«Smog» di Rossi

«Smog» di Rossi SULLO SCHERMO «Smog» di Rossi «Le massaggiatrici»: squillo mimetizzate - «Il generale non si arrende»: una divertente commedia mtRnilhnTlmm<Cristallo) — Dei film presentati in concorso al festival di Venezia, Smog di Franco Rossi fu il primo; ed essendo un film discretamente sibillino, da riportare a un giudizio molto sveglio, fini col risentirne e uscire un po' di prospettiva. Da un copione che pur portando molte firme è essenzialmente farina del giovane P. M. Pasinetti (di cui è anche il soggetto, in collaborazione con Rossi e G. D. Gagni), è la prima pellicola italiana interamente realizzata negli Stati Uniti; che non sarebbe un gran vanto, se di quell'ambien-| fazione non facesse la sua ragion d'essere. Smog è dunque un film sul-] l'America — la sua parte più j significativa, la California — quale può esser vista da un ! italiano medio che vi trascorra per affari pochi giorni; un j italiano, come questo avvocato ; Ciocchetti, sprizzante orgoglio j per il nostro « miracolo econo- j mico ». Da qui il tema del j film, che è un confronto, isti- ; tuito sul vivo delle impressioni e degli incontri, tra il nostro, e il benessere americano; confronto che manda in pallone: l'avvocato (anche nel cuore, j non sanissimo) e gli frutta una! crisi che va tutta a suo onore: ! giacché pur non essendo sim-1 patico (e come potrebbe, uni siffatto conformista), è tuttavia ancora abbastanza umano da accorgersi che quella del benessere non è la giusta strada per vivere. Allora è chiaro che « smog » —- composto di j smoke, fumo, e fog, nebbia —j il cui significato proprio tutti: purtroppo conosciamo, è qui da ! prendere nel senso figurato di I una obnubilazione morale. Ili simbolismo del film è evidente nella scena finale, quando il Ciocchetti. al colmo della sua j tscalata verso la « gente bene » di Los Angeles, si trova intrappolato e solo come l'ultimo uomo della terra in una villa di vetro a forma di navicella spaziale, dove lo vediamo brancolare simile all'insetto che sta per morire RtlrcmusMa oltre che dall'allucinante ischematismo della civiltà ame-1 tricana, qui significato per ec- j ccessi, la crisi dell'avvocato | sprende forza, per contrasto, ■ lanche dall'incontro di alcuni I uconnazionali che hanno già isofferto la loro fino in fondo: dquel giovane Mario che ha per- fettamente adattato la sua na- ; dtura canagliesca al nuovo am- ebiente (vive di mariolerie, ma tha un'idea, una trovata cgni sgiorno), e quella Gabriella, sua amante, di cui il lusso e il comfort hanno alienato l'ani-1 ma e il cuore. i cRiguardato come film a sog-!cgetto, Smog, mezzo interratoi nell'inespresso, antonionianolsebbene senza servile imitazio-ìne. con caratteri e dialoghi I larvali che segnano di altret-itante bolle il molto che sta j sotto, lascia alquanto a deside-lrare. Ma preso nella sua am-lbizione di documentario di fan-1 tasia ha notazioni acute e for-Iti, pagine vibranti (l'arrivo a'Los Angeles, la scena del ri-jcevimento), una condotta sem-1pre fine, calcolata e intenta, Noi preferiamo il Rossi più connesso di Amici per la pelle e Morte di un amico; ma sulla strada del film « aperto », dopo Odissea nuda anche questo Smog attesta il sincero trova- glio di un regista che non fail moderno di proposito. Ai cui polso si deve anche l'otti- ma interpretazione di Enrico Maria Salerno. Renato Salva- tori e Annie Girardot. $ * (Astor) — Le massaggiatri- ci: il solito filmetto scacciapen- sieri che invece ne richiama di tristissimi sulle sorti del no- stro cinema comico. Diretto da Lucio Fulci in comproduzione con la Francia, è altrettantofasullo quanto le massaggia-trici di cui tratta: tre polla-strelle romane che dietro a quella etichetta esercitano lo «squillo», annoverando fra i clienti fior di politici e d'indù- striali atteggiati a santificetur,Come uno di essi muoia d'ac- cidente durante una « seduta » in casa loro, e gli armeggìi per trasportarne la salma in più degna sede da parte di co-loro che vi hanno interesse: ecco il succo d'un copione fon-dato sull'equivoco perpetuo efarcito di freddure con pretese di satira, di vieti spunti di giallo comico e di piccanti spogliarelli. Sylva Koscina, ormai trasformata in pin up, Cristina Gajoni e Valeria Fabrizi sono le tre grazie, in mezzo a un contorno di attori sprecati quali Laura Adani. Ernesto Calindri, Nino Taranto e i francesi Philippe Noiret e Louis Seigner. Inutile aggiungere che qualche risatina ci scappa. 1. p. (Ambrosio) — Da una commedia di Anouilh, rappresentata anche in Italia da Renzo Ricci ed Eva Magni, lo sceneggiatore Wolf Mankowitz e il regista John Guillermin hanno ricavato II generale non si arrende («Waltz of the Toreadors *•) trasferendo nella campagna inglese dei primi anni del secolo i tragicomici casi di un militare a ri- poso ai quali Anouilh aveva dato per cornice la provincia francese. Il generale Fitzjohn, sul punto di cogliere il frutto di una relazione, amorosamente covata per ben diciassette anni, ne viene defraudato da un più giovane ufflcialetto rimanendogli il castigo di una moglie isterica, insopportabile e infedele e la consolazione di qualche avventuretta ancillare. Il film svolge con sottigliezza i temi patetici della solitudine e della decadenza senile, e con piacevolezza, anche se talvolta non troppo agilmente, quelli grassocci e frizzanti delle battaglie amorose. Dramma e farsa coesistono, ma non si amalgamano: se questo è un difetto, e indubbiamente lo è, esso trova compenso nel modo con cui si è riusciti a non tradire l'umorismo amaro e graffiente del testo e ad allargarne e variarne l'impianto teatrale con begli esterni di cacce e cavalcate (colori e scenografie sono di buon gusto). L'interpretazione è buona: s'affi da soprattutto al bravo Peter Sellers accanto al quale sono Dany Robin e Margaret Leighton. 6 vice

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