Rievocate le notti inquiete delln bella governante che aveva paura di stare sola con l'anziano editore di Gigi Ghirotti

Rievocate le notti inquiete delln bella governante che aveva paura di stare sola con l'anziano editore I testi del processo Verdirame rivelano nuovi episodi piccanti prima della tragedia Rievocate le notti inquiete delln bella governante che aveva paura di stare sola con l'anziano editore Una sarta ricorda di avere visto la sera della famosa corsa podistica una «1100» di Varese con a bordo «un bel giovane sui 35 anni, con fronte spaziosa e occhiali neri» - Ma non può escludere che fosse l'odontoiatra - Ancora confusione sui colori dell'auto - Come gli abitanti di Mornico scoprirono il duplice delitto - Tre giorni prima di essere assassinata, Eva • Martinetti disse a un'amica: «Prega per me» (Dal nostro invinto speciale) Pavia, 20 ottobre. Anche la terza giornata del processo per il duplice assassinio di Losana Mornico è trascorsa nella vana attesa di un colpo di scena, o almeno di una testimonianza chiarificatrice, capace di dare una svolta, in un senso o nell'altro, al dibattimento. Appena aperta l'udienza s'era pensato che qualcosa stesse per maturare. Il P. M., Giuseppe Raffa, annuncia che gli è giunta una lettera, scritta da un pensionato di Mornico, certo De Filippi. La lettera passa nelle mani del presidente, che ne dà pubblica lettura, in un'aula silenziosa, tesa ed emozionata. Che dice il pensionato di Mornico? Anzitutto, chiarisce d'essere stato, a suo tempo, guardia campestre, nota per il suo rigore, al punto che in paese lo chiamavano « il feroce Saladino ». Poi, con tortuosi giri di parole, il mittente informa d'essere a conoscenza che la sventurata Eva Martinotti trascorreva notti inquiete, nella villa di Losana accanto al vecchio Carrera; così inquiete, che la sera, prima di andarsene a dormire, provvedeva a chiudere con la spranga porte e finestre. Ne deduce, l'ex-guardia campestre, che non è possibile che alcuno, alla insaputa della Martinotti, possa essersi nascosto in qualche ripostiglio, in agguato. La lettera, anziché schiarire le idee, le confonde ulteriormente e ad ogni buon conto provoca l'immediata richiesta del P. M. per la citazione, come teste, del De Filippi. La Corte si riserva di decidere. Dopo di che, riecco il gruppo dei giovani di Mornico, che, la notte del 21-22 luglio 1960, ebbe in sorte di vedere un'automobile « 1100-103 », probabilmente del tipo TV, bicolore, aggirarsi nei paraggi di Villa Sassone, là dove, di lì a dieci giorni, sarà consumato l'eccidio del vecchio editore Carrera e della sua governante. Non c'è nulla di nuovo da rilevare, rispetto alle testimonianze già ascoltate ieri su quest'argomento. Piero Lanati, Ivo Morini, Luigi Merini, Luigi De Filippi, Gianfranco Perotti, Giuseppe Porcellana, tutti hanno visto la 1100-103 con la targa di Varese, aggirarsi quella notte nei paraggi di Villa Sassone. L'incertezza rimane sul colore, a descrivere il quale i testimoni hanno chiamato in causa l'intero arcobaleno. Tanto che, a un certo punto, il P.M. ha voluto interpellare il dott. Verdirame in persona, sulle tinte della sua 1100-103. Verdirame (in piedi): «La mia macchina è di un blu-verde nella parte inferiore sinistra e destra; poi c'è una fascia azzurro-chiaro nella parte posteriore: il tetto è di un bluverde *. Presidente: « Più chiaro o più scuro f ». Verdirame: « E' una tonalità quasi metallica, uguale alla parte bassa*. Un colore, . quindi, molto complicato a descriversi: proprio quel che ci voleva per rendere anche più oscura la soluzione del mistero di Losana Mornico. Il paese in questione s'è s\ untato, tra ieri e oggi, dei suoi abitanti: quasi tutti, almeno i più in vista, sono comparsi o attendono di comparire sul pretorio. E così, come in uno spaccato, s'intravvedono reticenze, paure, legami sentimentali, peccati e