A Napoli si è dimessa la giunta democristiana

A Napoli si è dimessa la giunta democristiana A Napoli si è dimessa la giunta democristiana L'improvvisa decisione del sindaco per un dissidio con i laurini - Si prevede un tentativo di centrosinistra o il ritorno alla gestione commissariale (Dal nostro corrispondente) Napoli, 12 settembre. E' fallito il varo di una amministrazione comunale di soli democristiani (ventitré consiglieri) appoggiata però dalla destra (i due consiglieri del partito liberale) e dall'estrema destra (i venticinque monarchici) con una larga maggioranza (cinquanta su ottanta). Dopo che era stato eletto giorni fa il sindaco nella persona del prof. Luigi M. Palmieri, direttore dell'Istituto di medicina legale, bisognava ora designare i quattordici assessori effettivi ed i quattro supplenti. La soluzione del centro-destra sostenuta particolarmente dal senatore Silvio Gava, in aspro contrasto con l'on. Paolo Barbi e approvata, sia pure con una larga opposizione nei comitati comunale e provinciale della de, aveva questo punto fermo: i democristiani avrebbero scelto fra i loro ventitré consiglieri quelli designati alla carica di assessori, con la esclusione totale di ogni ingerenza dei due partiti pur condizionanti. Ma l'incidente è accaduto lo stesso quando si è appreso che quattordicesimo assessore era il medico Giuseppe Del Barone, già acceso militante nelle file laurine e poi passato allo « scudo crociato » con altri sei consiglieri nella precedente amministrazione. Poiché il sindaco non aveva ancora giurato, presiedeva la seduta, in qualità di «consi gliere anziano », Achille Lauro. Mentre nella prima votazione l'accordo fra de, liberali e monarchici funzionava in pieno per tredici assessori, i monarchici boicottavano il quattordicesimo, Del Barone, che non raggiungeva la maggioranza assoluta. Achille Lauro indiceva una seconda votazione: identico risultato. I monarchici facevano convergere i loro voti su un democristiano non scelto dal suo partito, Antoni ni, cui andavano venticinque voti contro i ventiquattro dì Del Barone. Non essendovi però la mag- gioranza che la legge vuole anche per la seconda votazione, si passava al ballottaggio, cioè alla terza fatta sul maggior numero, e vinceva Del Barone che aveva non solo i ventitré voti del suo nuovo partito e quello dell'unico consigliere liberale presente (l'aw. Nicola Cariota Ferrara; l'altro consigliere, cioè l'ex ministro dell'Industria Guido Cortese, era assente), ma anche due oti ritenuti o missini o comunisti, realizzando dunque ventisei punti contro i ventiquattro di Antonini. Da questo momento Lauro abbandonava la presidenza affidandola al secondo « consigliere anziano », cioè all'eletto col numero dì preferenze subito dopo il suo: il sindaco Palmieri. Intanto i laurini, vistisi battuti, decidevano di rifarsi nella elezione dei quattro assessori supplenti, e nelle altre tre votazioni che seguivano facevano riuscire i quattro comunisti (senza però che avessero uno scrutinio sufficiente), poi quattro dei loro ad eguali voti con quattro de, e quindi, alleatisi con i missini, vincevano ottenendo ventisette voti per i quattro loro scelti. Il prof. Palmieri proclamava eletti ad assessori supplenti i quattro monarchici, ma, secondo una dichiarazione già fatta, informava che avendo quella votazione rotto il precedente accordo per un governo amministrativo della città, egli avrebbe trasmesso nella notte le dimissioni sue e dei quattordici assessori effettivi al Prefetto. Ciò è poi regolarmente avvenuto. Il consiglio comunale Bara convocato fra quindici-venti giorni. Il segretario della Federazione socialista, Pietro Lezzi, ha dichiarato che il suo partito è ancora pronto ad un accordo con de e psdi, a condizione però che la de esprima una salda maggioranza favorevole al centro-sinistra. In caso opposto — ha detto Lezzi — non c'è altra via che un nuovo commissario. c. g.

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