L'orso che terrorizzava la Campania era soltanto un povero cane randagio

L'orso che terrorizzava la Campania era soltanto un povero cane randagio la» tre settimane gii davano la eaeeia persino eon i9elicottero L'orso che terrorizzava la Campania era soltanto un povero cane randagio Lo ha dichiarato un contadino che finalmente ha incontrato sui suoi passi la «belva dal manto scuro e dal pelo lunghissimo » ch'era stata scambiata per un feroce plantigrado - Centinaia di carabinieri e agenti di polizia, vigili del fuoco e civili hanno battuto per circa un mese le campagne senza trovare tracce della presunta fiera Dal nostro corrispondente Napoli, lunedi mattina. La « guerra dell'orso », che da tre settimane teneva in ansia, le popolazioni di molti comuni agricoli, è forse terminato. Come informa II Mattino, un contadinello di dodici anni, Pasquale Loffredo, ha dichiarato che mentre arava un campo presso il quadrivio di Secondi gliano-Arzano, attratto da un insolito calpestio si girava, notando una bestia dal manto scuro e dal pelo lunghissimo che somigliava molto a un orso. Per nulla intimorito — prosegue il giornale — egli si avvicinò accorgendosi che si trattava di un grosso cane molto vecchio, ansimante per il caldo torrido. Appena l'animale vide il ragazzo accostarsi si voltò di scatto e, abbaiando, si dileguò. E il foglio conclude: <E' probabile quindi che le orme di questo cane abbiano fatto pensare all'esistenza nella zona dell'imprendibile fiera ». Cade così — se quella testimonianza non sarà smentita da altri fatti — l'incubo della « grossa belva che da un momento all'altro potrebbe venir fuori minacciosa e aggressiva* e che dominata da « una misteriosa furia vandalica-» (citiamo da un altro quotidiano, il Roma,) « azzannava le. piante, distruggeva le colture, spezzava tronchi di giovani alberi ». il « terribile piantigrado » — come lo definiva il Corriere di Napoli — salvo imprevisti è dunque, al più, un cane randagio, e il veterinario Goffredo La Terza, che aveva già approntata nell'ambulatorio della Protezione animali, in via Arenaccia, una grossa camera blindata, difesa da particolari protezioni, con una porta a grate di ferro, dovrà adoperarla per altri scopi, magari per dormirvi lui, nel servizio notturno. La guerra dell'orso bruno (a marrone, secondo altri) comincia a Casandrino, quando la contadina Anna Barretta annunciò di averlo visto — mentre andava per un sentiero — insieme alla proprietaria del fondo dove lei e i familiari lavorano, la signora Amelia Papa. Questa, interrogata, non esitò a dichia¬ rare: « Per la verità, io l'orso non. l'ho visto. Appena udii gli urli di paura di Anna, atterrita a mia volta me ne scappai». Ma la sua versione fu accolta con scetticismo. In fondo, non è che lei negasse l'esistenza dell'orso: diceva solo di non averlo visto. Intanto, diffusasi la voce, per ogni fruscio d'erbe piovvero gli allarmi. La bestia veniva segnalata a Ban Antimo, Grumo Nevano, Mento, Arzano e in altri centri delle due ampie e floride zone- intorno a Giugliano e ad Aversa, rientranti nella provincia di Napoli la prima e di Caserta l'altra. Il tenente dei carabinieri Giovanni Battista, comandante la circoscrizione di Frattamaggiore, mise sotto torchio le caserme. L'inquadramento dei € civili », cioè dei molti offertisi volontariamente nella generosa tradizione deWimmortale personaggio di Daudet, il grande Tartarin, fu assunto da Pasquale Tintore, padrone di un chiosco di bibite e presidente del Circolo cacciatori di Casandrino, il paese che aveva particolari diritti in quella faccenda, essendo venuto di là il primo avviso. E cominciarono, accanite, le discussioni, soprattutto sul come un orso potesse essere venuto in una parte d'Italia dove, al più, si trovano volpi e conigli selvatici. L'ipotesi della fuga da un circo fu subito eliminata: non v'erano stati circhi con orsi da mesi e mesi nell'intera regione, e poi, per evitare le conseguenze non solo penali, ma economiche per l'inevitabile soppressione della bestia, il proprietario avrebbe subito denunciato la cosa. Si parlò di una comitiva di zingari già accampatasi presso Grumo Nevano. E' noto che questi girovaghi portano spesso, per esibirle, bestie del genere. Ma era un'ipotesi. Forse era venuto dai monti? Un viaggetto del genere, dal Gran Parco d'Abruzzo fino alle pianure della Campania, era estremamente improbabile. Nel Molise vi sono, si, oltre ai lupi, tracce di orsi bruni, ma da decenni nessuno è riuscito a vederli, e poi era impossibile che fosse giunto fino a Napoli per gli stessi motivi di quelli intorno a Pescasseroli: tali bestie non si allontanano mai spontaneamente dalle loro tane nei boschi, dove chiedono una cosa sola: vivere in pace. ■ La provenienza dai Monti Aurunci è pura fantasia. Vi era stata, cinque anni fa, la voce — attribuita ad un barbiere di Piscinola — di un orso visto presso il parco della reggia di Capodimonte, da taluno a Bellaria, da altri nella grotta detta di « Maria Cristina ». Ma anche lì: solo una voce. Fu cosi che un giornale affacciò l'ipotesi: « Forse è un cinghiale ». fisso cadde in un profondo silenzio. Intanto le battute continuavano con carabinieri, cacciatori e guardie della « Celere ». La polizia, giacché c'era la Benemerita, non voleva negare il suo apporto nel pericoloso safari. Anche l'aviazione militare e i Vigili del Fuoco collaboravano con elicotteri. Questi ultimi impiegavano gli apparecchi del servizio di prevenzione degli incendi boschivi. Dalla speciale scuola di Firenze giunsero numerosi cani-poliziotto con i rispettivi istruttori. Si citarono i 7iomi di due campioni: Hulbert e Beer. Sarà ricordata a lungo la battuta del 13 luglio. Ecco come la descriveva il Corriere di Napoli: « Motociclisti, auto, militari in assetto di guerra, cani-poliziotto, tute mimetiche ». / carabinieri erano un centinaio, altrettanti i cacciatori guidati da Pasquale Tintore e da due altri valorosi: Andrea Gervasio e Peppino Paciolla. Un inviato scrisse: « Alta più di due metri, la canapa è stata la grande nemica, del nostro cammino. Ci soffocava. Ho pensato alla giungla, alla savana, alla terribile fatica di chi deve aprirsi una stra-. do, andare avanti, sempre, per non rimanere imprigionato dalla selva di verde che divento} un'enorme muraglia, profonda chilometri e chilometri ». E osservò: < Ogni tanto qualcuno mangiava una pesca, strofinandola prima lungo i pantaloni» (evidentemente per gli anticrittogamici, n.d.rj. Poi giunge l'ultima segnalazione, quella di oggi. Che accadrà orai Le sorprese sono .sempre possibili. Crescenzo Guarinq Il dott. Goffredo La Terza, direttore dell'ambulatorio della Protezione- degli animali di Napoli, mostra la speciale camera preparata per accogliere l'orso non appena fosse stato catturato (Tel. a «Stampa Sera»)