peccatori d'un piccolo paese della provincia di Pavia, in una notte qualsiasi dell'estate 1960. Ecco, per esempio, Gianfranco Perotti. Conosceva la sventurata governante Eva Martinotti; anzi, in qualche occasione, le fece delle proposte. Presidente: t E la Martinotti, come le rispose?». Perotti: « Mi disse che per lei ero troppo giovane*. Il ragazzo se ne va confuso e acceso in volto, ed ecco un altro Perotti, Giuseppe, che fa il barista e l'autista a Mornico. Conferma d'aver visto la 1100-103 la notte della gara podistica, aggiunge che la targa era di Varese, e racconta, infine, come si giunse alla scoperta del delitto, tre giorni dopo che il Carrera e la sua governante erano stati uccisi. Giuseppe Perotti: < Ricevetti dal messo comunale la notizia che da tre giorni non si vedevano né il professore né la Martinotti e che occorreva andare nella villa per accertarsi... Si formò un gruppetto. Mio zio, che è guardia comunale, era in testa. Si andò, in colonna, nella parte posteriore della villa. C'era una tapparella alzata di trenta centimetri dalla base della, finestra ». Presidente: « La finestra era sporca di sangue? » scbc2npascvmpdcsvcausdidacmDlfpcV*ld| glcssPerotti: « Non abbiamo visto-niente. Per primo entrò mio zio, sollevando la tapparella. Poi entrai anch'io. Finimmo in uno sgabuzzino buio A von zavamo alla luce dei fiammiferi. Giunti di fronte alla scala che porta al primo piano abbiamo notato un vaso di fiori spezzato, sui gradini Allora abbiamo pensato che fosse successo qualcosa di grave e siamo andati ad avvertire i carabinieri ». Ecco la sarta, Teresa Barberini. Lavorava nel suo piccolo « atelier >, la notte del 2122 luglio 1960, e poiché era una notte calda e afosa, indugiò parecchio prima ,di decidersi a andarsene a dormire. Fu questo il motivo per cui ebbe occasione per due volte di osservare, dalla sua finestra, la famosa « 1100/103 > bicolore. La prima verso le 22,30, la seconda verso le 1,30. Presidente: «Come fa a ricordare così bene l'ora? *. Teresa Barberini: « Perché, subito dopo, guardai l'orologio, vidi che avevo fatto tardi e decisi di andarmi a coricare*. Presidente: < Vide chi c'era al volante? ». Teresa Barberini: e Era un uomo giovane di bell'aspetto, sui trenta - trentacinque anni. Mi dissi " è un giovanotto che va per i- fatti suoi"*. Presidente: ^Signorina, guardi il dottor Verdirame; vede, il dottore è stempiato; le chiedo questo perché potrebbe averla colpita questo fatto ». Teresa Barberini: «Non ricordo il viso; so che era un uomo alto ed elegante*. Presidente: « E i capelli? Dei capelli lei non ci ha parlato; come li aveva? Erano folti, oppure l'uomo era stempiato? ». Teresa Barberini: < No, dei capelli non ho nessun ricordo. Ricordo la fronte spaziosa ». Presidente: < La targa era VA ? ». Teresa Barberini: «SI, era VA ». * Presidente: «Come mai, alle 1,1/0 lei stava ancora guardando le macchine? ». Teresa Barberini: «A casa | mia posso fare quello che voglio ». Presidente: «Naturalmente*. Avv. Pedrazzini (parte civile): « Nella prima descrizione che lei ha fatto dinanzi al giudice istruttore ha parlato di una bella macchina*. Teresa Barberini: «Sì, era una bella macchina, ed è passata, molto veloce*. Presidente: < Il colore l'ha visto? ». Teresa Barberini: « Sì, era a due colori, uno più chiaro e uno più scuro ». P. M.: « Signorina, si sforzi, veda di ricordare qualche caratteristica somatica della persona che era alla guida. Lei, in istruttoria, ha dichiarato che era un uomo con la fronte alta e spaziosa e che portava gli occhiali scuri ». Teresa Barberini: «Sì, è vero: era un uomo dalla fronte alta e spaziosa, che portava occhiali scuri. Mi è sembrato un uomo alto, quasi che la te¬ sdvfcgst(iiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii sta arrivasse fin sotto il tetto della macchina; io potevo solo vederne la fronte e la parte inferiore