Le profonde radici del nazismo nella Germania degli "anni 20"

Le profonde radici del nazismo nella Germania degli "anni 20" Un rigoroso «manuale» sull'età hitleriana Le profonde radici del nazismo nella Germania degli "anni 20" Con tutto quello che si è scritto sulla storia del « Terzo Reich », mancava ancora in italiano un lavoro sintetico, un'opera criticamente fondata ed insieme accessibile al lettore comune, che voglia sapere i fatti e comprendere che cosa sia stato, storicamente, il nazismo. Esiste, sì, la smagliante ricostruzione di William L. Shirer («Nascita e crollo del III Reich »), esauriente e suggestiva; ma è un lavoro assai ampio e non ancora recato nella nostra lingua. Occorreva, insomma, un manuale cho ora la storiografia italiana può meritamente vantarsi di avere fornito, con La Germania nazista di Enzo Collotti, edito da Einaudi. I « quattordici anni di stentata vita della Repubblica» sono presentati succintamente, quanto è necessario per intendere le premesse storico-ideologiche dei successivi dodici anni della dittatura nazista; a questa, dall'avvento al potere di Hitler al finale nibelungico nella Cancellerìa di Berlino e all'epilogo sulle forche di Norimberga, è dedicata la maggior parte del volume. L'autore comincia col respingere decisamente le interpretazioni che tendono a spiegare il fenomeno nazista o col « richiamo ad elementi sa tanici e demoniaci » o col ricondurlo * alla persona e alla personalità isolate di Adolf Hitler». L'« analisi reale delle origini e della natura del nazionalsocialismo », invece, « va portata sul terreno di¬ retto delle strutture politiche ed economiche della Germania moderna ». Vediamo cosi vigoreggiare nella Germania degli «anni venti », sullo sfondo dell'irrazionalismo e dell'antidemocraticismo, quei torbidi fermenti — « la struggente rinascita nazionalistica », « il sempre vivo movimento pangermanista », il « razzismo feroce e intransigente» —, la cui sintesi sarà appunto lo « Stato totalitario, militaristico e imperialistico » del nazismo. Ma questo non sarebbe giunto al potere in pochi anni, dal '19 al '33, se si fosse solo limitato a propagare i suoi miti; fu determinante il concorso di molte circostanze e di molti gruppi ed uomini, che nazisti non erano ma lavorarono coscientemente per l'avvento del nazismo. Come tutti « i movimenti reazionari ed antisociali» 11 partito nazista ricevette denaro « dai circoli industriali e finanziari »; e poi gli < uomini d'ordine ». burocrati e generali e diplomatici; i milioni di borghesi, piccolo-borghesi ed anche proletari, ridotti alla disperazione dalla grande crisi economica e dalla conseguente disoccupazione. I partiti di Weimar, infine, non seppero o non vollero capire la vera realtà del nazismo; il Centro cattolico, i socialdemocratici, i comunisti, ciascuno a. suo modo diede prova di insigne cecità. Così Hitler, che nel luglio 1919 aderiva (tessera n. 7!) a un partito insignificante, il 30 gennaio del '33 si insediava alla. Cancelleria del Reich. Neppure due mesi dopo, con la legge dei pieni poteri del 24 marzo, votata da un Reichstag mutilato e terrorizzato, la dittatura totalitaria aveva via libera. Il proprio del totalitarismo nazista fu quel « socialismo germanico » che- il Collotti analizza ottimamente; cioè non il generico nazionalismo ed imperialismo, ma la peggiore fusione e confusione di nazionalismo e socialismo (donde il nome del partito), in funzione del dominio della razza tedesca. Questo socialismo, insomma, era una formula demagogica, che in realtà doveva coprire l'asservimento e lo sfruttamento degli stessi lavoratori tedeschi; irreggimentati questi, poi, in un'economia di guerra, la Germania nazista avrebbe assoggettato paesi e popolischiavi, per la potenza ed il benessere dello Herrenvolk, il popolo dominatore. Perciò il « Terzo Reich > non poteva essere che « lo. Stato delle SS»: una mostruosa e immensa prigione, in cui avversari politici e popoli « Inferiori » venivano letteralmente < consumati » per spremerne lavoro a prò dei tedeschi. Le sofferenze inenarrabili di milioni di esseri umani si convertivano nei profitti della IG-Farben (ad Auschwitz), del complesso Siemens (le donne rinchiuse a Ravensbruck), del complesso Krupp (ancora ad Auschwitz) o direttamente delle SS. Questo era dunque il «nuovo ordine» che l'espansionismo nazista portava nell'Europa. Come il nazismo sia potuto uscire dalla Germania per attuare il suo programma aggressivo freddamente premeditato, con l'aiuto di complicità attive (fascismo) e passive (democrazie occidentali), è storia ben nota; ed il Collotti la narra e spiega con mano sicura. Ed ampio, doveroso posto è fatto alla storia dell'opposizione antinazista, di quei non molti tedeschi — dai conservatori ai comunisti — che seppero lottare contro un terrorismo poliziesco spietato. Compatta ed insieme fluida, la monografia del Collotti servirà anche allo studioso: ma vorremmo che fosse diffusa tra 1 giovani, che tanto spesso vorrebbero sapere ma non trovano il mezzo adatto. Qui finalmente lo hanno, in un libro di storia serena ed oggettiva, ma proprio per questo giustiziera senza appello. f y

Persone citate: Adolf Hitler, Collotti, Einaudi, Enzo Collotti, Hitler, Krupp, William L. Shirer