Per quattro giorni l'inumano padre torturò il figlio con calci, pugni e tizzoni ardenti

Per quattro giorni l'inumano padre torturò il figlio con calci, pugni e tizzoni ardenti "Basta, basta, non picchiarmi più!,, implora il piccolo nel delirio Per quattro giorni l'inumano padre torturò il figlio con calci, pugni e tizzoni ardenti Il bimbo di due anni, ricoverato all'ospedale di Asti, è sempre grave - I medici sperano di salvarlo . Sul volto ha i segni delle ustioni; dalle labbra gli esce un lamento: « Male, male... » - Un fratellino della vittima accusa il genitore: « Ha legato Eugenio perché sporcava; gli ha bruciato i polsi e le gambe con rami accesi presi dalla stufa» • L'uomo in carcere continua a negare (Dal nostro inviato speciale) Asti. 18 ottobre. Il piccolo Eugenio Boggero è sempre grave. I medici sperano però di poterlo salvare. Un esame più completo ha escluso oggi la. frattura della base cranica, ma la prognosi è ancora riservata. Il bambino giace immobile in una camera dell'ospedale di Asti. Attorno al lettino sono, angosciate e disperate, la madre, zie e zii. Le palpebre tumefatte sono abbassate, tutta la parte de¬ a(iiiii«iitiiiiiiitiiitii]iiiiiiiii(iiiii stra del viso è tumefatta fl.no al collo e olla spalla. Segni nerastri sono sulla fronte, striature nerastre ai polsi e alle gambe. Sono bruciature, i segni del fuoco rovente sulla sua pelle delicata di bimbo di due anni. Di tanto in tanto dalle sue labbra esce un gemito: •* Male, male ». Mentre è assopito, un incubo lo riprende, e ascoltiamo una implorazione straziante: «No, papà, basta, non picchiarmi, non picchiarmi più! ». nfqusciiiiiiitiiiitifiiiiittiiit]iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiii Su di lui, per parecchi giorni, si è abbattuta la furia inferocita d'una belva umana, e quella belva era suo padre. E' un dramma agghiacciante, una vicenda inconcepibile, tenebrosa, d'una ferocia primordiale, che suscita commozione e orrore, pietà e ribrezzo. Un padre ha infierito mostruosamente per giorni e giorni contro la propria creatura, massacrandola a pugni e calci, torturandola con tizzoni ardenti, sordo non soltanto alle implo- iiifiiiiitiiiiiiiiiiiiiiii*iiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini razioni della vìttima, ma anche a quelle d'un altro figlio, un bimbo di quattro anni, che assisteva terrorizzato alla sce na, impotente a impedirla. E' un prodotto dell'ignoranza assoluta, di un'insensibilità atavica, d'un animo perverso fino a limiti raccapriccianti. Il protagonista, Carlo Boggero di SS anni, è un uomo brutale, violento, amorale. Fannullone e ubriacone inveterato. Ha precedenti penali per lesioni, furto, ricettazione, falsa testi monianza. A Capriglio possie de un ettaro di terreno, che non ha mai coltivato, e una casa composta d'una sola stanza, misera, cadente, d'uno squallore assoluto. Una decina d'anni fa egli aveva una relazione con una donna del paese, Maria Aceto, sua coetanea, da parecchio tempo separata dal marito. Un giorno egli conobbe la figlia di costei, una ragazza diciassettenne, Antonietta De Antoni Gli piacque, lasciò la madre e si prese la figlia. Ma non ab fircndonó del tutto Maria Ace- to, nemmeno quando, per la nascita d'un bambino, Giù seppe, quattro anni fa dovet te sposare Antonietta. I rap porti dell'uomo sono continua ti in un'immonda alternativa fra madre e figlia. La moglie è una donna debo le, priva di volontà. * Io non potevo ribellarmi — racconta Antonietta De Antoni. — Se accennavo a una protesta, era no bastonate senza pietà. Dovevo subire in silenzio. Mi picchiava anche quando ero in \cinta di Eugenio » Con quel trattamento, quan ao u bimbo nacque, due anni fa, pesava appena un chilo Fu accolto all'Opera mrternità e infanzia di Asti, e