del viso; così ho notato che portava gli occhiali scuri*. Edoardo Gioia, un altro dei giovani di Mornico, apre uno spiraglio sulla vita di Eva Martinotti nella villa del professore. « Un giorno — egli narra — sarà stato una settimana prima del delitto, le diedi un passaggio in macchina per accompagnarla dai genitori. Mi disse che era seccata di aver a che fare con il vecchio ». Ecco un'altra sarta, Maria Luisa Madama, che precisa meglio lo stato d'animo della sventurata. Maria Luisa Madama: «La Martinotti era mia cliente, e qualche volta si confidava con me. Qualche giorno prima del delitto, ricordo, mi fece vedere un giornale, in cui era narrato un fatto di sangue che l'aveva molto impressionata. Vi si raccontava d'una donna sorpresa di notte dal marito e uccisa: non so i particolari. So che la Martinotti, prima di andarsene, si fece coraggio. " Ma io — disse — non ho fatto nulla di male, perché dovrei aver paura?". So che, però, chiudeva bene porte e finestre ogni sera, tranne una, che lasciava sollevata perché il gatto potesse entrare e uscire. La notte del delitto la televisione rimase accesa nel salone del professore fino a tarda ora, credo fino a mezzanotte ». Ieri si è appreso, da una testimonianza d'uno dei giovani di Mornico, che l'automobile misteriosa di cui tanto si discorre era targata Varese, ed aveva, tra le prime cifre, un 5. La targa del dott. Verdirame è: VA 50186. Oggi, un infinitesimo progresso si è avuto su questa traccia. Un altro di Mornico, Luigi Vico, narra di essere stato abbagliato da un automobilista che incrociava sulla strada di Losana. Vico: «Rimasi seccato, rallentai per guardare ». Presidente: «Lesse la tar&a? ». Vico: «Era di Varese*. Presidente: «Lesse anche un numero? » Vico: «SI, c'era un otto* Anche nella targa del Verdirame c'è un otto. Ma la sera in cui avviene l'episodio che abbiamo descritto non è la stessa in cui tutta Mornico vide la macchina di Varese. Un giovane di Mornico, Mario Megassini, fu nei primissimi tempi delle indagini costretto a confessare le sue imprese amorose, per scagionarsi del sospetto che già lo inseguiva da vicino. La povera Martinotti aveva avuto una relazione con il Megassini, prima che questi sposasse. Ma questa relazione era continuata anche dopo le nozze. Megassini: «Ci vedevamo saltuariamente, stavamo qualche ora. insieme. La domenica prima, del delitto ricevetti una sua lettera,, in cui mi fissava un appuntamento per la sera stessa in una vigna, nei pressi di Losana, circa, duecento metri dalla, villa. La incontrai, rimanemmo insieme fino alla mezzanotte. Presidente: « E la sera dopo? Con chi andò la sera dopo? ». Megassini: «Con Elda Barbieri ». Gli alibi amatori del Megassini sono ineccepibili. Ecco, infatti, pochi istanti dopo, la signora Elda Barbieri, alta, corvina, salire al pretorio con l'animo in tempesta. « SI, confermo. La sera del 1° agosto la. trascorsi con il Megassini. Stemmo insieme dalle 22,30 a mezz'ora dopo mezzanotte ». Questa storia di peccatori di provincia, svelati dall'inchiesta giudiziaria, è finita in una duplice rovina coniugale: separato il Megassini dalla moglie, la Barbieri dal marito. Ma ecco un ultimo tocco sulla figura della Martinotti. Una sua antica compagna di scuola. Bruna Viga, ne ha raccolto l'ultima ansia, quasi l'addio alla vita. ' Viga: « Dalle lunghe conversazioni che avevamo ebbi l'impressione che Eva non fosse felice. Aveva sempre tanta fretta di rincasare. La vidi l'ultima volta la sera del 29 luglio. "Sai — le dissi — uno di questi giorni parto, vado a Pompei! ". "Vai a Pompei? Prega per me.'". "Ma perché hai bi- sogno di preghiere, tu? ". " Tu non pensarci. Se ti dico di pregare, segno che ne ho bisogno.'", fece la Martinotti. Non la rividi più,*. Gigi Ghirotti Il dottor Sapio Verdirame dui ante una pausa dell'udienza di ieri a Pavia; a destra la moglie dell'imputato (T