Il viceconsole spagnolo racconta come fu rapito e tenuto prigioniero

Il viceconsole spagnolo racconta come fu rapito e tenuto prigioniero Ha avuto molta paura, ma non è stato maltrattato Il viceconsole spagnolo racconta come fu rapito e tenuto prigioniero Salì su un'auto nera credendo che fosse del segretario dell'assessore Meda - Il colloquio con i rapitori: « Lei starà con noi sino a quando non conosceremo la sorte del nostro amico condannato in Spagna ». « E se già fosse stato fucilato? ». « Lei tornerà a casa lo stesso » - Il gesto clamoroso compiuto forse da studenti italiani Essi stessi avrebbero rivelato a due giornalisti la baita nel Varesotto dove tenevano nascosto il diplomatico Fermato presso Legnano uno dei quattro rapitori (Dal nostro inviato speciale) Milano. 2 ottobre. Dopo tre giorni e mezzo di vacanza obbligata sulle colline del Varesotto, in -una baita della Valganna, il vice-console di Spagna, rapito dagli anti-franchisti, è tornato a casa. Il dottor Isu Elias è stato ritrovato da un collaboratore del settimanale milanese Abc nella notte fra il 1" e il 2 ottobre: il suo < liberatore » lo ha condotto nella sede del proprio giornale, in corso Buenos Aires, lo ha fotografato, ha raccolto con un magnetofono il suo racconto e alla fine lo ha consegnato alla polizia. La notizia del ritrovamento del vice-console era stata comunicata alle 3,15 di questa notte dallo stesso dott. Nardone: < Il signor Elias è no stro ospite, sta bene, è stato liberato anche con il concorso della polizia: non posso dirvi altro ». Elias era nel palazzo della Questura, stanco, affamato con la barba lunga di tre b.jrni: ci è rimasto sino alle 4,30, poi è uscito su una « Giulietta > chiara che l'ha ricondotto a casa. L'auto ha attraversato la città deserta ad elevata velocità, invano inseguita dalle vetture dei giornalisti, e si è fermata in via Vin cenzo Monti 57, I particolari della fase conclusiva della vicenda si sono appresi soltanto alle 8,30, durante la conferenza-stampa tenuta dal dott. Nardone negli uffici della « Mobile >: le stesse cose, all'incirca, si sono lette poco più tardi in una edizione speciale del settimanale Abc messa in vendita a Milano due óre dopo la conferenza. Per prima cosa ci è stato spiegato ■ perché Elias non avesse avuto esitazioni nel salire sull'auto dei rapitori: « Il caso ha aiutato gli organizzatori del ratto — ha dichiarato Nardone —. Il diplomatico ave va detto al fattorino del Con solato di telefonare in municipio per accertare se il dottor " Faretti " era davvero il se gretario del vice-sindaco, pochi istanti dopo il falso segretario si è rifatto vivo per telefono, il fattorino ha passato la comunicazione al dott. Elias senza dirgli nulla e il vice-console ha creduto di parlare con l'ufficio dell'on. Meda: cosi si è convinto che l'invito a pranzo veniva realmente dal deputato democristiano ». Quindici minuti dopo, il dott. Elias ha ricevuto nel suo ufficio il « segretario > di Meda, è uscito con lui ed è salito su una vettura in attesa, una «Giulietta» nera con autista in divisa. Qui si è trovato seduto fra due giovani: dal loro atteggiamento il viceconsole ha subito compreso che cosa stava avvenendo. Mentre l'auto si dirigeva verso Magenta, si è svolto un breve colloquio fra i rapitori e la loro vittima. «E' una questione politica. Siamo amici di quel giovane spagnolo condannato a morte. Non le faremo nulla. Lei starà con noi tre giorni, fino a quan- do sapremo quale fine avrai fatto il nostro amico >. I «E se quello è già stato,fucilato? », si è preoccupato di domandare il viceconsole. «Lei tornerà a casa lo stesso». Poi, il dott Elias è stato costretto ad inforcare un paio di occhiali da sole, con lenti coperte all'interno da uno strato di ovatta tenuta ferma con cerotti. Quando il viaggio fu finito, il diplomatico ha avuto la sensazione di non essere molto lontano da Milano. Era in una