Niente «polio» dopo il vaccino Sabin in Svizzera, Svezia e Cecoslovacchia

Niente «polio» dopo il vaccino Sabin in Svizzera, Svezia e Cecoslovacchia Niente «polio» dopo il vaccino Sabin in Svizzera, Svezia e Cecoslovacchia Relazioni nettamente ottimistiche al recente congresso di Bucarest - Riconosciuta l'importanza di effettuare a tempo anche le vaccinazioni contro il tetano e la difterite - Si potrebbero invece ritardare gli interventi contro vaiolo e tbc Si è svolto nei giorni scorsi a Bucarest il 3° Congresso Internazionale di patologia infettiva. Da tutto il mondo virologi, microbiologi, igienisti, medici internisti e specialisti in malattie infettive si sono riuniti attorno a quello sparuto nucleo di scienziati che a Torino, nel 1954 gettò le basi della grande Associazione internazionale di patologia infettiva. Argomenti trattati: la mononucleosi Infettiva, le enteropatie di origine virale, i cortisonici nelle malattie infettive ed, infine, le vaccinazioni nell'infanzia. Temi tutti interessanti e brillantemente trattati dai vari relatori: penso tuttavia che specialmente l'ultimo interessi in modo particolare il lettore. La relazione sulle vaccinazioni svolta come sempre in modo magistrale da Panconi (il noto pediatra di Zurigo) e le varie comunicazioni riguardanti in modo particolare le vaccinazioni antipolio ed antitetanica confermano sempre più le posizioni che andiamo da qualche anno difendendo da La Stampa. Dobbiamo, si chiede Fanconi di fronte all'urgenza di vaccinare il bambino contro la polio, il tetano, la difterite trascurare le vaccinazioni meno Importanti quali la antivaiolosa, l'antitubercolare (per quei paesi che praticamente non hanno più tubercolotici)? Sarebbe un grave errore l'abbandonarle, ma è possibile posticiparle dando la precedenza alle più urgenti. E* confermata l'importanza della vaccinazione antitetanica ed antidifterica e la difesa del vaccino trivalente (tetano - difterite - pertosse) mentre qualche nota contraria comincia a levarsi contro il vaccino quadruplo in quanto parrebbe che il componente antipolio viene a subire una diminuzione di efficacia nei confronti degli associati. La vaccinazione antopolio è stata naturalmente al centro delle maggiori discussioni. Nessun dubbio ormai sulla preferenza del vaccino attenuato nei riguardi del virus ucciso: tutti i relatori sono stati concordi e rìpor tano i risultati ottenuti col vaccino Salk (1956-59) e quelli nettamente superiori ottenuti col vaccino Sabin (1959-C2). Riporto qui rapidamente alcuni risultati comunicati da numerosi convenuti: In Svizzera, dopo l'applicazione del vaccino Sabin non si è registrato alcun caso di polio. In Cecoslovacchia negli anni 61 e 62 nessun caso. In Russia nelle regioni In cui si è vaccinato col Sabin nessun caso, mentre nelle regioni in cui è stato usato ancora il vaccino con virus ucciso i casi sono stati numerosi. In Rumenia dopo l'applicazione del vaccino Sabin, nessun caso di polio paralitica (ci è stato possibile controllare in parte questo ultimo dato in quanto nel reparto poliomielitici di un grande ospedale per infettivi, da noi visitato, non era presente un solo caso di polio). Sven Gard ha continuato in Svezia il metodo da lui proposto anni fa: vaccino Salk prima e Sabin in un secondo tempo. I risultati sembrano dargli ragione in quanto la polio è scomparsa dal paese. In Italia sappiamo come l'incidenza della malattia sia, tra i vaccinati col metodo di Salk, tra il 15 e il 25 per cento. E' stato accennato a qualche inconveniente del vaccino Sabin. Negli Stati Uniti d'America è comparsa la pollo in 11 casi dopo vaccinazione. Ma sono 11 casi su 22 milioni di vaccinati • tutti adulti (si è prospettato che il tipo 3 di virus del vaccino di Sabin possa essere lievemente patogeno per l'adulto tanto che si è accennato alla possibilità di vaccinare l'adulto soltanto con i tipi 1 e 2). Infine una buona notizia circa la conservazione del vaccino Sabin: questo Autore avrebbe trovato modo di rendere stabile e cioè scarsamente influenzato dal calore il suo vaccino mediante l'aggiunta di particolari sostanze. La cosa è stata confermata dai russi Tchiumakov e Vorosciiova che hanno già realizzato con tale metodo un vaccino assai più stabile. E a proposito di innocuità è interessante l'episodio citato da questi autori di un bambino di 4 anni che avrebbe inghiottito, senza alcun inconveniente, circa un ettogrammo e mezzo di pastiglie antipolio sottratte ad un centro di vaccinazione di massa. In conclusione è stata ribadita ad unanimità la supremazia del vaccino Sabin nel proteggere l'organismo contro il virus poliomielitico. prof. R. De Mattia Dirett. dell'osped. per le malattie infettive Amedeo di Savoia, Torino