La casa degli umili

La casa degli umili Caro-fitti e abitazioni popolari La casa degli umili L'abitazione è uno dei segni rivelatori più sicuri non tanto del grado di benessere quanto della civiltà di un popolo; più che il consumo della carne o del latte, il numero dei telefoni, dei giornali letti, della tiratura media dei libri. Per questo non può non turbare, non apparire una smentita alle affermazioni di miracolo economico, il leggere quella ch'è la casa degli umili: nelle campagne e nei minimi centri di molte regioni; ma anche nelle grandi città, in particolare la casa degl'immigrati con famiglie numerose: senza spazio sufficiente, male aerata, spesso umida o pericolante. Si parla molto di carofitti, e si è pure invocata una nuova legge di blocco. Spero la proposta venga lasciata cadere ; conosciamo l'eterninarsi dei blocchi, le contestazioni che generano ; qui poi si colpirebbe una forma di proprietà che è proprio il primo investimento vagheggiato dai proprietari più modesti, si svaluterebbe il frutto di tante economie, si frenerebbero le costruzioni, perché nessuno si illuderebbe che altri blocchi non sopravverrebbero in avvenire. Il problema va, a mio avviso, affrontato diversamente. Nella fioritura d'istanze sociali dell'inizio del secolo si diede il loro posto alle case popolari, che dovevano essere le case degli umili, senza alcun intento di speculazione e di lucro nei costruttori. Sennonché venne avanti rapidamente una aspirazione nuova: l'alloggio in proprietà. Intorno al 1900 l'alloggio in proprietà era sconosciuto: nelle città i gran signori avevano i loro palazzi, ricchi ed agiati eran talora proprietari di case da affittare; nei paesi anche i meno agiati, in qualche regione persino i più poveri, possedevano la lo ro casetta; ma la proprie ±k dell'appartamento era ignota. L'aspirazione dilagò rapidamente (appartamen to, casette gemellate, villi netti), accolta subito con favore.tra la borghesia im piegatizia, con riluttanza nelle città dove più poteva la tradizione del proprietario terriero. Ma trionfò; e poiché partiti e governi non possono opporsi a certe aspirazioni popolari, dalla vecchia vi sione socialista avversa ad ogni forma di proprietà — nella Carrozza di tutti di De Amicìs c'è un tranviere che resiste alla propaganda socialista perché al suo pae se possiede un albero —, si passò all'appoggio dato da tutti i partiti alla edilizia sovvenzionata, e da ulti mo anche allo smantellamento delle proprietà dei grandi istituti che possedè vano case destinate agli umili, per alienarle a condì zioni di favore agl'inquilini che potessero comprare (riscattare, si è detto impro priamente) i loro alloggi. E' un peccato che i nostri economisti non curino abbastanza la realtà quoti diana; l'edilizia sovvenzionata meriterebbe qualche buon volume, anche ad illustrare i suoi scandali. Non può non tenerne con to chi studia le retribuzioni dei funzionari ed il distacco tra i gradi minori ed i più alti; almeno nella capitale ma non certo soltanto qui, l'edilizia sovvenzionata dà talora all'alto funzionario un patrimonio assai mag giore della tenue liquidazio ne corrisposta, al cessare del servizio, oltre la pensio ne. Certe categorie hanno la scelta della città. Le restrizioni al tipo di casa che dovrebbe poter dare l'edili' zia sovvenzionata, sono fa cilmente eluse; si hanno alloggi veramente lussuosi. Su questi abusi si leggono giù sti rilievi nei voti del Con siglio nazionale dell'economia e del lavoro del 21 luglio '60 e del 18 dicembre '61, dove pure si parla dei profittatori delle leggi del secondo dopo-guerra, degli abbienti che hanno cercato d di farsi quasi regalare l'alloggio dalla collettività. Ora sarebbe vano disconoscere che « l'accesso alla proprietà dell' abitazione trova nell'art. 47 della Costituzione un sostegno, ed è una tendenza reale, non supposta, è una aspirazione indubbiamente viva di libertà e dignità umana ». Ma è anche voler chiudere gli occhi alla realtà l'ignorare che ci sono molte e molte famiglie per cui quell'ideale inaccessibile, e terribilmente difficile altresì il pagare un fitto che non sia pressoché simbolico. Non credo il bilancio statale consenta di pensare come raggiungibile prossimamente l'ideale dell'alloggio in proprietà consegnato gratuitamente ad ogni coppia il giorno delle nozze (e bisognerebbe allora aggiungere: in proprietà inalienabile) ; occorre dunque pensare, accanto all'ente che dia a piccoli borghesi e ad operai con qualche respiro nel loro bilancio, l'alloggio in locazione con patto di riscatto o che lo venda a rate, all'istituto che fornisce alloggi a fitti estremamente bassi, con una certa tolleranza in caso di morosità, per i più umili. Occorre formare a tale ente, che terrei staccato da ogni altro che costruisca alloggi per cederli in prò prietà, un suo patrimonio immobiliare, che dichiarerei demanio non usucapibile. E per una rapida costituzione di tale demanio non esite niiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitfiiiit iitiiiiiiiiiiitiiiii rei a ricorrere, accanto alle nuove costruzioni, pure a forme di esproprio. In un articolo su II ponte dedicato agli « immigrati a Torino », leggo degli enormi fitti che sarebbero pretesi: «Abili pescecani hanno fiutato già diversi anni fa il buon affare ed hanno acquistato a cifre irrisorie interi piani di soffitte, guadagnandoci poi con gli immigrati som me impressionanti». Ecco una legge che consentisse l'esproprio a favore dell'ente di alloggi destinabili ad abitazione dì umili, stabi lendo che il prezzo di espro prio sarà mediato tra il va' lore reale, quello riconoscivi to dal fisco alla registrazio ne dell'atto di acquisto (in tegrato con la svalutazione della lira tra l'acquisto e l'esproprio) ed il reddito nascente dai contratti di affittò registrati (reddito ri' tenuto zero se i contratti non siano registrati), anche non venendo applicata avrebbe un effetto salutare di monito; e quanto meno, attraverso la tassazione dei redditi, permetterebbe allo Stato di-reperire un po' di fondi per le nuove costru zioni. La casa in proprietà, ottima mèta: ma perché oggi forse la maggioranza degli italiani può aspirarvi, non dimentichiamo i più poveri, quelli per cui il riscatto della casa appare una nebulosa estremamente lontana. A. C. Jemolo vSqcclrsdgIlcdcCIcmmvspdtsssiiiiiitiiitiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiifiis

Persone citate: A. C. Jemolo

Luoghi citati: Torino