baita della Valganna, nel Varesotto. La casupola si trova in una zona isolata, a pochissimi chilometri dal confine elvetico, presso Cugliate Fabiasco, un paese di un migliaio di abitanti, a 517 metri di altitudine. Subito dopo il rapimento i.due giovani che erano nell'auto, che si erano detti spagnoli, varcavano il confine rifugiandosi in Svizzera. Nella baita il viceconsole è rimasto per tre giorni, fino al momento in cui è stato ritrovato dal collaboratore di Abc. Il giornalista, che si ' chiama Nino Pulejo, un uomo sulla cinquantina, dal giorno del rapimento stava seguendo .una pista molto « personale ». I suoi sospetti s'erano appuntati su due giovani antifascisti spagnoli giunti pochi giorni prima dalla Spagna, e su tre loro amici, universitari italiani, che il giornalista definisce « anarco-comunisti ». Indagando negli ambienti frequentati da questi giovani, soprattutto presso il bar Giamaica, nelle vicinanze dell'Accademia di Brera, egli afferma di avere scoperto con l'aiuto di un misterioso informatore (pare sia un fotoreporter), che uno di essi possedeva una baita in Valganna. A questo punto le cose si fanno molto semplici, ma an che assai poco chiare. Alle 20 di ieri sera, Pulejo parte in auto per il Varesotto. Alle 23 è davanti alla casupola. Il diplomatico si trova nell'interno con uno dei suoi rapitori, soprannominato «Vie». Il giovane — il dott. Nardone ha detto che appariva molto inquieto, come se temesse qualcosa — ha affidato il dott. Elias al giornalista, che l'ha riportato a Milano. Alle 2,30 il viceconsole è stato consegnato al capo della Squadra Mobile, che il direttore di Abc, Gaetano Baldacci, aveva invitato nella redazione della rivista. I rapitori aspettavano l'arrivo del collaboratore di Abc'! Sembra di no. Le cose potrebbero essere andate in questo modo. Il « commando » antifranchista, raggiunto lo scopo di suscitare un clamore enorme attorno alla sorte dei tre loro compagni condannati in Spagna, aveva deciso di liberare il diplomatico, affidandolo ad un quotidiano, perché anche l'ultimo atto dell'impresa avesse una vasta risonanza. Due degli agenti antifranchisti hanno accompagnato nei pressi della baita un redattore de II Giorno, ma non hanno potuto affidargli il dottor Elias per la semplice ragione che il diplomatico si era allontanato poco prima con il collaboratore di Abc. E' evidente che il giovane chiamato «Vie» ha scambiato l'un giornalista per l'altro, gli ha consegnato il dott. Elias e ha abbandonato la baita. Quando i due del « commando » sono giunti alla casupola, l'hanno trovata deserta. Il redattore de II Giorno ha raccontato che erano indignati e impensieriti: « Il viceconsole non c'è più ». Il collega di Abc lo aveva preceduto, « soffiandogli » il viceconsole. Questa è stata la sconcertante conclusione del « giallo » del viceconsole. Resta ora da vedere quando la polizia riuscirà a rintracciare 1 giovani che hanno portato a termine l'impresa. Sulla loro identità corrono le voci più disparate. Riferiamo quella più diffusa. Il « commando » sarebbe com- posto da quattro elementi dil cui si conoscono i soprannomi: 1« Fedro », un giovane spagno lo chiamato dai compagni « il sordomuto » per la sua scarsa loquacità; «Vie», cioè Vittorio, un giovane di venticinque anni, milanese, studente di filosofia; «Chicco», italiano, studente di lettere; infine un quarto soprannominato < Decano », del quale non.si conosce la nazionalità. Ripetiamo che si tratta di voci, non confortate da indizi precisi. Neppure il proprietario della baita, nella quale il dottor Elias è stato tenuto prigioniero, sembra in grado di fornire elementi utili per identificare i quattro rapitori. Il padrone della casupola è un agricoltore di Cugliate, Raffaele Figini. Il piccolo edificio ha due piani, terreno e rialzato, e il Figini se ne serviva come stalla. Tempo fa egli l'aveva affittata a due giovani giunti da Milano