Il rappresentante del Papa risponde alla protesta dell'ambasciatore tedesco di Vittorio Gorresio

Il rappresentante del Papa risponde alla protesta dell'ambasciatore tedesco Per il discorso di Giovanni XXIII ai Vescovi della Polonia Il rappresentante del Papa risponde alla protesta dell'ambasciatore tedesco Il Pontefice aveva dichiarato di apprezzare gli sforzi polacchi « per l'inviolabilità delle attuali frontiere » - Ora Mons. Dell'Acqua chiarisce al diplomatico di Bonn che la diffusione di queste parole non era stata autorizzata - Ma aggiunge che il parere del Papa « rimane immutato » - Questa dichiarazione pare sottintendere che il Vaticano riconosce di fatto il confine Oder-Neisse (Dal nostro corrispondente) ìRoma, 16 ottobre. Mons. Angelo Dell'Acqua, sostituto della Segreteria di Stato, ha ricevuto stamattina, per la seconda volta in ventiquattro ore, l'ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, dott. Hilger A. von Scherpenberg. L'iniziativa per l'incontro di ieri era stata dell'ambasciatore che doveva formulare una protesta; oggi è stato mons. Dell'Acqua a convocarlo in Vaticano per dargli spiegazioni. La protesta riguardava alcune affermazioni fatte dal Papa lunedì 8 ottobre alla presenza del cardinale arcivescovo di Varsavia Stefan Wyszinsky e degli altri presuli polacchi convenuti a Roma per il Concilio Ecumenico. In un breve discorso d'occasione, il Papa aveva allora per due volte toccato argomenti politici che hanno urtato la su scettibilità del cancelliere fe derale Konrad Adenauer. Ave va infatti parlato di Wroclaw (Breslavìa) e dei * territori iiiiiiiiiiiiiii iiiiiinilliililliiiiiiiiii mi occidentali recuperati dopo se- coli » dalla Polonia a spese della Germania, ed in un secondo passo del discorso aveva avuto parole di apprezzamento per gli sforzi del popolo polacco <per l'inviolabilità delle frontiere ». Il governo di Bonn ha visto in queste frasi un riconoscimento papale alle sistemazioni territoriali seguite alla guerra, die hanno fissato i confini tedesco-polacchi a quella linea fluviale Oder-Neisse che la Germania federale non intende riconoscere definitiva, continuando essa a rivendicare la regione di Breslavia come terra tedesca. Di qui la protesta di von Scherpenberg, che il Vaticano ha accolto con suprema e calma indifferenza facendo osservare all'ambasciatore che < tutti i colloqui del Santo Padre con i Padri conciliari sottostanno ad assoluta segretezza ». Le dichiarazioni attribuite al Papa, in altri termini, non possono venire né confermate né smentite. L'ambasciatore, inoltre, si è lamentato che il discorso fosse stato fatto circolare dattiloscritto su carta intestata all'ufficio stampa del Concilio come documento, se non ufficiale, ufficiosamente informativo: e su questo punto egli ha ottenuto una più ampia soddisfazione formale. Lo stesso Segretario di Stato, cardinale Amleto Cicognani, aveva difatti disposto un'inchiesta al riguardo e ne era risultato in modo ineccepibile, secondo dichiarazioni rese dal capo ufficio stampa, monsignor Fausto Vallarne, che la carta intestata era stata usata abusivamente. Cosi esaurite le questioni di forma secondo le tradizioni della migliore finezza diplomatica vaticana, restava il pròblema della, sostanza. L'amba sciatore ha domandato infatti, a prescindere dalla segretezza dei colloqui del Santo Padre con i Padri conciliari, quale fosse l'atteggiamento ufficiale della Santa Sede, a riguardo dei. territori già appartenenti alla Prussia e alla Germania Orientale ed ora incorporati nella Polonia. Gli è stato facilmente risposto che il punto di vista della Santa Sede è rimasto immutato, e l'ambasciatore ha detto che tale dichiarazione è « soddisfacente » per il governo federale. In realtà la Santa Sede ha già da tempo provveduto a riconoscere de facto la situazione nuova nelle regioni occidentali della Polonia. Sono territori che appartenevano un tempo alle diocesi tedesche di Breslavia e di Warmia, alla prelatura nullius di Schneidemuchl ed in minori proporzioni ad altre diocesi. Occorreva comunque assicurare l'assistenza spirituale ed il governo religioso di quei fedeli e la Santa Sede ne ha dato incarico al cardinale W.uszinsky in qualità di metropolitano, c ha istituito quattro nuove diocesi polacche: Opole, retta da mons. Francesco Jop; Olsztyn, da mons. Tommaso Wilczynski; Wroclaw, da mons. Boleslao KGdvlcctnrmotclrctcssSsallllllllllllll