«Don Chisciotte» in film: un'impresa temeraria coronata dal successo

«Don Chisciotte» in film: un'impresa temeraria coronata dal successo L'opera di Kozincev in anteprima «Don Chisciotte» in film: un'impresa temeraria coronata dal successo In serata di gala è stato presentato ieri, al cinema Astor, in onore dei partecipanti al XIV Congresso internazionale della tecnica cinematografica — presenti autorità è personalità cittadine — il film sovietico a colori su schermo panoramico Don Kihot (« Le avventure di Don Chisciotte *•) del regista Grigorij Kozincev. Forse a cagione della sua grandezza, il capolavoro di Cervantes non ha finora avuto molte riduzioni cinematografiche. Dalla celebre versione di Pabst del 1933, interpretata da Scialiàpin. si passa a un remoto disegno animato del francese Emile Cohl. Tutti qui, se si prescinde dai molti film su Don Chisciotte vagheggiati e non compiuti, come l'abbozzo, di cui tanto s'è parlato, eseguito da Orson Welles nel Messico tre anni or sono, con Francisco Rieguera e Akim Tamiroff. Tanto più interessante è perciò il film di Kozincev, che realizzato nel 1957, e presentato in quell'anno a Cannes, si può dire il primo e unico « Don Chisciotte > del cinema moderno. L'unico piano su cui il cinema possa emulare, senza profanarlo, il libro di Cervantes, è quello illustrativo. Nei termini di questa saggia modestia, e fruendo della tradizione teatrale sovietica che ha nel < Don Chisciotte » uno spettacolo fisso (con edizioni per adulti e bambini), Kozincev ci ha dato un film di grande dignità figurativa, dove la scelta dei due protagonisti, da cui tutto dipende, si rivela assai felice: Nikola.1 Cerkassov, un hidalgo spettrale, ingenuo, farneticante (il cei*bre protagonista di Alexander Nevski e Ivan il terrìbile, interpreta da molti anni sulle scene il Cavaliere della Triste Figura), e Yuri Tolubeiev, un colorito e misurato Sancio. Evitate interpretazioni troppo lambiccate, e rilevando su un comune fondo di simpatia umana e sociale i caratteri diversi, ma qui non antitetici, dei due proverbiali eroi, il film non raggiungerà sempre la terza dimensione della poesia, ma è una ottima guida a una lettura per immagini, ingenua e popolare, dell'immortale testo di Cervantes. Certo, nemmeno plasticamente è dato afferrare le innumerevoli suggestioni del « Don Chisciotte », ma quelle che regista e sceneggiatore (il commediografo Schwartz) hanno fermato sullo sfondo ' d'una Spagna secentesca mirabilmente rifatta sui monti della Crimea, sono già molte e tutte d'una vibrante esattezza. Negli esterni calcinati dal sole, nelle scene di solitudine, veramente il film di Kozincev si accosta a una ideale illustrazione del < Don Chisciotte », nutrita d'incrociate reminiscenze di Dorè e di Daumier; mentre negli interni e nelle scene d'intrigo mostra un poco la corda dell'adattamento teatrale. I colori sono di grande suggestione; la fotografia di A. Moskvin e A. Dudko. le scenografie di E. Enei e A. Altman, degne della miglio¬ re tradizione del cinema sovietico. Ottimi tutti gl'interpreti, e monumentale, bene intuito nella sua indomita nobiltà, il tartassato Cavaliere reso da Cerkassov con bell'afflato romantico. 1. p.

Luoghi citati: Cannes, Crimea, Messico, Spagna