Viveri e medicinali lanciati dagli aerei

Viveri e medicinali lanciati dagli aerei Viveri e medicinali lanciati dagli aerei (Nostro servizio particolare) Teheran. 3 settembre. Un terremoto cento volte più violento eli quello che due anni fa distrusse Agadir ha sconvolto la Persia, che oggi si chiama Iran. Duecento villaggLsono stati rasi al suolo nella notte tra sabato e domenica. Oltre ventilala i morti, impossibile tentare un calcolo dei feriti e dei dispersi. E' questo il bilancio provvisorio della catastrofe, che il governo ha annunciato dopo le prime operazioni di soccorso, quando ancora decine di centri non sono stati raggiunti. Secondo notizie non confermate, le vittime sarebbero molte di più: oltre sessantamila. L'epicentro del movimento tellurico è situato a centosessanta chilometri da Teheran. Più colpita è la zona compresa tra le città di Ghazvin, Hamadan e Saveh, che occupa 34.000 chilometri quadrati a nordovest della capitale ed è vasta pressapoco come il Piemonte e la Liguria messi insieme. La scossa è durata sessan- ta secondi. Nelle casupole co- struite con i sassi e l'argilla e ricoperte da tetti d'ardesia, migliaia di donne, di bambini, di vecchi sono passati in quel minuto dal sonno alla morte. Di interi villaggi della regione, che è una delle più povere e delle più inaccessibili dell'Iran, non resta che un ammasso di macerie. Stamane, a due giorni di distanza, la terra ha tremato ancora ad Hamadan, un grosso centro, a 40O chilometri da Teheran. Ma non si conosce ancora la gravità dei danni. A Ipah, un centro di 4 mila abitanti, nessuno si è salvato. Un giornalista americano, atterrato nella zona con un piccolo aereo ha riferito che sono stati letteralmente ingoiati dalle voragini. A Dan Jskahan, Bonene, Avaj, i villaggi dove il sisma è stato avvertito con maggiore intensità, centinaia di cadaveri giacciono ancora sotto le macerie. « La violenza del terremoto è stata tale — ha dichiarato un sismologo, dell'università di Teheran — che se avesse colpito la capitale i morti sareb ^bero stati un milione». Il pre¬ sidente del € Leone e Sole rosso » Cla Croce Rossa iraniana) ha detto: < Finora non siamo riusciti a dissotterrare che un quarto delle vittime ». La polizia di Ghazvin afferma che nella città — a 120 chilometri dalla capitale — vi sono stati almeno 5 mila morti. La città è semidistrutta. Decine di bambini vagano atterriti nella campagna circostante. Nonostante l'inesauribile prodigarsi dei militari giunti a bordo di camion sul luogo della catastrofe, è stato impossibile evitare che altre decine di persone perissero sotto le macerie, c / mezzi tecnici di cui disponiamo sono assolutamente inferiori alle necessità », ha dichiarato un colonnello dell'esercito, che comanda i due primi reggimenti accorsi a Ghazvin. A Boeen una piccola cittadina che si trova ad una cinquantina di chilometri da Ghazvin non una casa è rimasta in piedi. Gli scampati non sono che poche decine. Un collegio che ospitava 300 bambini è scomparso a Sadah. Sul luogo in cui sorgeva l'edificio vi è solo un cumulo di sabbia e di rovine. Per recuperare i corpi delle vittime sarà necessario scavare a lungo sotto le macerie. Le operazioni di soccorso, iniziate nella notte di sabato, si svolgono tra enormi difficolta. Le comunicazioni telefoniche sono interrotte. La regione non e attraversata da linee ferroviarie e, salvo che in alcuni centri, esistono solo vecchie strade di montagna, inaccessibili persino agli automezzi. Soltanto nella mattinata di domenica da Teheran sono stati compiuti tentativi per arrivare in tutti i centri colpiti. Reparti dell'esercito sono stati lanciati dagli aerei sui villaggi distrutti e, sempre con il paracadute, sono stati fatti scendere a terra viveri e medicinali. A mano a mano che nella capitale sono giunti i messaggiradio dei paracadutisti, in tutto il paese sono cresciuti l'angoscia e lo smarrimento. I primi tecnici rientrati dalla zona del disastro hanno descritto le scene di disperazione, nei paesi dove manca l'acqua e il cibo e centinaia di cadaveri aspettano d'essere sepolti. Ad Abergam una donna, Fatima Bagon, scavando nelle macerie ha trovato i corpi dei suoi cinque figli e continua a cercare quello del marito, che era fuori al momento del crollo. < Sono sicura che Allah me lo ha preso — ha detto — ma non avrò pace finché lo troverò ». A Isfahan, una delle città più belle della Persia, decine di superstiti hanno avuto la mente sconvolta dalla tragedia. Molti si sono uccisi vicino alle salme dei propri cari. Altri hanno dato, quando sono giunti i soccorritori, segni di pazzia. In un altro villaggio una donna, estratto dalle macerie ancora