Oggi a Genova il processo per l'«afffare Nicolay» che ingoiò miliardi a centinaia di piccoli risparmiatori

Oggi a Genova il processo per l'«afffare Nicolay» che ingoiò miliardi a centinaia di piccoli risparmiatori Dopo una laboriosissima inchiesta durata sei anni Venti imputati, duecento testimoni, tredici difensori, otto patroni di parte civile - I protagonisti, tre agenti di cambio che negli anni 1950-1951 iniziano la scalata alla secolare società nata per sfruttare le acque dello Scrivia - Il «boom» delle azioni in Borsa e l'improvviso crollo - Gente completamente rovinata, casi di suicidio fra le vittime del dissesto Oggi a Genova il processo per l'«afffare Nicolay» che ingoiò miliardi a centinaia di piccoli risparmiatori (Nostro servizio particolare) Genova, 1 ottobre. Comincia domani — dopo tm'fncJitesta durata sci anni — il processo per il « crack » borsistico delle società « Nicolay» e *Sfiar» che, fra il gennaio e il luglio '56, rovinò un centinaio di risparmiatori liguri e piemontesi. Il dibattito si svolge in un salonetto al piano nobile di Palazzo Ducale: un'aula ampia, gelida anche d'estate, con volte altissime affrescate all'epoca della Repubblica marinara. Vi si tengono, di solito, i dibattiti che richiamano gran- de folla, come quello che videimputato il banchiere marchese Giannetto De Cavi. Domani in quest'aula si insedia una sezione speciale del Tribunale, presieduta dal dott. Gallesio-Piuma. Il pretorio, a forma semicircolare di aitar o — e e e - maggiore e contornato da una balaustra di marmo, accoglierà venti imputati, ZOO testimoni, trenta parti lese, tredici difensori, otto patroni di parte civile. Il calendario del Tribunale prevede la sentenza a metà dicembre; gli esperti di cose giudiziarie affermano invece che il processo durerà non meno di quattro-cinque mesi Il dibattito è complesso, la materia ostica. L'accusa principale — oltre a quelle di truffa, falso e appropriazione indebita — è di aggiotaggio. Si¬ eIgniflca «influire sui prezzi di l a r Borsa, attraverso manovre artificiose e illecite, facendoli variare in un senso o nell'altro onde conseguire determinati fini economici o politici ». Le statistiche affermano che sono pochissimi i processi di ag- 1 ■ r ■ ■ ■ 11 ■ 11 r 1111111111 ii 11 ti 11 t 1111111 i i s 11111 m ) {1111111111 giotaggio perché questo reato si pub realizzare attraverso elementi quasi imponderabili: una telefonata, una < voce » sparsa ad arte, una indiscrezione sullo stato a sui progetti di una società Anche se chi indaga intuisce lo scopo e persino l'origine della manovra, è raro che riesca a materializzare la prova necessaria a dimostrare la sussistenza del reato.. La Pubblica Accusa, tutta via, ha raccolto una poderosa \ documentazione che, in 500 pagine, rifa daccapo la vicenda delle due società, la improvvl sa e vertiginosa ascesa dei loro titoli in Borsa, la caduta che ha travolto interi patrimoni, che ha causato danni per miliardi e — si dice — anche suicidi fra i rovinati. La società « Nicolay », quotata alla Borsa di Genova, gestisce un antico acquedotto. Nella sue sede di salita Santa Caterina v'è l'atto originale della convenzione firmata il 27 maggio 1853, in Torino, dal primo ministro di Vittorio Emanuele II, Camillo Benso di Cavour, e dal cavalier Paolo Antonio Nicolay fu Angelo, una delle più note figure dell'alta borghesia genovese. Dice il documento che è concessa alla costituenda società lo sfruttamento delle acque del torrente Scrivia per il rifornimento idrico di Genova. Il cavalier Nicolay non tardò a trovare i capitali e l'impresa, per un secolo, venne considerata dai genovesi una società di tutto riposo, che consentiva di tenere i titoli chiusi in cassetta, che era capace di garantire un piccolo (Itfo) ma sicuro reddito annuo. E' a questa società — passata indenne per cento anni fra guerre e inflazioni — che tre agenti di cambio Gualco, Succio e De Ferrari, con l'avv. Anzillotti e il rag. Loi, tentano la scalata per una colossale speculazione. Il capo di imputazione afferma che essi — fra il 1950 e la fine del 1951 — rastrellano cautamente in Borsa le prime 95.000 azioni della « Nicolay » Poi il 43 mag gio 1955, versando ciascuno 200.000 lire, costituiscano la * Sfiar» (Società finanziaria italiana acquedotti riuniti) ed ottengono dal c Banco di Sicilia » un finanziamento di khO milioni col quale riescono a comprare altre tlO.ooo azioniì della « Nicolay » Avuta cosi una schiacciante maggioran ] za. subentrano nell'amministrazione della società e, an-, che grazie alla loro qualificai di agenti di cambio, iniziano t una azione propagandistica del titolo magnificando la consistenza della società fra i risparmiatori e i giocatori di Borsa e i progetti futuri della « Sfiar » che consistono nella costruzione di zuccherifici fa Racconigi e nel Sannio) e di un acquedotto che servirà numerosi comuni della Riviera ligure di levante e dell'i hinterland ». Il giudice dott. De Felice, che ha condotto l'inchiesta, af- ferma che da questo momento comincia l'i elefantiasi nume rica » della « Nicolay »; nel crudo linguaggio della sua sentenza di rini.io a giudizio dice che gli imputati c al fine di turbare il mercato interno dei valori», hanno t pubblicato e divulgato in Genova, in Saluzzo e in altre località notizie false, esagerate e tendenziose (descrivendo inesistenti condizioni di floridezza di una società finanziaria denominata "Sfiar", da poco tempo costituita con modesto capitale e ambigue finalità); iperbolizzan do la consistenza della " Ni colay ", vantando appoggi po litici e finanziari presso i mi nistri De Caro, Campilli, Ro mita, presso il Vaticano, la Cassa del Mezzogiorno e istituti bancari italiani e stranieri ». Il boom, in Borsa, provoca opposte reazioni. C'è chi ere de e chi no, ci sono gli speculatori che annusano l'affare buono (comprare e rivendere subito) e i risparmiatori con vinti di mettere al sicuro il loro denaro nelle casse di una vecchia, onorata società industriale. I titoli salgono, si può dire giorno per giorno: nel dicembre '51 un'azione « Nicolay » è quotata a 1750 lire, ma presto passa a 3195. Esattamente un anno dopo è a USO; nel dicembre '5b è più che raddoppiata (11.375) e nel gennaio '55 sflora le 13.000. Quattro mesi dopo comincia la discesa. Settimana per settimana il titolo « Nicolay » perde quota, scivola sulle vecchie posizioni iniziali ma non si arresta. Nel giugno '56 tocca un livello mai raggiunto: S9S lire. E' il crack. Ci sono gli arresti, l'inchiesta, emergono i retroscena La società del cavalier Nicolay torna nelle mani degli antichi amministratori, la situazione si normalizza: ora le azioni sono quotate 680-690 lire. g. f. m.

Luoghi citati: Genova, Racconigi, Sannio, Torino