Inediti di Lenin pubblicati a Mosca Preparano nuove riforme economiche? di Enzo Bettiza

Inediti di Lenin pubblicati a Mosca Preparano nuove riforme economiche? Continua la latta tra £ tecnici ed i politici Inediti di Lenin pubblicati a Mosca Preparano nuove riforme economiche? La «Frauda» stampa degli scritti sconosciuti, in cui il capo della rivoluzione sosteneva (marzo 1918) la priorità dell'economia sulla politica e la necessità di soluzioni non dogmatiche Sembra un'anticipazione delle direttive che Kruscev vuol adottare su pressione dei tecnici (Dal nostro corrispondente) Mosca, 28 settembre. Nel momento in cui si accentua un acuto dibattito economico, che sembra investire a fondo la tecnica della pianificazione e preludere a riforme strutturali di significativa portata, la Pravda dà un insolito rilièvo ad alcuni inediti di Lenin risalenti al marzo del 1918 e decifrati ora dagli stenogrammi del tempo. Due pagine intere, più un editoriale di commento, sono troppi per credere che a muovere l'organo del partito, in cui nulla è '.asciato al caso o all'improvvisazione, sia stato il puro interesse storico per un documento sconosciuto del padre della rivoluzione; è più logico ricercare la causa di questo vistoso rilancio di alcune idee di Lenin sullo sviluppo dell'economia socialista in fatti più vicini e di scottante attualità. Lenin scrisse gli inediti dopo la pace di Brest-Litowsk con la Germania, cioè dopo la vittoria della rivoluzione bolscevica, quando il nuovo potere si trovava davanti al compito immane di scegliere gli strumenti più adatti per sviluppare economicamente l'arretrato paese. Va notato che, sotto diversi aspetti, l'Urss, a 48 anni dalla Rivoluzione di ottobre, si trova oggi nuovamente, con la sua economia sviluppata ma piena di squilibri, in una situazione di crisi e di scèlta: è qui'che si innesta il dibattito in corso sui metodi di pianificazione, sulla ripartizione degli investimenti, sulla riorganizzazione dell'industria: per ora allo stato di fermento, ma che potrebbe condurre a decisioni radicali. In questa luce vanno decifrati gli inediti, inseriti dì colpo nella discussione che si trascina da alcune settimane sulle colonne della Pravda. L'accento fondamentale degli scritti leninisti cade sulla necessità di dare la priorità all'economia sulla politica. Riferendosi ai problemi di allora, Lenin scriveva: «... il passaggio dalla società capitalista a quella socialista consìste nel fatto che i compiti politici hanno una posizione subordinata rispetto a quelli economici... >. L'accento < economici > si illumina meglio attraverso una seconda frase la,quale combacia con la visione empirica, antidogmatica, che Kruscev ha dello sviluppo economico: «Bisogno farsi insegnare il socialismo in misura notevole dai dirigenti dei trusts e dai più importanti organizzatori del capitalismo ». Poi il verbo di Lenin sembra usato per preannunciare una riorganizzazione profonda dei quadri dirigenti, che si dovrebbero arruolare secondo criteri pratici, tecnici, e non ideologici. « Quando in primo piano figuravano 1 problemi della persuasione del popolo e della conquista del potere, erano soprattutto gli agitatori ad essere promossi ai posti di comando. I compiti sopra indicati (cioè priorità della economia sulla politica) impongono invece la necessità di promuovere gli organizzatori pratici: deve essere compiuta una rivalutazione dei dirigenti, in quanto è impossibile che i vecchi si adeguino ai nuovi compiti-». C'è chi parla già, sulla base delle citazioni di Lenin e del dibattito in cui s'inseriscono, di un « cataclisma » che minaccerebbe di sconvolgere sia la tradizionale organizzatone industriale, rimasta accentrata e burocratizzata anche dopo la istituzione dei sovnarcos, sia l'organizzazione stessa del partito, in cui la posizione dei tecnici sembra essersi fatta aggressiva contro le resistenze dei politici puri. Inviti a spoliticizzare le conc<j?ioni e 1 princìpi che presiedono alla pianificazione, a render più facili e liberi, quasi sul modello jugoslavo, i rapporti tra Stato e azienda, a non rifiutare in astratto i metodi del capitalismo e a prestare maggiore attenzione alle obiettive leggi di mercato, vengono da qualche tempo ripetuti con insistenza, sìa pure in forma oscura. Ma non c'è l'unanimità, e, sotto le formule opache, la polemica fra novatori e tradizionalisti deve essere assai aspra. Uno dei massimi economisti sovietici, Lieberman, è intervenuto nella discussione con proposte che più eretiche e revisionistiche non potrebbero essere: « E' uno sbaglio che dal centro vengano forniti alla fabbrica tutti gli indici della produzione, compresi i prezzi di costo, 1 livelli di produttività, l'impiego dei profitti. La fabbrica deve avere grande libertà di manovra ». Prevedere lo sbocco della polemica è senz'altro prematuro, nonostante le voci che circolano; ma è Innegabile che se i novatori, che sembrano go dere l'appoggio di Kruscev, la vinceranno sui conservatori, si avranno allora delle modifiche essenziali nella economìa del paese e nei vincoli sempre più antiquati dì dipendenza del l'economia dalle direttive del partito. Le grandi promesse krusceviane non possono esse re mantenute senza un muta mento radicale nella conduzio ne economica e nei rapporti di questa con la burocrazia del partito. Enzo Bettiza

Luoghi citati: Brest, Germania, Mosca, Urss