Il governo è deciso a frenare la corsa all'aumento dei fitti

Il governo è deciso a frenare la corsa all'aumento dei fitti Una questione che diventa ogni giorno più urgente Il governo è deciso a frenare la corsa all'aumento dei fitti Al 29 settembre scadono molti contratti di locazione : da questa data si prevede una valanga di maggiorazioni dei canoni o di sfratti - Alcuni provvedimenti sono già allo studio dei Ministeri interessati (Nostro servizio particolare) Roma, 25 settembre. Il problema dei fitti è in questi giorni oggetto di attento esame da parte del governo. L'avvicinarsi del 29 settembre conferisce alla questione carattere di estrema urgenza: è infatti noto come in molti centri dell'Italia settentrionale, a cominciare da Milano, la festa di San Michele rappresenti la tradizionale scadenza dei contratti di locazione. Da quel giorno potrebbe avere inizio l'ondata di sfratti che attualmente incombe su parecchie migliaia di famiglie. Una qualche decisione non dovrebbe quindi tardare, sia pur limitata al problema oggi più grave. Non si esclude ad esempio la possibilità di istruzioni ai prefetti affinché diluiscano nel tempo l'esecuzione degli sfratti (non concedendo la forza pubblica indispensabile) nei comuni dove la scarsità di alloggi popolari non consenta di porre le famiglie sfrattate al riparo dalle intemperie. Disposizioni del genpr-e potrebbero peraltro solo ridurre in via provvisoria, ma non certo sanare gl'inconvenienti di una situazione che abbisogna, per riconoscimento quasi unanime di provvedimenti da adottare per un più lungo periodo. Sul piano giuridico, vi è una tendenza favorevole all'abolizione pura e semplice dell'art. 4 della legge 21- dicembre 1960, n. 1521, che permette ai proprietari di immobili con fitto bloccato di risolvere egualmente . il contratto qualora intendano demolire lo stabile e costruire una casa con un numero almeno doppio di vani: solo limite a tale loro facoltà è l'obbligo di corrispondere agli inquilini un indennizzo pari a 18 mensilità di affitto. Molti padroni di casa hanno trovato conveniente valersi di questa norma, specie nelle zone centrali dove i terreni hanno raggiunto prezzi iperbolici e dove pertanto si preferisce costruire, sull'area delle vecchie case di abitazione, immobili per usi commerciali. Altri padroni di casa, in zone che non offrivano prospettive così allettanti, si sono limitati a disfarsi degl'inquilini col pretesto della ricostruzione, ma di fatto o hanno riaffittato gli appartamenti a canone sbloccato o sono tuttora in attesa del momento buono per ricostruire. Nell'uno e nell'altro caso, osservano molti, viene eluso lo spirito della norma legislativa, che era quello di aumentare l'offerta di nuovi locali d'abitazione e non di restringerla, favorendo invece la costruzione di palazzi per uffici, spesso di puro prestigio e quasi sempre di pessimo gusto. Di qui l'affacciarsi di una altra tesi meno drastica: l'art. 4 della legge del 1960 non sia Ci. -ogato totalmente, ma integrato dalla norma secondo cui il pretore dovrebbe convalidare lo sfratto solo se la richiesta del padrone di casa è ac¬ compagnata dalla dichiarazione del Genio Civile circa I'improrogabilità dello sgombero Molti degli sfratti di questi mesi non riguardano però appartamenti a fitto bloccato, ma appartamenti a fitto libero. In questi casi il proprietario non mira alla ricostruzione della casa, che nella maggior parte dei casi ha pochi anni di vita, ma unicamente a trar profitto dalla domanda di alloggi ai tipo economico (2 e 3 vani più servizi), particolarmente acuta nei centri di forte immigrazione (Torino e Milano) e nei comuni limitrofi. Lo sfratto prelude di norma ad una richiesta di aumento del canone in misura raramente inferiore al 20-30 ^r, ossia in misura che non trova alcun riscontro, ed alcuna giustifica¬ zione, nel rincaro del costo della vita. Per combattere questa tendenza alcuni suggeriscono, in via breve, l'istituzione di commissioni dell'equo canone nei comuni afflitti dal preoccupante fenomeno: ogni richiesta che superasse la percentuale di aumento del costo della vita potrebbe essere deferita al giudizio di tale Commissione. Altri propendono addirittura per il blocco sui livelli del triennio 1959-61; altri ancora pensano a provvedimenti fiscali che scoraggino la revisione in aumento dei canoni di locazione da parte dei padroni di casa. Queste proposte, specie le due ultime, sono ritenute < controproducenti » dai sostenitori di una politica economica ortodossa. Anche fra questi ultimi vi è invece chi accetta, l'idea di un'imposta annuale sulle aree inedificate che si proponga di « forzare » la costruzione di case: tale imposta, si pensa, potrebbe dare buoni frutti se accompagnata da nuovi incentivi all'edilizia popolare. Attualmente, figurano a carico dello Stato solo 3 miliardi l'anno per contributi sino al 4-4,5 per cento della spesa ammessa. Lo stanziamento potrebbe venire congruamente accresciuto, mentre altri mezzi finanziari', più sostanziosi, potrebbero diventare disponibili con la liquidazione del patrimonio InaCasa prevista da un progetto di legge che, dopo mesi di oblio, sembra ora destinato ad una rinnovata popolarità. ar. b.

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