Una legge per difendere le nostre bellezze naturali

Una legge per difendere le nostre bellezze naturali PROPOSTA AL CONVEGNO DI SPOLETO Una legge per difendere le nostre bellezze naturali (Dal nostro inviato speciale) Spoleto, 20 ottobre. I pianti sulle bellezze distrutte, le lamentazioni sul paesaggio devastato, gli accorati commenti alla trasformazione volgare delle città e località configurate da tradizioni secolari: tutto questo è perfettamente inutile. Occorrono idee e programmi precisi, suggerimenti concreti ai legislatori. E' quanto cercano di fare architetti, economisti, urbanisti, più di altri impegnati in una seria e non ambigua difesa del nostro patrimonio artistico, storico, naturale. Eccone alcuni riuniti a Spoleto, città che ha conosciuto un tentativo di < valorizzazione » fatto celebre anche da fortunate coincidenze mondane. Il convegno, presieduto dal senatore Zanotti Bianco, è indetto da Italia Nostra. Partecipano uomini di governo, come il sottosegretario al lavoro on. Salari, scienziati come il presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche prof. Polvani, studiosi, giuristi. Da generazioni si discute se nelle città d'arte, nei centri tradizionali o caratteristici, i nuovi edifici devono essere imitazione degli antichi o invenzione dell'architetto moderno. L'Umbria offre una casistica esemplare, cominciando da Assisi dove le polemiche non sono spente. Non c'è città italiana che non si trovi alle prese con il dilemma, ripetibile nelle regioni aperte da poco al turismo (Sardegna, Maremma, Gargano) o in quelle dove il turismo è industria (Riviera, Versilia, Laghi), per un fenomeno dovuto in gran parte al diffondersi dei mezzi motorizzati; fenomeno illustrato ampiamente dal principe Caracciolo, presidente dell'* Automobile Club Italiano ». La polemica sul rispetto dell'antico e della natura, nonché sulla valutazione delle opere dei progettisti, anche dei più qualificati, si ripete da anni con episodi clamorosi come quello di Punta Ala, la zona costiera a nord di Grosseto, ricca di spiagge e pinete fino a ieri deserte. Il progetto di •c valorizzazione » di Punta Ala, con ville, palazzi e banchine di cemento gettate sulla sabbia, fu attaccato e criticato duramente. < Volgare riserva da miliardari » lo definì Antonio Cederna. Era firmato dal prof. Ignazio Gardella, già membro del consiglio direttivo di Italia Nostra e perciò schierato con i difensori delle bellezze naturali. E' evidente l'urgenza di un chiarimento delle idee generali; meglio, della formulazione di principi che eliminino gli equivoci così favorevoli alla speculazione e alla anonima devastazione. Il torinese prof. Astengo, dell'istituto superiore di architettura di Venezia, ha portato un contributo notevole con lo studio fatto nei centri minori dell'Umbria in vista di un piano per la loro rinascita. Tutti centri ricchissimi di storia, d'arte, di bellezze naturali; cristallizzati da secoli nel loro aspetto. Per il prof. Astengo si tratta di conservare quanto è valido o prezioso, affiancando all'antico opere nuove, originali, e però capaci di armonizzare con quelle preesistenti. Idea nuova, almeno per un pubblico avvezzo all'improvvisazione, è quella dei piani generali per la rinascita di intere, regioni. Il prof. Astengo ha accennato al piano per l'Umbria: risanamento dei centri urbani, conservazione dei monumenti e delle zone-chiave del paesaggio, rimboschimento ra¬ Si spera che venga approvata almeno nella prossima legislatura - Si chiede un censimento dei monumenti e dei centri storici per stabilire quello che è intoccabile zionale. Lo sforzo è sorretto da idee generali che fanno di un piano economico-turistico una questione di cultura, anche dì politica. Se tali piani fossero studiati in tutte le regioni italiane, cominciando da quelle che soffrono maggiormente, si potrebbe salvare molto. Si dovrebbe cominciare con un censimento delle bellezze naturali, dei monumenti, dei centri abitati tradizionali e caratteristici, per stabilire quel che è intoccabile, pur non trascurando l'interesse privato. Poi si dovrebbero censire le zone ediflcabili o rinnovabili. Contemporaneamente si dovrebbero portare avanti gli studi e i lavori per i < centri storici » delle grandi città e delle città d'arte. Una legge apposita è stata studiata e proposta: si spera che vada in porto almeno nella prossima legislatura. Nelle zone dove non c'è nulla da conservare, in quelle anco ra vergini, gli architetti rifiu teranno i suggerimenti del gusto comune, in nome del rispetto per la loro arte e per la loro genialità creatrice. Il discorso, a questo punto, sconfina nella polemica su tutta l'arte contemporanea. Spesso le opere di architetti celebri o degnissimi sembrano al pubblico atti di violenza contro il paesaggio. E* le opere dei progettisti minori, delle falangi d; architetti grossolani, di imitatori sprovveduti? Se ci sarà una legge chiarificatrice, come sembra, non ai dimentichi che il paesaggio è bene comune, non libera palestra o galleria personale. Se molti di noi amano un certo volto d'Italia, avendo nell'animo molti affetti e qualche dubbio sulle scuole contemporanee non si trasformi quel volto in modo definitivo, uniforme. La formazione del paesaggio italiano è frutto, attraverso i secoli, di culture regionali non facilmente trascurabili. Mario Fazio

Persone citate: Antonio Cederna, Caracciolo, Gargano, Ignazio Gardella, Laghi, Mario Fazio, Polvani, Salari, Zanotti Bianco