Improbabile la modifica della «cedolare d'acconto»

Improbabile la modifica della «cedolare d'acconto» II disegno di legge per una ritenuta sui dividendi Improbabile la modifica della «cedolare d'acconto» Lo sganciamento dalla « Vanoni » contrasterebbe con uno degli scopi dell'imposta : conoscere l'identità dei possessori di titoli azionari - Neppure la riduzione dell'aliquota dal 15 al 5 per cento o il rinvio alla prossima legislatura trovano credito, perché il gettito (previsto in 30 miliardi) è destinato a coprire gli aumenti agli insegnanti (Kcstro servizio particolare> Roma, 3 ottobre. Voci discordanti ai susseguono da una decina di giorni a questa parte circa la sorte della cosiddetta « cedolare d'accontò ». Approvato il 18 maggio dal Consiglio dei ministri con straordinario rilievo, il disegno di legge che istituisce una « ritenuta d'acconto del 15 per cento sugli utili distribuiti dalle società per azioni > ebbe per la verità vita piuttosto diffìcile sin dall'inizio, tanto difficile da arrivare in Parlamento con oltre un mese e mezzo di ritardo. SI disse allora che il ritardo era da attribuire al desiderio di meglio tutelare gl'interessi dei contribuenti, introducendo nel progetto di legge l'obbligo per il fisco di corrispondere un interesse semestrale del 2,50 per cento sulle somme eventualmente pagate e non dovuta. Sembravano con ciò superate le perplessità di quanti temevano che il provvedimento potesse in qualche modo essere inficiato dal principio « solve et repete » (paga e poi chiedi il rimborso), recentemente condannato dalla Corte Costituzionale come illegittimo. Cosi, invece, non sono andate le cose. Assegnato alla commissione Finanze e Tesoro del Senato in sede deliberante, il progetto della « cedolare d'acconto » ha incontrato sulla sua strada nuovi e più gravi ostacoli. In questa situazione di obiettiva difficoltà vanno inquadrate le voci contraddittorie alle quali si accennava all'inizio. Si cominciò con una nota di un'agenzia economica assai quotata, nella quale si affermava come, nonostante autorevoli pressioni, il provvedimento non sarebbe andato in porto nella corrente legislatura. Pochi giorni dopo, un'altra agenzia riferiva che, per timore d'incorrere nell'accusa d'incostituzionalità (a causa appunto del < solve et repete »), il senatore Piola intendeva proporre di ridurre l'aliquota dell'imposta dal 15 al 5 per cento. Dal canto suo, il sen. Gajva, presidente del gruppo de di Palazzo Madama, avrebbe chiesto che la commissione Finanze e Tesoro esamini il disegno di legge in sede semplicemente referente, in modo che la parola decisiva spetti all'assemblea Se la richiesta venisse accolta, l'titer» del provvedimento si allungherebbe di mo'to e diverrebbe pertanto problematica la sua approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento pri ma delle ormai non lontane elezioni politiche. A queste voci, abbastanza conciliabili fra loro, se ne è venuta contrapponendo un'al tra, che echeggerebbe opinioni e propositi dell'amministraziot\2 finanziaria. Secondo questa ultima, il provvedimento do vrebbe invece venire approvalo al più presto ma con modifiche di carattere sostanziale A giudizio dell'amministrazione finanziaria, l'agganciamento della cedolare all'imposta complementare è sistema più macchinoso e meno redditizio della « cedolare secca ossia di un'imposta sui dividendi di tipo proporzionale, priva di qualsiasi collegamen to con la complementare. Il fisco incasserebbe di più (si cai cola sui 60 miliardi in luogo dei 30 previsti per la « cedolare d'accordo»), perché incame rerebbe il suo bravo 15 per cento senza più preoccuparsi di conguagli e di rimborsi mentre società ed aziende di credito sarebbero esonerate dall'obbligo di comunicare allo schedario i nomi dei percettori dei dividendi. Ci troviamo cosi di fronte a tre diverse prospettive: l'in sabbiamento puro e semplice, la trasformazione in imposta reale sui dividendi, l'approva zione del disegno di legge nel testo governativo. La prima ipotesi pare da escludere per il fatto che al passaggio della « cedolare » in una forma o nell'altra, è legata la sorte dei miglioramenti connessi agli insegnanti, con decorrenza 1' luglio, Neppure pare probabile che trionfi la tesi cara al ministro Trabucchi; anche se tutti pos sono concedere che una cedo lare secca, ossia un preleva mento uniforme e definitivo su tutti i dividendi, sia imposta tecntiamente semplice e di esazione poco costosa. Ma con essa andrebbe irrimediabilmente compromessa, nella lettera e nello spirito, la riforma Vanoni, che aveva come obiettivo la trasformazione del nostro ordinamento fiscale da sistema fondato prevalentemente sulle imposte indirette a sistema nel quale le Imposte personali abbiano almeno altrettanto rilievo. Ora, la comunicazione al fi sco degli intestatari delle cedo le è ritenuta condizione pregiu tìiziale per l'avviamento di simile trasformazione tributaria da almeno tre dei quattro partiti che sostengono l'attua¬ llcdasnps le governo. Non per nulla nella dichiarazione programmatica del marzo scorso, il presidente del Conpiglio Fanfani aveva inserito il seguente passo: «Ferme restando la nominatività dei titoli azionari e la personalità dell'imposizione sul reddito complessivo, che sola permette una vera progressività, saranno adottate opportune misure perché gli utili comunque conseguiti dai soci non sfuggano neppure immediatamente all'obbligo fiscale, né restino ignoti i relativi percettori ». Arturo Barone Hugh Gaitskell al Congresso del partito laburista (Tel.)

Persone citate: Arturo Barone Hugh, Fanfani, Piola, Trabucchi, Vanoni

Luoghi citati: Roma