Dodici eli ferma militare non sono più un ideale assurdo di Nicola Adelfi

Dodici eli ferma militare non sono più un ideale assurdo Conciliare la difesa della patria e l'interesse dei giovani Dodici eli ferma militare non sono più un ideale assurdo Il ministro Andreotti già pensa di ridurla da 18 a 15 mesi, e forse sarà possibile guadagnare un altro trimestre (come in Belgio e Danimarca) - Negli eserciti moderni i mezzi tecnici valgono più del numero; le giovani leve giungono in caserma meglio preparate e pronte ad imparare - Nessuno vuole più entrare in Marina : spaventa il servizio di 28 mesi (Nostro servizio particolare) Roma, ottobre. Nei giorni scorsi, per un paio di frasi dette- dal ministro Giulio Andreotti alla Camera dei deputati, d'un tratto le caserme sono uscite dal torpore in cui cadono di solito, quando arriva l'autunno. Sono state come inattesi squilli di tromba, quelle due frasi. Con i modi tranquilli che lo distinguono, Andreotti ha detto: < La durata della ferma non può essere un dogma e sì può essere buoni italiani anche proponendo dì ridurla >. E poi: «Ho la convinzione personale che sarà possibile ridurre il servizio di leva ordinario da 18 a 15 mesi >. » / ragazzi del terzo scaglione 1939, ch'è « la classe prossima congedante », come si ■ i ti i iti 111 mi 1111111 ii ■ m i illuminili dice nel gergo militare, ne parlano fittamente, alternano speranze a dubbi. I più scettici dicono ai compagni: <Fa,tevi furbi. Le elezioni si avvicinano e il governo ha bisogno di voti. Promettere non gli costa niente. E poi, non è neppure una promessa. Sono mezze parole gettate all'aria ». Ci sono poi i politici, quelli che leggono i giornali e s'intendono di centrosinistra, di accordi fra democristiani e socialisti. A sentirli, la riduzione della ferma è stato sempre un chiodo fisso dei socialisti. Dunque, è chiaro: Nenni ha detto a Moro una parolina, Moro l'ha detta a Fanfani e Fanfani ad Andreotti. I pessimisti dicono: « Prima che facciano la legge ne dovrà passare del tempo. Al più ne avranno un vantaggio quelli che verranno militari dopo di noi>. Invece gli ottimisti sperano che qualcosa toccherà anche aloro: se non proprio tre mesi di riduzione, forse uno. Chi lo sa, forse anche di più. Poco o molto, sarà tutto tempo risparmiato e guadagnato. E mandano liete lettere alla madre, alla fidanzata. Per quel che ne so, gli ottimisti hanno buoni motivi per sperare: non si tratta di una promessa elettorale. Fino a qualche anno fa, quando correvano tempi di sospetto e di tensione, i sarcasmi e le male parole si sprecavano tutte le volte che nel Parlamento qualcuno .avanzava l'ipotesi di ridurre la ferma militare. « Guardate piuttosto quel che avviene nell'Unione Sovietica », erano pronti a rintuzzare alle sinistre i settori della parte opposta. Nella Russia, la ferma è di 2$ mesi per le reclute dell'esercito, di 36 per gli avieri, di 48 per i marinai. Erano polemiche astiose. Chi chiedeva la riduzione della ferma veniva subito accusato di volere un'Italia militarmente debole, facile preda di eserciti invasori. E diverso era allora il clima, contro la riduzione della ferma premevano anche motivi economici. Primo fra tutti, la disoccupazione: una volta, al Parlamento, lo confessò esplicitamente lo stesso ministro Taviani parlando sul bilancio del Ministero della Difesa. Per non fare aumentare il pesante elenco dei disoccupati, non si largheggiava negli esoneri e si preferiva tenere i giovani nelle caserme per un lungo periodo piuttosto che mandarli ad oziare, e qualche volta anche a tumultuare, nelle piazze. Ma quel che specialmente è cambiato negli ultimi anni è la concezione delle forze armate. Un esercito vale oggi per la potenza dei suoi iiiiiiiiiiiimiiiiiiimm iimiiiiiiiiiiimiiiii e é mezzi e non più per il numero dei suoi uomini. Bombe nucleari, missili intercontinentali, sottomarini atomici, i ciclopici occhi e orecchi del radar, la nascente strategia spaziale e tutte le altre diavolerie scientifiche e tecniche che ogni giorno vengono inventate o perfezionate, rendono superflui i grandi contingenti umani, < la carne da cannone », di venti e più anni fa. E' tanto vero che, in Italia per esempio, su circa 450 mila giovani che ogni anno si presentano alle commissioni di leva, solo la metà (quando poco di più, quando di meno) viene mandata alle armi: l'altra metà è esonerata