L'Europa di De Gaulle non rafforza l'Occidente di Luigi Salvatorelli

L'Europa di De Gaulle non rafforza l'Occidente L'Europa di De Gaulle non rafforza l'Occidente Gli avversari maggiori | mmabsdlobdraprstLeaetttdnqecmzcdel generale De Gaulle gli hanno rimproverato come tradimento di aver detto circa l'Algeria, per un lungo tratto di tempo dopo la sua ascensione al potere, il contrario di ciò che inten-l deva veramente fare ed ha| fatto. Checché sia di questa imputazione, nessuno potrà pensare a rinnovarla adesso in riguardo ai rapporti franco « germanici. Sempre, da quando è tornato al potere, De Gaulle ha insistito non solo sulla riconciliazione franco-tedesca, ma sulla particolare solidarietà fra i due paesi come sul principio fondamentale della sua politica europea. Adesso, nei molteplici discorsi tenuti in Germania, in tedesco o in francese, egli ha proceduto alla conclusione integrale delle sue dichiarazioni precedenti. Nel « toast » al pranzo di gala del 4 settembre al castello di Bruhl, il suo pensiero è stato formulato più sistematicamente. Dopo aver ricordato il riavvicinamento già avvenuto tra Francia e Germania, egli proclamò che i due popoli tendono alla unione necessaria per l'azione comune, e che i due governi codesta unione « si accingono a costituirla » ; in tal modo la riconciliazione diverrà « una fonte comune di forza, d'influenza e d'azione ». Primo motivo dell'unione è « perché siamo insieme e direttamente minacciati ». Secondo motivo (che in realtà è il primo per De Gaulle): occorre all'alleanza atlantica che ci sia sul vecchio continente « una diga di potenza e di benessere analoga a quella costituita dagli Stati Uniti sul nuovo, la quale non può essere costruita che sulla solidarietà dei due Stati ». Tra la « diga » americana e quella franco-tedesca ci sarebbe l'Inghilterra; la quale, al tempo di Luigi XIV, di Napoleone, di Guglielmo II, e soprattutto di Hitler, capo dell'ultimo governo tedesco, ha costituito essa la diga contro le egemonie liberticide. Che cosa ne fa, De Gaulle, dell'Inghilterra? Egli, con una frase del suo « toast » la elimina daL concerto del mondo libero. Seguita, il « toast » ufficiale,, ricordando che sei Stati d'Europa hanno costituito una comunità economica — della domanda inglese di adesione, ne verbum quidam —, e che tutto già si trova formulato e proposto (intendete: da De Gaulle) perché i Sei organizzino « la loro cooperazione politica ». « Per verità, talune teorie e taluni pregiudizi al di dentro, combinandosi con certe influenze dal di fuori » — accenni disinvolti a Belgio, Olanda, Inghilterra, Italia —, «hanno potuto, momentaneamente, sospendere la conclusione. Ma Germania e Francia, d'accordo sul principio e sulle modalità di questa costruzione (sono io che sottolineo) hanno ogni ragione, per loro conto, di restringere senza ritardo la loro propria solidarietà. Cosi facendo, possono esser sicure di servir bene l'Europa e la libertà del mondo ». Ci sarebbe più di una spigolatura da fare nei successivi discorsi di De Gaulle, sempre dello stesso genere. Lo spazio me lo vieta; ma non si può omettere un|accenno all'appello fatto, nel |discorso all'Accademia mili-!inFRhcsemacudtClnmdlrasrhdsldndslGscPdstare federale di Amburgo, alle grandi tradizioni militari dei due popoli per mettere in programma « la solidarietà delle nostre armi », « la coòperazione organica dei nostri eserciti, per una sola e identica difesa ». Insomma, l'Europa delle patrie — formula che già De Gaulle ha smentito — si trasforma in una identità di azione politica e militare tra Francia e Germania. Una identità che potrebbe arrivare fino alla messa in opera di una force de frappe nucleare franco-tedesca. La deduzione è stata già formulata da varie parti: tanto più che nel seguito di quel discorso di Amburgo si parla delle risorse molteplici necessarie per gli armamenti moderni, per concludere che « Francia e Germania potranno tanto meglio assicurarsi gli stru¬ menti di potenza quanto più assoceranno le loro possibilità. A fortiori ciò varrà se quelle dei loro vicini d'Europa si assoceranno alle loro ». Dunque, da Bruhl ad Amburgo, coerente è stato il discorso di De Gaulle, chiarissimo il suo significato: associazione franco-tedesca, politica, economica, militare, da concludere al più presto: tanto meglio se gli altri quattro si accoderanno. La Gran Bretagna rimane esclusa da questo piano, anche soltanto per l'unione economica. Occorre spiegare come tutto questo sia in diretta, volontaria, programmata antitesi con la politica degli altri cinque dell'Unione economica europea, con quella della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, e infine con la costituzione medesima della Nato e dell'alleanza atlantica? * * Ciò non significa che i colloqui di sabato a Torino sEuliGnfssiiiiiitiiiiftiiiiiiiiiiiiiiifiiiiifiiiiiiiiitiifttiiiiittiit siano da considerare inutili. Essi hanno potuto servire a un chiarimento diretto delle rispettive posizioni dopo il viaggio di De Gaulle in Germania; Fanfani ha tenuto fermo sulle posizioni fondamentali italiane, che sono di favorire la conclusione positiva delle trattative per l'ingresso dell'Inghilterra nel Mec, e solo dopo che questo sia avvenuto riprendere le trattative per l'Unione politica europea congiuntamente con l'Inghilterra. In quanto ai progetti di De Gaulle, mentre deve ritenersi presentemente escluso un qualche loro cambiamento sostanziale, è invece pensabile che De Gaulle rinunci, o almeno rinvìi, la conclusione formale dell'alleanza franco-tedesca, continuando per ora a procedere passo per passo. Tutto sta che egli accetti altresì di discutere preventiva' mente le incidenze dei singoli passi sulla Nato e sull'Unione europea. Luigi Salvatorelli tiitifiiriiiiitrriiiiitiTiiiiifiiiiiitfiiiiiiTiiiìiiiiiiitiii