Condannata la vedova che uccise don Lapina

Condannata la vedova che uccise don Lapina Parma: epilogo di una clamorosa vicenda Condannata la vedova che uccise don Lapina Dieci anni e sei mesi di carcere e tre anni di internamento in casa di cura - Caterina Forcella ha ascoltato la sentenza immobile, quasi pietrificata, lo sguardo fisso nel vuoto - Le lettere del sacerdote all'amica - Che cosa ha detto la figlia diciannovenne dell'imputata Dal nostro corrispondente Parma, lunedì mattina. La nostra Corte d'Assise, dopo 're ore di permanenza in camera di consiglio, ha emesso la sentenza a carico di Caterina Forcella ved. Viveros, l'ostetrica quarantottenne che il 24 maggio dello scorso anno uccise a colpi di rivoltella il sacerdote don Giovanni Lapina, di cinquantotto anni, rettore della parrocchia di Paviano di Lesignano. Bagni. Le Corte ha ritenuto Caterina Forcella responsabile di omicidio volontario e, concesse le attenuanti generiche del vizio parziale di mente e del danno risarcito, l'ha condannata a 10 anni e 6 mesi di reclusione, a 3 anni di internamento in casa di cura una volta espiata la pena detentiva e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Caterina Forcella, che all'annuncio del rientro della Corte aveva preso posto sul banco degli imputati senza mostrare una particolare emozione, ha ascoltato la sentenza immobile, quasi pietrificata, lo sguardo fisso nel vuoto. Terminata la lettura, ha rivolto un fuggevole saluto alla figlia che era fra il pubblico ed ha seguito i carabinieri. Si è concluso così uno dei più clamorosi fatti che abbiano interessato la cronaca italiana di questi ultimi anni. Il procuratore generale Moi, in una breve requisitoria, aveva chiesto per Caterina Forcella una condanna a 15 anni di reclusione a 3 anni di libertà vigilata e alla interdizione perpetua dai puhblici uffici e dalla professione, i Don Lapina — aveva detto il procuratore generale — era un prete sbagliato, era un commerciante, era un trafficone, ma era anche un generoso che aveva sempre aiutato i suoi parrocchiani, i suoi familiari, la stessa Forcella. Questa, invece, è una disgrazia*a nel senso più lato della paroii; una donna che vedova, ormai giunta ad una certa età. avrebbe dovuto pensare solo alla sua famiglia e si è invece buttata in una relazione con un uomo che non avrebbe mai potuto sposare: poi lo ha addirittura ucciso e colpi di pistola ». II dott Moi ha poi dichiarato che alla Forcella si potevano concedere le attenuanti genericne. ma si dovevano negare invece quelle della seminfermità e della provocazione. Il difensore avv prof. Ghiclini ha letteralmente sparato a zero sul prpte, cercando di dimostrarf come fosse stato lui ad impedire a Caterina Forcel la — allorché fu sul punto di sposare Plug. Giorgio Longhl vice-preside dell'Istituto industriale Marconi di Piacenza — di tornare sulla retta strada. Il difensore ha rifatto la storia dell'* inqualificabile » comportamento di don Lapina in quell'occasione ed ha citato brani di alcune lettere inviate all'ostetrica in quel periodo. « Sappi che ti trovi di fronte ad un oscuro eroe », aveva scritto don Lapina E ancora: n Un terribile rimorso ti tormenterà la coscienza se mi lascerai»: «Eppure tu non puoi volere bene a quell'uomo»; « Non ti sei abbastanza sacrificata e vuol tirarti in casa un individuo tarato ». La lettura di questi brani ha determinato in aula lunghi mormorii. L'avv. Ghidini, dopo avere sostenuto che 11 comportamento di don Lapina fu tutto una provocazione, ha concluso chiedendo che l'imputato venisse considerata colpevole di omicidio preterintenzionale. In apertura di udienza era stata interrogata la figlia del la Forcella, la diciannovenne Emanuela Viveros. La giovane ha detto che non aveva mai approvato la relazione fra la madre e il sacerdote, ma lo stesso prete le diceva conti nuamenle che non c'era da scandalizzarsi perché si trattava di un amore puro e sincero. « Poi vennero però I litigi — ha aggiunto — e don La pina fini per fare di mia ma dre una schiava, picchiandola quando non riusciva a convincerla con le parole ». Presidente — Ma la ragione di quelle scenate qual era? Teste — Non lo so; non l'ho mai saputo bene, enche perché mìa madre cercava sempre di difendere il prete. Mia nonna aveva scacciato don Lapina più volte da casa nostra, ma egli ritornava sempre. Aldo Curti

Luoghi citati: Parma, Piacenza