Cosa pensa di Kruscev il poeta americano Frost di Enzo Bettiza

Cosa pensa di Kruscev il poeta americano Frost Cosa pensa di Kruscev il poeta americano Frost «E' un duro, ama la lotta» - Lo scrittore ha 87 anni - Il capo sovietico chiede che Kennedy « non faccia una cosa »; Frost non ha rivelato quale (Dal nostro corrispondente) Mosca, 8 settembre. Il vecchio poeta Robert Frost. che oer gli americani è ormai una istituzione nazionale, ha visto ieri il Premier sovietico sul Mar Nero. Alla domanda se scriverà qualcosa sulla sua visita nell'Unione Sovietica, ha risposto increspando le labbra in un candido sorriso disarmante: « Non scriverò certo poesie perché ci amiamo reciprocamente di più. Non è l'amore che mi interessa. La lotta mi interessa e, nella lotta, la magnanimità ». La definizione che ha dato di Kruscev ha sgomentato i presenti: « M'è piaciuto questo Kruscev, sapevo che era un bel tipo di « duro >. E' pronto per la lotta. Lui non ha paura di noi, e noi non ne abbiamo di lui >. Tutte le battute coi giornalisti sono andate avanti in questo tono di spregiudicatezza sportiva, limata da un sottile senso dell'umorismo. Non è difficile spiegare un linguaggio cosi realistico, da pioniere americano del secolo scorso, temprato dal distacco che danno la cultura e l'età quando sono venerande: Frost, che ha 87 anni, è un aristocratico conservatore del New England. un gentiluomo di campagna la cui poesia, soprattutto dove esprime la violenza della na'.ura americana, si ricollega alla tradizione eroica di Whitman. A ciò si aggiunge l'estro dell'anglosassone eccentrico, del positivista che non deve aver disprezzato i paradossi di Bernard Shaw. A Gagra, sul Mar Nero, Frost si ammalò e, curato da due medici personali del Capo del Cremlino, rimase quasi per una settimana a letto. « Kruscev è venuto al mio capezzale — ha raccontato — ed io subito gli ho precisato che non ero venuto qui a parlargli di poesia, ma di politica >. Cosa si sono detti? c Io gli ho fatto chiaramente capire che il fu turo dei nostri cento anni giace fra noi e la Russia Siamo noi, le due potenze II resto del mondo non conta: Kruscev continuava a richiamare la mia attenzione su altri paesi in risveglio, l'Africa, la Cina, ma io liquidavo subito le sue frasi dicendogli che il resto del mondo rispetto a noi non conta. Sono le nostre due po tenze destinate alla grande ri¬ t è r à o n : e e i e o . n e a n , o a n a e a . l r , a o r n i a o o o v a i a, e o n ¬ valità nello sport, nella scienza, nell'arte e nella democrazia. Kruscev sembrava d'accordo. Poi ha detto che noialtri americani dovremmo essere orgogliosi dell'allievo che ha imparato da noi e che ormai supera il maestro. Questo non vuol dire, gli ho ribattuto, che noi non potremo superare la Russia in certi campi nel futuro. Lui è stato severo col mio paese. Ha detto che il dollaro non è più così forte come una volta. Fino ad un certo punto concordavo: in certe cose ci hanno superati, ma a nostra volta li supereremo. E' come un grande gioco. Kruscev non ha mai menzionato Dio, io invece gli-ho detto che Dio vuole la nostra rivalità ». Hanno parlato anche della crisi berlinese. « Gli ho detto, per Berlino, che non bisognava porre una questione cosi piccola contro il destino delle nazioni. Lui mi ha risposto che non può fare più di quello che ha già fatto, che quello che poteva lo ha fatto e che ora spetta a noi americani di fare qualcosa. Personalmente avrei qualcosa da proporgli, ma credo non gli piacerebbe: potremmo fare un » affa re ». dargli una cosa che ci sta a cuore in cambio di un'altra che sta a cuore a lui. Voi siete un grande governante, — gli ho detto, — e dovreste superare questa lite che è pericolosa e potrebbe provocare una grande guerra. E prima di arrivare alla guerra può darsi che scopriremo che siamo così simili da eliminare ogni ragione di contesa ». Qualcuno ha ricordato che durante il famoso viaggio american j di Kruscev Frost espresse parole di troppa viva ammirazione per 11 capo sovie tico. « E' vero — ha replicato vivacemente il poeta — io m'ero messo a lodarlo tanto che finirono per chiedermi se non stessi, per caso, dalla sua parte. Risposi: no, è il nostro nemico, ma è un grand'uomo Resto di questa opinione. Vi dirò, anzi, che gli ho regalato un mio volumetto di versi con la dedica: < From his rivai. In frlendship » (Dal suo rivale, in amicizia). Kruscev gli avrebbe raccomandato di dire a Kenne dy di < non fare una cosa»: quale, Frost non ha voluto precisare. Quando i sovietici sono tor- nati alla carica con le loro domande, Frost ha tagliato corto ancora una volta. Gli hanno chiesto: «Che cosa pen sa della possibilità di una col laborazione culturale fra Stati Uniti e Urss? ». Ha risposto con la risata divertita di un bambino che la sa lunga: «Non mi interessa la collaborazione culturale. Vi ripeto che ciò che più mi preme è la grande questione della rivalità». Enzo Bettiza l poeta americano Robert Frost, a Mosca, riferisce ai giornalisti le impressioni del suo collòquio con Kruscev. L'incontro è avvenuto sul Mar Nero (Hadiofoto)