Quanto guadagnano i parlamentari di Fausto De Luca

Quanto guadagnano i parlamentari Quanto guadagnano i parlamentari Ogni mese ricevono una indennità fissa di 65 mila lire e una mobile di 385 mila - In caso di assenza perdono 5 mila lire il giorno e due mila se mancano alla sola seduta del mattino o del pomeriggio - Versano una somma per il fondo pensione e una quota al loro partito - Tolte tutte le detrazioni lo "stipendio medio" è di 365 mila lire (Nostro servizio particolare) Roma, 8 settembre. Il livello dell'indennità che la Repubblica italiana assegna ai cittadini che assolvono al mandato parlamentare è tornato in discussione in questi giorni con lo scatenarsi di una polemica dell'estrema destra contro i « privilegi » dei deputati e dei senatori. A queste campagna il Presidente della Camera ha reagito con un breve discorso ai giornalisti parlamentari al momento della chiusura della sessione estiva di Montecitorio, poi con una intervista ad un giornale di Bari. In sostanza, secondo Leone, i parlamentari ricevono mensilmente meno di 400 mila lire e con questa somma devono provvedere a tutti 1 bisogni normali di una famiglia, più affrontare le spese inerenti alla loro funzione (una seconda abitazione o un pied-d-terre a Roma, i frequenti spostamenti da una zona all'altra, ecc.). In base a queste considerazioni l'indennità mensile dei parlamentari anziché eccessiva risulta insufficiente e pertanto, a giudizio del Presidente della Camera, va aumentata. Parlando di aumento l'on. Leone ha inteso riferirsi soltanto ad una parte dell'indennità. Il cosidetto «stipendio» dei parlamentari è costituito infatti da due voci: una indennità fissa e una mobile. L'indennità fissa fu stabilita con legge nel 1948 e ciò, almeno in linea di principio, non costituì una novità. L'espletamento gratuito del mandato parlamentare cessò infatti nel 1912 quando l'introduzione del suffragio universale portò in Parlamento cittadini delle più diverse condizioni economiche (anche le più umili) e non più soltanto cittadini appartenenti ai ceti benestanti La legge del 1948 determinò in 65 mila lire mensili l'indennità fissa e previde poi la facoltà delle Camere dì concedere una diaria per la partecipazione effettiva dei parlamentari ai lavori dell'Assemblea e delle Commissioni. Questa diaria — in effetti un rimborso spese — doveva quindi essere calcolata sul numero delle presenze, ma in pratica finì per tramutarsi in un forfait la cui consistenza è andata crescendo in rapporto all'aumento del costo della vita: essa è attualmente di 385 mila lire mensili. Su questo forfait le amministrazioni delle Camere effettuano delle detrazioni che sono di 5 mila lire per l'assenza da tutti 1 lavori della giornata (assemblea o commissioni) e di 2 mila lire per l'assenza da una sola seduta di assemblea, quando ce ne sono due in una giornata. Le assenze per re golare congedo o per malattia (attestata da certificato medico e da comunicazione dei gruppi parlamentari) non comportano detrazioni. In sede di totali, su 229 mi¬ lioni mensili di diaria per rimborso spese le detrazioni sono in media di tre milioni che vanno versati al fondo di previdenza. In definitiva le detrazioni per assenze sono minime e vengono mantenute soprattutto per volontà dei gruppi parlamentari che vedono in esse uno stimolo ai parlamentari perché non si assentino. Trattandosi di indennità e non di stipendio vero e proprio non esiste né tredicesima né quattordicesima mensilità. Altrettanto vale ' per la cosiddetta pensione dei parlamentari, istituita nel 1954 dal Senato e nel 1956 dalla Camera. Adesso il fondo di previdenza dei due rami del Parlamento è unico e viene alimentato da contributi dei deputati e dei senatori secondo una misura rapportata all'età: 35 mila lire mensili quando i parlamentari abbiano raggiunto 40 anni (cioè tutti i senatori e gran parte dei deputati); tra 19 e 27 mila lire per ì deputati più giovan' Al fondo perviene anche un contributo mensile di 10 mila lire pro-capite deliberato dalle amministrazioni delle due Camere. . Con tale fondo viene concesso, al termine del mandato parlamentare, un assegno vitalizio cosi disciplinato: 50 mila lire mensili dopo 5 an ni di contribuzione (una legi slatura) e al compimento del 60° anno di età; oppure al 55' anno di età quando ci siano 10 anni di contribuzione. Per ogni anno di contribuzione superiore al minimo di cinque l'assegno aumenta di 10 mila lire, fino ad un massimo di 200 mila lire. A queste detrazioni, per così dire istituzionali, vanno aggiunte quelle praticate dai eruppi parlamentari e che variano secondo i settori politici. I più tassati sono i parlamentari socialisti che versano al gruppo tra le 56 e le 82 mila lire. I comunisti versano ufficialmente (cioè attraverso l'amministrazione della Camera) diecimila lire, ma in sede di partito fanno dei versamenti rapportati al carico familiare e che in qualche caso giungono fino alla metà della indennità. Gli altri gruppi prelevano: 15 mila lire quello democristiano (che salgono a 25 per i membri di governo); 25 mila quello missino; 20 il monarchico; 15 mila il socialdemocratico; 5 mila il liberale. Il solo gruppo misto, che svolge ridotta attività, non chiede sacrifici finanziari ai suoi membri. In totale, queste diverse de trazioni assommano ad una media di 85 mila lire mensili per parlamentare e riducono a 300 mila la misura effettiva della diaria. Aggiungendo le 65 mila lire dell'indennità fissa si raggiungono le 365 mila lire complessive. La spesa totale sopportata dalla Camera dei Deputati per le indennità [ai suoi 598 membri (comprese le indennità di carica al Presidente, ai vice Presidenti, ecc.) è di 3 miliardi 339 milio-lni su una spesa totale per ili funzionamento di Montecitorio |di 7 miliardi 400 milioni (bì lancio 1962-63). Vi è poi il capitolo delle «agevolazioni». Anzitutto la caffetteria e la buvette che praticano i prezzi di una normale cooperativa: prezzi dì costo più un piccolo margine. La gestione è autonoma e non incido sul bilancio della Camera. I servizi di toilette e di barberia sono gratuiti. I servizi postali e bancari praticano le tariffe ordinarie. Non ci sono tessere per ingresso gratuito nei cinema, nei teatri e nei complessi sportivi. I parlamentari hanno soltanto una tessera (molto poco utilizzata) di libera circolazione sulla rete di Roma e il permanente ferroviario che serve quasi esclusivamente ai parlamentari per i viaggi tra il collegio elettorale e la capitale. Questo, in dettaglio per le varie voci, il trattamento usato dalla Repubblica ai parlamentari. Le cifre indicate concordano con quella globale (me no di quattrocento mila lire) citata dal Presidente della Camera che l'ha giudicata insufficiente ed ha auspicato un sereno dibattito pubblico sulla opportunità di aumentarla nel la parte di diaria, cioè quella più legata alle variazioni del costo della vita. Fausto De Luca

Luoghi citati: Bari, Roma