Illlllllllllllllllllllllllltlllllllllllll Kominek e Gorzòv da mons. Guglielmo Pluta. Il riconoscimento vale solo de facto, poiché si fa osservare che la Santa Sede segue la norma di « non procedere a cambiamenti definitivi circa i confini diocesani, finché eventuali questioni di diritto internazionale concernenti quei territori non siano state regolate msdiante trattati che abbiano ottenuto pieno riconoscimento-i. E' alla luce di questa dichiarazione, formale ed ufficiale, che si deve interpretare la risposta, data all'ambasciatore, che cioè il punto di vista vaticano è rimasto immutato: c'è un riconoscimento dello stato di fatto, mancando ancora le condizioni (il trattato di pace con la Germania) che consentano di trasformarlo in riconoscimento de jure. In questo senso è usare un eufemismo parlare di soddisfazione del governo federale tedesco per la risposta della Santa Sede, tanto più che non sussiste dubbio alcuno sull'esattezza testuale delle parole attribuite a Giovanni XXIII. Tutto il contesto del discorso del Papa, tipico della sua calorosa passione pastorale, dimostra una sua partecipe comprensione della, causa della Polonia, vittima di aggressioni da Occidente e da Oriente, nazione martire della libertà. Il Papa ha anche voluto ricordare come gli italiani abbiano contribuito alla indipendenza della Polonia e ha citato a titolo di onore per la sua Bergamo il fatto che un bergamasco, il colonnello Francesco Nullo, un garibaldino che aveva anche difeso la Repubblica Romana nel 181(9, fosse accorso, giusto cent'anni or sono, a combattere per la Polonia, cadendo eroicamente a Krzykawka nel 1S6S. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiii . o e a i e o a , è o e e n e a n e I. a i l o a o a a "Voi mi informate — aveva detto il Papa V8 ottobre ai Vescovi polacchi — che la Polonia risorta ha eretto dei monumenti a questo nobile colonnello, che il suo nome è stato dato a delle strade, come per esempio è stato fatto a Wroclaw nei territori occidentali che avete recuperato dopo secoli». Continuando sul tema della libertà, aveva detto inoltre: <Ho seguito gli sforzi del vostro popolo che lottava per la. libertà' e l'inviolabilità delle vostre frontiere. Ho seguito con commozione tutti gli sforzi eroici del vostro popolo ». Sono accenti di indubbio significato che, a prescindere dalla possibilità giuridica di un formale riconoscimento dei nuovi confini tedesco-polacchi, lasciano facilmente intendere quale sia la disposizione d'animo del Papa nella vertenza L'irritazione di Adenauer è pertanto spiegabile, anche per che nei suoi rapporti con Giovanni XXIIl vi è il preceden te di una spiacevole incom prensione che oggi viene ricordato nei circoli diplomatici vaticani. Il 22 gennaio 1960, quando Adenauer fu ricevuto dal Papa, il Cancelliere si permise di affermare con accento di grande sicurezza: « 7o credo che Dio ha dato al popolo tedesco in questi tempi calamitosi un particolare compito: di essere il guardiano per l'Occidente verso quelle potenti forze che premono dall'Oriente sui nostri Paesi ». Il Papa non parve gradire l'accento bellicoso e per il tramite dell'interprete, mons. Bruno Wuestenberg, rispose al Cancelliere, parlandogli con allusiva finezza dei propri incontri con i tedeschi, ricordando quanto personalmente aveva fatto, al tempo della sua nunziatura a Parigi, a vantaggio dei prigionieri di guerra tedeschi e dei detenuti politici te deschi internati o incarcerati in Francia dopo la conclusione della guerra. Adenauer ne era rimasto contraddetto, e nel corso di una successiva conferenza-stampa affermò che la sucpfltHaIiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiniiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiim sua frase, lungi dall'essere una manifestazione di revanchismo, altro non era che la riproduzione di un concetto già formulato da Pio XII in un telegramma inviato al presidente federale tedesco, Teodor Heuss. La dichiarazione dispiacque al Vaticano perché non era IMIIIIIIIIIIIIIMIIIMIMIIIIIIIIMIIII1III1I1III1IMIIII1 vero che Pio XII avesse telegrafato in quel senso al Presidente federale. Fu ripubblicato il testo di quel telegramma, del 28 novembre 1957, dal quale risultava come neppure Pio XII avesse parlato di compiti affidati ai tedeschi da Dio. Vittorio Gorresio MIIIIIIIIIIIIIIIII1IIIIIIIM1IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIMII»