Rakosi e altri diciotto gerarchi epurati in Ungheria per gravissimi abusi di Tito Sansa

Rakosi e altri diciotto gerarchi epurati in Ungheria per gravissimi abusi Clamoroso aiSMumeio del partito comunista da Budapest Rakosi e altri diciotto gerarchi epurati in Ungheria per gravissimi abusi Tra il 1945 e il 1954, valendosi delle cariche ricoperte in seno alla polizia e nei vari organi giudiziari, formularono «accuse false dalle quali scaturirono vari processi politici» - Riabilitate 190 vittime: d'una parte di esse si potrà solo «onorare la memoria» Colpito dal provvedimento anche l'ex-ministro Geroe che nel 1956 invocò l'intervento russo per reprimere la rivolta popolare Onl nostro corrispondente " Vienna, lunedì mattina. Il comitato centrale del partito comunista ungherese ha annunciato ieri una radicale epurazione nelle file del partito stesso, n provvedimento colpisce in primo luogo colui che fu chiamato «il piccolo Stalin magiaro», Matyas Rakosi, e U suo braccio destro, l'ex - segretario del partito Ernoe Geroe. Su quest'ultimo grava, fra l'altro, la responsabilità d'aver ordinato alla polizia segreta di mitragliare gli studenti che il SS ottobre 1956 avevano organizzato una dimostrazione antigovernativa. Questo massacro fu la prima scintilla della rivolta contro il regime comunista, phe presto dilagò in tutto il paese. Rakosi e Geroe vengono espulsi dal partito. Un'analoga misura è presa nel confronti di altre diciassette personalità ritenute responsabili di abusi commessi fra il 1945 e il 1964, in seno alla polizia e nei vari organi giudiziari. Le ragioni di questa epurazione, che sanziona ufficialmente e sia pure con un ritardo di parecchi anni, la liquidazione di fatto dello stalinismo e del < culto della personalità», sono spiegate nel comunicato del comitato centrale. Dice il documento che una commissione speciale, istituita nel 1961, ha controllato gli atti dei processi politici celebrati in Ungheria dal 1949 al 1953. E' risultato che nel corso di precedenti revisioni e fino al 1956 un'influenza decisiva venne esercitata da persone che non si proponevano di ristabilire la verità, bensì di nascondere le proprie responsabilità. « La cricca di Rakosi — dice il comitato centrale — tesa alla conquista e quindi alla conservazione della direzione del partito, formulò accuse false dalle quali scaturirono vari processi politici. Inoltre manifestò sospetti, rivelatisi poi completamente infondati, 7iei riguardi di dirigenti d'altri partiti fratelli, causando un danno incommensurabile al movimento comunista internazionale ». La commissione di cui s'e detto dianzi ha disposto la completa riabilitazione delle vittime innocenti dei processi illegali ed ha provveduto in pari tempo alla radiazione dei responsabili delle false accuse dagli organi preposti all'amministrazione della Giustizia e alla tutela della sicurezza dello Stato. I riabilitati, come dice il comunicato, sono 190. Purtroppo, di una parte di loro non si potrà che « onorare la memoria». Alle famiglie di queste vittime viene promessa ora « la necessaria assistenza morale e materiale». Matyas Rakosi, che oggi ha 70 anni e che, a quanto pare, vive in Mongolia, nacque da una modesta famiglia d'ebrei ungheresi e aderì, ventenne, al movimento socialdemocratico. Mobilitato, nel 1914, nell'esercito austro-ungarico, fu fatto prigioniero dai russi. Nel 1917 partecipò alla rivoluzione bolscevica e poi, con Bela Kun, all'organizzazione dell'effimera repubblica socialista ungherese. Ritornato nell'Unione Sovietica, non potè rientrare in Ungheria che nel 1944, al seguito delle truppe russe. La sua carriera nel nuovo regime comunista fu rapida e culminò nel 1952 con l'assunzione delle due cariche di Presidente del Consiglio e di segretario generale del partito. Non tolle. rava rivali e, appoggiato da Stalin, potè liquidare il suo avversàrio più pvfi'coloso,"Làszlò Rajk. Alla morte del dittatore sovietico, Rakosi dovette