vi ri mase fino allo scorso giugno, quando vi fu ricoverata la pie cola Vittorino, ìiata otto mesi fa. Dal paradiso dell'istituto, Eugenio arrivato a casa piombò in pieno inferno. Subito, fin dal primo momento Carln. Boggero lo detestò. Le sue simpatie andavano a Giù SPPPe- Eugenio per lui era un infruso: praticamente egli non 10 conosceva, e il bimbo non conosceva lui. Inoltre il piccino, per un difetto congenito del sistema nervoso (le bastonate alla madre gestante), non faceva in tempo ad avvertire quando doveva fare i propri bisogni, e si sporcava addosso o nel letto. Il padre non tollerava l'inconveniente; erano scenate terribili, schiaffi e calci al bambino innocente; per non farlo sporcare lo lasciava digiuno. Se la madre osava prenderne le difese, erano bastonate per lei. Qualunque donna si sarebbe ribellata da tempo: ma si è visto che la sua abulia le faceva sopportare anche altro. Quindici giorni fa Antonietta andò per i lavori della vendemmia in una cascina lontana; rimasero affidati al padre i due bambini. Tornò sabato scorso, e trovò Eugenio mezzo massacrato, gonfio di botte, bruciacchiato, terrorizzato. Il marito le disse che era caduto dalle scale: una spiegazione idiota, la loro casa non ha scale. Alle insistenze della moglie raccontò che cinque giorni prima, e cioè 11 S, aveva avuto la visita della c suocera » Maria. Andata via, la sera, il bambino voleva seguire la nonna, e si era messo a piangere: egli gli aveva dato uno spintone, facendolo ruzzolare sulla stufa accesa. Una bugia che non stava in piedi: le bruciature erano di tutt'altra natura. La vera spiegazione la madre la ebbe dall'altro figlio, Giuseppe, < Papà — egli raccontò —■ lo ha sempre picchiato, ogni volta che sporcava lo picchiava. Gli dava calci e pugni. Poi gli ha legato le mani, e lo ha bruciato ai polsi e alle gambe con i rami accesi presi dalla stufa. Lui gridava, ma papà era cattivo e continuava ». I vicini che lei andò subito a chiamare lo videro in quello stato e inorridirono. Essi si erano già preoccupati della sorte del bambino, e alcuni giorni prima, allarmati dalle sue grida, avevano avvertito i carabinieri di Montafia. Il maresciallo aveva mandato a chiamare lo snaturato padre, 10 aveva diffidato. I vicini le consigliarono di portare il bombino dai carabinieri e far loro vedere il suo stato. La esortarono anche a chiamare un medico. Quando Carlo Boggero seppe del proposito della moglie di chiamare il medico, glielo proibì minacciandola di lasciarla fuori di casa se l'avesse fatto. Il lunedi successivo i vicini udirono altre grida del bambino. 11 padre aveva profittato dell'assenza della moglie per sfogare la sua rabbia bestiale. Fra i gemiti del piccolo seviziato si udivano le grida di Giuseppe: « Basta, papà, basta, basto. » Ieri la madre finalmente è insorta. Il marito era uscito, lei è corsa dal medico condotto. Questi appena ha visto le contusioni e le bruciature, ha fatto venire un'autabarella, e il piccolo Eugenio, sfinito dalla sofferenza, è stato portato in ospedale. Da qui hanno avvertito la polizia e la Procura della Repubblica. Il dott.. Catrambone ha fatto immediatamente arrestare il padre inumano. In un primo interrogatorio egli ha ripetuto la puerile storiella della stufa, poi ha rifiutato di rispondere. Sarà denunziato per maltrattamenti a un familiare, da cui sono derivate lesiatii gravi; un reato che comporta una pena da quattro a otto anni di reclusione, aumentabili della metà per la recidiva. Giuseppe. Faraci La madre al capezzale del bimbo Eugenio Boggero di due anni, selvaggiamente percosso e seviziato dal padre

Persone citate: Antonietta De Antoni, Boggero, Carlo Boggero, Catrambone, Eugenio Boggero, Faraci, Maria Aceto

Luoghi citati: Asti, Capriglio, Montafia