a Milano, combattono in lui. causandogli dolenti esitazióni di straniero in patria. E questo poteva essere anche tutto il film, la novella cinematografica che Lattuada era in grado di darci. Lo spettatore avvertito la stacchi dalla gratuita pellicola tragicomica in cui il regista ha creduto bene di inserirla. Anche nel Mafioso, Sordi protagonista non ha emuli altro che corali: appena ricordiamo Norma Bengell. perché ha interpretato il film premiato all'ultimo festival di Cannes, il brasiliano La parola data. NLicspusèhvcvznpnaZtnCudingnautogc I. p. CROXA ture molto convenzionali (Vittoria) — I lineamenti vagamente orientali ed il pizzetto non bastano a Yul Brynner per dare probabilità al personaggio di un rivoluzionario arabo che si sottrae con a fuga — e appunto Fuga da Zahrain («Escape from Zahain ») s'intitola questo avventuroso fumetto a colori di Ronald Neame — alla condanna morte inflittagli dal tiranno i uno staterello mussulmano. Con il fuggiasco, a bordo di j un'autoambulanza che dovrà ttraversare un accidentato deserto, sono una coraggiosa infermiera (Madlyn Rhue), un giovanissimo seguace di Brynner (Sai Mineo), e alcuni avanzi di galera fra i quali un avventuriero americano Jack Warden). Tutti tipi piuttosto convenzionali, come conenzionali sono gli incidenti, gli incontri e le scaramucce che movimentano il film. Nuovo litigio a Roma tra Lancaster e fotografo Roma, 25 ottobre. L'attore americano Burt Lancaster è stato protagonista ieri sera di una nuova zuffa con un fotoreporter. Lancaster si trovava in un ristorante di piazza Tor Margana, quando un fotografo ha cominciato a scattare alcuni flashes. Improvvisamente l'attore si alzato dal suo tavolo « si j è lanciato sul reporter. Questi|ha reagito e ne è nato un vivace litigio che sembra sia culminato con uno scambio di chiaffl.

Luoghi citati: Cannes, Milano, Nuova York, Roma, Sicilia, Zahrain