Il cacciatore di Verrès è stato ucciso dal ragazzo di 16 anni che era con lui

Il cacciatore di Verrès è stato ucciso dal ragazzo di 16 anni che era con lui Dopo aver negato per cinque giorni, iì giovane ha confessato Il cacciatore di Verrès è stato ucciso dal ragazzo di 16 anni che era con lui Il responsabile era armato di un fucile da guerra tedesco: il colpo mortale gli sarebbe sfuggito per disgrazia, mentre era alle spalle del compagno - Prima aveva sostenuto che l'amico era stato soppresso da uno sconosciuto (Nostro servizio particolare) Verrès, 17 settembre. Il colpo di fucile che mercoledì scorso ha ucciso il cacciatore Pier Paolo Montemezzo, di 23 anni; è stato sparato dal sedicenne Serafino Bagnod, suo compagno di battuta alla marmotta sulle montagne ii Champdepraz. L'arma è un * Mauser» automatico, abusivamente posseduto dal ragazzo. Il colpo sarebbe partito accidentalmente, mentre il Bagnod si trovava alle spai le del Montemezzo, ad una di stanza di circa quindici metri. Dopo cinque giorni, il castello di menzogne architettato dal giovane è crollato di fronte alle precise contestazioni dei carabinieri e dopo un confronto con il cacciatore « dalla camicia verde e dal berretto a visiera», che secondo il Bagnod aveva sparato al suo compagno di caccia. L'uomo è stato identificato ed è risultato estraneo all'episodio. Delicata si è fatta invece la posizione di due cacciatori di Champdepraz, Beppino Annovazzi e Piero Berger, che, trovandosi a Pian Castello mercoledì, avevano visto il « Mauser» tra le mani del ragazzo, ma hanno taciuto ai carabinieri l'importante elemento. Il Berger è stato il primo a tornare, nella stessa notte di mercoledì, sul luogo dell'uccisione, dopo essere sceso a valle, mentre l'Annovazzi vi ha accompagnato i carabinieri il mattino successivo. Serafino Bagnod è un bion dino alto e magro, dallo sguardo sfuggente per un pronun ciato strabismo. Vive tutta la estate sui monti alla testata del vallone del torrente Cha lame, con il padre, conduttore dell'alpeggio di Costaz, e due fratelli. Sua madre è morta da qualche anno. In autunno la famigliola scende a valle, in frazione Viering, dove possiede una discreta fattoria. Alle vano e commerciano bestiame, ma Serafino non è un gran lavoratore. « E' uno sbadato > dicono in paese, « è un po' tocco » dicono altri. Il ragazzo non ha mai superato gli esa mi di quinta elementare perché preferiva passare le giornate nei boschi a tendere tagliole ai conigli selvatici. Come il giovane sia venuto in possesso del « Mauser » per ora non si sa, ma su queste montagne che hanno visto la guerra partigiana, le armi non sono rare. Le munizioni deve averle avute in un secondo tempo, e si trattava di cartucce arrugginite. Il bossolo rinvenuto a Pian Castello, a quindici metri circa dal cadavere del cacciatore, era stato ripulito pochi giorni prima dalla ruggine dallo stesso^. Monte- mezzo. Questo è stato un elemento che ha molto aiutato gli inquirenti. Il fucile e le munizioni erano stati infatti visti tra le mani della vittima Vi è tutta una storia di scambi e prestiti di quest'arma, che deve essere ancora ricostruita Non è escluso che il possesso del fucile fosse contestato al [ragazzo dallo stesso cacciato- re che doveva poi rimanere UCCISO. Quando i due erano partiti, martedì sera, da Meran di Montjovet, dove la vittima viveva con la moglie — Elsa Magot, e due bambini, Mauro di h inni e Nadia di 2 — i cacciatori portavano un solo fucile: la doppietta calibro 12 del Montemezzo. Il « Mauser » stava smontato nel sacco, con le provvigioni. Ma mercoledì mattina, durante la caccia nella zona di Pian Castello, il fucile da guerra era imbracciato dal ragazzo che ha lasciato partire il colpo contro il compagno di battuta. Domani mattina, Serafino Bagnod sarà accompagnato sul monte, affinché indichi il luogo dove ha occultato l'arma: Per cinque giorni -.11 ragazzo aveva accusato it * cacciatore dalla camicia verde », un giovane di Pontey, incensurato, che, ignaro di tutto perché vive in una frazione montana dove non arrivano giornali, non s'era presentato ai carabinieri, avvalorando così indirettamente le affermazioni del Bagnod. Ora invece il sedicenne insiste sulla tesi della disgrazia. La sua incre dibile fermezza nel mentire per tutti questi giorni, non lo mette tuttavia nella migliore luce per essere creduto. Le popolazioni della zona e soprattutto la folta schiera di cacciatori che battono le valli tra le vette del Barbeston e di Avic, ricche di selvaggina apprenderanno con sollievo che è stata fatta luce completa sulla morte del Montemezzo e che nessun terribile criminale si aggira sui monti, sparando a vista a chi gli disturba la caccia. r. d. Il sedicenne Serafino Bagnod, tra il maresciallo Gabetti della squadra giudiziaria e un agente in borghese, di ritorno da un sopralluogo effettuato a Pian Castello

Luoghi citati: Champdepraz, Montjovet, Pian Castello, Pontey, Verrès