in vita, ù stata colta da una crisi di follia quando ha visto allineate davanti a lei le salme del marito e dei tre figlioletti Si è divincolato dalle braccia dei soldati che l'avevano salvata e si è gettata contro un muro riportando una grave ferita alla fronte I soccorritori che scavano fra le rovine non riescono a trattenere il pianto nel comporre pietosamente i corpi dei bambini periti nel sonno. Molti per ore sono restati accanto ai genitori senza vita, sotto le capanne sprofondate nelle voragini. I primi soccorritori hanno assistito all'agonia di centinaia di persone, senza poter intervenire per la mancanza di medicinali. Qualcuno tra gli scampati ricorda lucidamente il momento in cui la tragedia si è compiuta: < Si è sollevato un vento caldissimo — racconta un vecchio — poi abbiamo sentito una specie di rombo e tutto è crollato. Ho chiuso gli occhi, ho creduto che fosse giunta la fine del mondo. Quando li ho riaperti, le case erano scomparse: mia moglie e i miei quattro bambini non c'erano più». < La catastrofe è enorme — ha dichiarato nel suo discorso il primo ministro Assadollah Alam dopo aver visitato alcuni villaggi —. E' la più terribile che abbia colpito l'Iran in tutta la sua storia. Che Allah ci aiuti » La radio iraniana ha cessato la trasmissione di tutti i programmi musicali e di varietà in segno di lutto: al loro posto diffonde bollettini di informazione e appelli di soccorso. A Teheran, dove il terremoto è stato avvertito ma non ha causato danni di rilevante importanza, la gente vive in preda all'incubo. Gran parte della popolazione ha trascorso la notte all'addiaccio e per tutta la giornata non ha fatto ritorno alle proprie case. Lo Scià ha annunciato che nella giornata di domani si recherà in visita nelle regioni colpite. Egli ha interrotto le vacanze che stava trascorrendo insieme alla consorte Farah Diba sul Mar Caspio, subito dopo aver appreso per telefono le prime notizie del disastro. L'esercito, la polizia e migliaia di volontàri sono mobilitati per preparare e portare i soccorsi. Il governo ha invi tato chiunque fosse fornito di un automezzo a recarsi sul luogo del disastro per collabo rare olle operazioni di salvataggio. La lega internazio naie della Croce Rossa, rispondendo a un appello del < Leone e Sole rosso » ha invitato tutti gli Stati ad inviare il più presto possibile aiuti e vi veri e denaro a Teheran. Mal ti Paesi hanno già mandato forti somme, medicinali, ben de e coperte. Il governo degli Stati Uniti ha promesso di spedire in volo un intero ospedale mobile, due elicotteri per le operazioni di salvataggio e mille tonnellate di generi alimentari. Nella zona di Ghazvin, che è quella più duramente col pita, a ZOO chilometri da Teheran, sono stati inviati altri 500 soldati. Trenta autocarri dell'esercito e decine di auto veicoli privati sono partiti dalla capitale per le zone sinistrate. Cinque autobotti del l'esercito si aggirano fra le macerie per fornire acqua po tabile ai superstiti ed ai soccorritori. Ma finora hanno potuto rifornire solo una decina di villaggi. La situazione resta disperata. Si lotta contro un disastro di proporzioni apocalittiche e ancora sconosciute, aggravato dalla miseria e dall'arretratezza del paese. Molti fe riti sono traspartati nella ca pitale, ma qui gli ospedali so no già gremiti, e mancano i bendaggi. Il personale sanitario è insufficiente. Gli sbalzi di temperatura in questa stagione creano nuovi pericoli per quei feriti che restano nei villaggi. Dopo il caldo torrido durante il giorno dovranno affrontare le notti all'addiaccio. Il pericolo di un'epidemia, per la rapida decomposizione dei cadaveri, preoccupa le autorità. Si cerca, nei limiti del possibile, di trasportare i senza tetto fuori della zona colpita dal terremoto. Ma i mezzi di trasporto soìw scarsi e quest'opera procede con lentezza. Si spera solo in un intervento di altri paesi, che forniscano aerei c autocarri. A Teheran si ricorda che la regione sconvolta dal terremo¬ to di sabato notte anche recentemente è stata colpita da gravi disastri. Nel dicembre 1957 una scossa provocò 1300 morti. Tre anni dopo, nell'aprile 1960, le vittime furono SS0. Si pensò allora di allontanare la popolazione e di favorirne l'insediamento nel sud della Persia. Ma il progetto non potè essere attuato perché proprio nella zona nordorientale del paese esistono le 'fiporse idriche necessarie per esercitare la pastorizia. E tutto, restò come prima _ _\. a. p. \-m: - :"'^W^f^^^ Cosi si presenta oggi Isfahan, per ohi la guarda dall'aereo. Era una delle città più belle della Persia (Radióf.)

Persone citate: Assadollah Alam, Farah Diba, Fatima Bagon, Viveri