per motivi che un tempo non venivano presi neppure in considerazione. Tanto per dirne una, oggi un ragazzo può scoppiare di salute, avere un fisico di atleta, ed essere tuttavia esonerato dal servizio militare. Come si dice, è un « ram »: ossia è un giovane dotato di « ridotta attitudine militare ». Naturalmente, non tutte le commissioni la pensano allo ■stesso modo in materia di « ram»; e si hanno sperequazioni a dir poco irritanti. Come pure, in un paese dove siamo tutti raccomandati, uno che < ram » non è, può diventarlo: e si tace dei casi di corruzione, di cui talvolta si occupano le cronache giudiziarie. Il risultato è che in molti giovani chiamati alle armi, s'insinua il sospetto di subire un'ingiustizia. In ogni caso, il servizio militare è sempre una pillola amara. Ora, il fatto di dover stare sotto le armi 15 mesi invece di 18, potrà renderla un pochino meno amara. Fra gli anni scorsi e oggi la situazione è anche mutata se si pensa a quanto diversi siano i ventenni di ora rispetto a quelli di un tempo neppure molto lontano. «Bei fieui, ma tuti ciula», soleva dirmi un colonnello piemontese tutte le volte che (non diciamo quanti anni fa) gli presentavo la mia batteria nella caserma « G. Cavalli » di Novara. Più che « ciula », erano ignoranti. Quanti analfabeti, allora. Molti non erano usciti mai dai loro villaggi e specialmente i montanari avevano l'aria incantata e smagata del dannunziano Aligi. E chi non ricorda le urla, le sudate dei sottufficiali per far entrare nella testa di alcune reclute un concetto cosi semplice ed elementare come quello di destra e di sinistra? Era materiale umano molto grezzo. Tuttavia, non dimentichiamoci che anche allora, anche con quei giovani, la lunga ferma militare si risolveva per lo più in uno spreco di tempo e di energie. La dimostrazione più convincente la diedero nella prima guerra mondiale i ragazzi fra i tt e i 18 anni che furono tolti all'improvviso alle loro case, addestrati in poche settimane e scagliati sul Piave contro un nemico fino allora vittorioso, preponderante per numero e armi: e quale splendida prova seppero fornire quei soldatini improvvisati, ancora se ne parla. Oggi, col materiale umano di cui si dispone, anche quindici mesi di servizio militare obbligatorio appaiono troppi. Fra i ragazzi di oggi l'analfabetismo è un fenomeno non frequente: in genere i ragazzi si presentano ai reparti con un notevole bagaglio di cognizioni fornito loro dai giornali, dal cinema, dalla televisione, dalle scuole professionali, dai viaggi, dalla motorizzazione, infine dalle molteplici esperienze e facce che sono rappresentative all'attuale tipo di civiltà. Per cui, diciamo noi, sta bene ridurre il servizio di leva da 18 a 15 mesi: però, non si consideri fuor di luogo pensare fin da ora a una. ulteriore riduzione. Dodici mesi dovrebbero bastare. Alcuni Paesi lo hanno già fat- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin to senza doversene rammaricare: per esempio, il Belgio, la Danimarca, il Lussemburgo. Ricordiamoci che i ragazzi chiamati alle armi imparano qualche cosa nei mesi trascorsi ai centri di addestramento e nei primi mesi di reggimento: complessivamente nei primi sette, otto mesi di vita militare. Per tutto il tempo che segue, non fanno che ciondolare nelle caserme fra l'ozio, il malumore, il pensiero fisso dei giorni che mancano al congedo. Suppongo che all'incirr.a siano queste le opinioni anche del ministro Andreotti. Non si tratta, poi di semplice supposizione, ma di qualcosa di più concreto, dirvi quel che Andreotti pensa, del fatto che oggi i giovani non niiiiiiiimmmmiimmimmmiiimmimi vogliono fare più i marinai, puntano i piedi con tutte le forze, si battono contro l'arruolamento in marina fino all'ultima raccomandazione del deputato locale o del parroco. Non è che non amino il mare: ad angustiarli è solo il pensiero della ferma lunghissima, 28 mesi, quasi due anni e mezzo. Sono tanti, troppi, appaiono subito a chiunque abbia, comprensione per la mentalità dei giovani di oggi, per la loro ansia di entrare nel mondo, guadagnare, farsi una vita propria. Per cui, secondo Andreotti, la. situazione potrà sanarsi solo il giorno in cui la. durata del servizio di leva nella marina sarà identica a quella che si ha. nell'esercito e nell'aeronautica. Nicola Adelfi iiiiiiiiimninniiiiiiiiiiiiiinmiiuuiinniiniiiiii