abbandonare il posto a Imre Nagy, comunista moderato che era protetto da Malenkov. Ma, nel 1955, caduto in disgrazia Malenkov, Rakosi non perse tempo e fece condannare Nagy come « deviazionista ». Ma il destino del « piccolo Stalin » era ormai segnato: la condanna del « culto della personalità » decisa dal XX Congresso del partito comunista sovietico era pure la condanna delle polizie segrete, dei processi iliegali e delle atrocità di cui anche 11 regime di Rakosi si era reso responsabile. Nel luglio del 1956, Rakosi è costretto a lasciare il potere e parte per la Russia. Ma la popolazione in fermento chiede qualcosa di più: il ritorno alla libertà, sia pure sotto il segno del socialis7no. Il comitato centrale del partito comunista tenta disperatamente di placare gli animi e il 16 ottobre fa pubblicare dal quotidiano Szabad Nep che c né il popolo né il partito desiderano che Rakosi ritorni ancora in Ungheria ». Ma anche la condanna all'esilio del dittatore non basta al popolo il quale chiede che cambi non solo un uomo, ma tutto il sistema. Fra l'altro, è ancora al suo posto il sostituto di Rakosi,rGeroe, e--sarà proprio lui a tentare di soffocare nel sangue le aspirazioni popolari. Ma la rivolta è cosi ampia e spontanea, così decisa, che sarà necessario far intervenire i carri armati sovietici per una tragica, sanguinosa repressione. Si dice che sia stato proprio Geroe a chiedere alle truppe russe di spegnere la rivolta. Comunque anche per lui era finita. Prima ancora della fine della spietata repressione, Geroe era costretto a dimettersi dalla carica di segretario del partito e inviato in esilio in Russia. Gli succedeva Janos Radar, Vt uomo di Kruscev »: Geroe, che gli stessi sovietici definirono settario e crudele, aveva diretto l'industrializzazione e la collettivizzazione dell'agricoltura partendo da presupposti che si rivelarono sbagliati o comunque esagerati. A lui sono attribuite gran parte delle angustie economiche sofferte, insieme con il terrore, dagli ungheresi sotto il regin\e di Rakosi. Radio Budapest ha ontiun- ciato più, tardi una misura punitiva più blanda presa nei confronti del membro dell'Ufficio politico del partito Karl Kiss. Questi viene estromesso, dalla sua carica, ma conserva le altre funzioni e in particolare quella di membro del Comitato centrale. Kiss ha sempre saputo destreggiarsi abilmente: fu ministro degli Esteri dal 1949 al 1952, vice Primo ministro fino al 195S, membro dell'Ufficio politico nel 1956 e nuovamente vice presidente del Consiglio nel 1958. Non gli si rimproverano delitti, processi falsi ed altri reati. Si ritiene che in lui Radar abbia trovato un avversario ideologico. Quali siano le ragioni vere delle misure prese contro Ra kosi e i suoi compagni non è ben chiaro. Rakosi era già sfato condannato e ' uihilià~to nel 1956. Di fronte a cinquemila attivisti stipati nel Palazzo dello Sport di Budapest, iRakosi aveva dovuto ricono¬ scere i suoi errori e promettere di emendarsi in avvenire. Questo non era bastato ed egli era stato espulso. L'uomo dell'era staliniana, confinato in Mongolia e, come si è detto, ormai settantenne, non ha più alcun legame col popolo del suo paese. Altrettanto si può- dire di Geroe, anche se qualcuno afferma che questi sia rientrato in patria e viva in solitudine in una villa alla periferia della capitale. Nel cercare di indovinare le cause di questa inattesa mossa del partito comunista, qualcuno pensa che essa preluda a qualche novità sostanziale che potrebbe essere annunciata nel corso del prossimo congresso del partito stesso. Si dice che per realizzare definitivamente l'unità nazionale, l'Ungheria si trasformerebbe in una Repubblica socialista e che la sua Costituzione, redatta da Rakosi nel 1949, verrebbe abrogata. Inoltre nel corso del congresso, il segretario del Comitato centrale annuncerebbe la liberazione di tutti i prigionieri politici. Tito Sansa Erno Geroe L'ex-dittatore ungherese Mathias Rakosi