L'industria inglese dell'automobile si orienta verso le piccole vetture?

L'industria inglese dell'automobile si orienta verso le piccole vetture? Allea vigilia dell'apertura del éiSalonedi Londra L'industria inglese dell'automobile si orienta verso le piccole vetture? Il mercato interno sembra saturo: una autovettura ogni 8 abitanti ed ogni 30 metri di strada Le utilitarie possono costituire la «seconda macchina» per superare le difficoltà del traffico (Dal nostro corrispondente) Londra, 15 ottobre. Dal 17 al 27 ottobre si terrà a Londra, come ogni autunno, il Salone internazionale dell'auto al quale l'industria britannica dell'automobile interverrà con 32 ditte e 200 vetture. L'inserite numero degli espositori britannici — osserva il corrispondente del quotidiano tedesco Die XVelt — mette in risalto una particolarità dell'industria inglese dell'auto. Qui il processo di concentrazione non ha ancora raggiunto la grande estensione di altri paesi d'Europa. Vicino ai cinque grandi complessi industriali che fabbricano autovetture — British Motor Corporation, Ford, Vauxhall (General Motors), Standard Triumpn International (Leyland) e Rootes — molti piccoli produttori sono giunti ad assicurarsi, con macchine sportive, un posto sul mercato. L'industria ha fatto negli anni '59-'60 investimenti in una misura così alta che non è possibile mantenere uri ritmo del genere per tutto l'anno. Poiché le auto si vendono soprattutto di pri- mavera e d'estate, è stato necessario impiegare in queste stagioni capitali e forze di lavoro a costi proporzionalmente alti, mentre d'inverno gli investimenti restano inutilizzati e la manodopera poco impegnata, il che naturalmente spinge in alto i costi. Conseguenza degli alti costi fu che, nonostante i successi dell'esportazione verso l'Europa, particolarmente verso la Francia, non si ebbe alcun sostanziale beneficio. Gli industriali dovevano infatti vendere con margini di guadagno ridotti. In quanto alla quantità, da gennaio ad agosto di quest'anno, è raddoppiato il numero delle macchine esportate nei paesi del Mec e dell'Efta rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. Queste esportazioni, a prezzi inferiori a quelli esistenti nell'interno del paese, possono durare se un continuo smercio interno garantisce una intera rimunerazione degli investimenti. Oggi già si ha una macchina ogni 8 abitanti e si è calcolato che ogni macchina vi ha a disposizione uno spazio di « libero movimento » di 30 metri, se si disponessero tutte le macchine sulla, lunghezza complessiva della rete stradale britannica. Gli industriali ritengono perciò che in futuro lo smercio più alto si avrà nelle piccole cilindrate, che possono superare più agevolmente gli ingorghi del traffico ed invogliare — con i prezzi più bassi — le famiglie all'acquisto della « seconda macchina ». La Bmc ha l'intenzione il prossimo anno di produrre 6000 piccole vetture alla settimana, la Ford produrrà 3000 » Cortina » la settimana, la Rootes progetta una nuova macchina di 850 crac, la cui produzione andrà dalle 2500 alle 3000 la settimana, e infine la Vauxhall alla metà dell'anno prossimo immetterà sul mercato una utilitaria anch'essa al ritmo di 2500-3000 unità settimanali. Gli industriali, che guardano con un certo ottimismo all'adesione britannica al Mec, si pongono due domande: le fabbriche minori reggeranno il passaggio ad un'epoes di concorrenza più dura? E quale influenza avrà la futura strategia della Ford e General Motors sulle sorti del mercato in Europa? ni. ci.

Luoghi citati: Europa, Francia, Londra