su una «Giulietta» nera: la volevano per il loro week-end. S'erano messi subito d'accordo sul prezzo e il contadino non si era curato di chiedere il nome degli inquilini. I due giovani si recavano alla baita quasi tutti i sabato sera, in compagnia di ragazze. « In questi ultimi giorni non mi sono accorto di nulla — ha dichiarato il Figini, — ho visto le solite persone che andavano e venivano, e non mi sono occupato di loro ». Il dott. Elias, che è rimasto nella baita quasi sempre in compagnia di « Vie », si è così espresso sulle persone che lo avevano rapito: «Ritengo fossero tutti italiani: parlavano molto bene la lingua con purezza di accento. Sembravano tutti spaventatissimi. Erano persone gentili, anche istruite, lo si capiva da come parlavano. Non erano armati. Volevano rapire il console generale, ma egli aveva lasciato Milano qualche giorno prima, così è toccata a me. Ho vissuto segregato al buio, ma sono stato trattato bene. Mi hanno dato da mangiare delle minestre e del cibo in scatola». Oggi a mezzogiorno il vicecapo della Mobile, dott. Jovine, ha compiuto un sopralluogo nella baita. Dopo avere sfondata la porta a spallate, vi ha trovato gli oggetti più disparati (libri — « Il capitale » di Marx e il Manifesto comunista del '48 —, testi universitari, sacchi a pelo, fiaschi e scatolette vuoti, molti mozziconi dì sigarette, persino un clarinetto con degli spartiti musicali scritti a matita), ma non si sa se abbia potuto raccogliere elementi decìsivi. Il dott. Elias, nel racconto fatto ad Abc, aveva affermato che i suoi rapitori sono « gio vani comunisti puri ». I componenti del « commando » si proclamano invece appartenenti alla « Federazione internazionale della gioventù libertaria ». Questa è l'intestazione, scritta a mano con carattere stampatello, della lettera arri vata stamane all'ufficio del l'Ansa di Milano. II timbro indica la data, 1" ottobre 1962; e l'ora, le 22; il luogo dove è Btato imbucato, Milano Ferrovia. Il testo, in italiano, scritto in una grafia molto chiara, quasi infantile, probabilmente contraffatta, e del tutto nuova rispetto alle precedenti lettere dei rapitori, dice: « I giovani del mondo libero devono conoscere profondamente i misfatti che vengono commessi dal governo spagnolo ogni giorno contro la vita e la libertà dei loro coetanei infelici. Per risvegliare la loro commozione, la loro solidarietà, l'aiuto fraterno e generoso verso i figli più buoni e più puri della Spagna, è stato rapito il viceconsole di Milano. Viene restituito affinché il gesto testimoni per sempre 11 sacrificio di Jorge Conili "Vals e di tutti i nostri compagni caduti sotto la bestia franchista ». Da parte spagnola nessuna novità. Il consolato non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione; sembra manchi l'autorizzazione dell'ambasciatore di Roma. Il dott. Elias, nella mattinata, ha concesso qualche intervista ma non ha detto nulla di nuovo rispetto al racconto fatto all'Abc e che abbiamo già riferito. Era corsa voce che il vice console sarebbe stato interrogato oggi pomeriggio dall'ufficio politico della questura che conduce le indagini con la collaborazione della squadra mobile, ma gli inquirenti hanno preferito rinviare il colloquio a domani per dare tempo al dott. Elias di distendere i nervi e di riposarsi. Oggi ha fatto ritorno a Milano il console generale di Spagna, Jame Jorro y Beneyto, conte de Altea, che avrebbe dovuto essere rapito al posto del suo vice. In serata il diplomatico è andato a trovare il questore e gli ha espresso il compiacimento del suo governo per la felice conclusione della vicenda. Giamuaolo Pansa II vice console spagnolo Isu Elias, rientrato nella sua abitazione, con i due figli, Giacomo e Mira '(Telef. La vecchia baita abbandonata sui monti della Valganna, in provincia di Varese, dove i rapitori hanno trattenuto per quattro giorni prigioniero il vice-console (Telef.)