Storia di una passeggiatrice immersa nell' alta filosofia

Storia di una passeggiatrice immersa nell' alta filosofia Un film della «nouvelie vague» alla Mostra di Venezia Storia di una passeggiatrice immersa nell' alta filosofia « Vivre sa vie » di Jean - Lue Godard è difficile e avvincente - Si ammira soprattutto l'eleganza con cui è stata trattata la materia scabrosa (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 28 agosto. In un'afosa giornata di scirocco, lo sprazzo della,*nouvelle vague >'. Il primo dei due film francesi in concorso quest'anno alla mostra del Lido ha richiamato molto pubblico al Palazzo del Cinema, attratto dal nome del regista, Jean-Luc Godard (che è l'autore di i Fino all'ultimo respiro >, del censurato <. Le petit soldat » e di « La donna è donna d) e dall'arditezza dell'argomento: la vita, quanto più possibile Ultima, di una « passeggiatrice ». Nessuno che non fosse piovuto dalla luna poteva aspettarsi ima beneficiata di laido realismo: e nondimeno l'eleganza con cui Godard ha risolto la bassa materia ha meravigliato.coloro stessi che sanno di quanti prodigi sia capace la larghetta letteraria della, «.nouvelle vague», maneggiata da uno dei suoi più autorevoli rappresentanti. Dal fango sono usciti prismi di cristallo, con effetto quasi di burla -sullo spettatore impreparato. * Vivre sa vie» (tVivere la propria vita »), da un soggetto dello stesso regista, fa pensare alla storia naturale, e più precisamente all'entomologia. E' l'esplorazione di una prostituta, riguardata « in vitro » come fosse un insetto: con una curiosità tanto simpatica e larga da non escludere movimenti di carità cristiana, che tuttavia non appariscono. Il trattamento è scientifico: Godard non adopera il cuore e nemmeno le dita sul suo personaggio, ma soltanto le pinze, fra le quali fin dalla prima immagine, su cui scorrono i titoli di testa, vediamo Nana imprigionata. L'antefatto della sua storia è breve e precipitoso. Nana è una giovane e bella commessa, ornante di un giornalista in bolletta e mail -ltfV«?""¥fy,ln dato a balia. Ha bisogno di soldi per pagare la pigione, e non trovando chi glieli presti, bruciatele illusioni del vrnema e dell'aita meda, accede alla prostituzione; dapprima come semplice dilettante, . poi, dopo l'incontro con Raoul, il < protettore > che la erudisce, come professionista a congrua tariffa. Il film è a capitoletti o meglio < stazioni» (dodici), dalle quali vien fuori, anche con forza di trattato, la disciplina che regola la squallida vita della mondana una volta entrata nei quadri, la meschinità dei suoi profitti paragonati all'onere della prestazione, la quasi impossibilità di reagire senza lasciarci la pelle (ce la lascia Nana, dopo un tentativo di strappolamento, nel mezzo d'una sparatoria fra € souteneurs ■>), e altre cosucce che raramente gio di mostrarci nella sostanza, e mai in questa forma cristallina che riscatta in luce di pittura le situazioni più abiette. Ricorre anche in cVtvre sa vie > lo stile proprio di Godard, che gli ha dato nome di rivoluzionario: uno stile slegato ed erratico, che presenta le cose, come spesso accade nella vita, in successione disordinata e casuale, e per cui lo spettatore diventa, un semplice testimone respinto ai margini e per lo più. costretto a indovinare quel che succede fra i personaggi che gli voltano le spalle; quello stile « rubato > che dà l'impressione. del documentario dal vero. E' un film difficile, sul limite della stucchevolezza ma avvincente, un film che susciterà qualche scandalo e molte discussioni. Una gran- loghi, dove si discorre, c pare impossibile, di alti problemi filosofici ed estetici senza stridore. « Ho cercato ha di-, chiarata il regista — di ren-.\ Sere comprensibile quello che_ la filosofia moderna intende per esistenza in opposizione all'essenza: ma nello stesso tempo di far sentire, grazie al cinema, che non esiste una vera opposizione fra le stesse, che l'esistenza presuppone' l'essenza e viceversa e che è bello che sia cosi ». In effetto questa Nana, che forse avrà appena frequentato la scuola elementare, nel vivere la sua r-ita entra spesso in Sorbona, senza peraltro far pericolare il film. Anzi ci pare che Godard abbia vinto la sua battaglia proprio sulle punte dell'intellettualismo, come nella scena, tra le più belle, in cui Nana entra in discorso con un vecchio avventore di caffè, il quale le parla della 7iatura della parola (< per parlare bene bisogna risuscitare dalla vita non parlata »), dell'identità di contenuto e forza, e le cita a rifascio, con paterna dolcezza, Dumas padre, Platone, Kant, Hegel e Leibnitz. Pare impossibile, abbiamo detto, che quest'i lussi possano stare in una radiografia di prostituta scìiza prcc.pitarla nella più obbrobriosa letteratura cinematografica: eppure la bravura di Godard ha vinto la scommessa: il suo film, pur cos'i rarefatto, ha una salda tessitura, e quanto più s'assottiglia tanto più s'impone. La protagonista è la bella daìicsc Karina, che già vedemmo in « La donna è donna» dello stesso regista: puntuale alle sollecitazioni di Godard come una cavia, è anche troppo bella per la parte. Possibile che una ninfa di tal fatta debba trascinarsi sulle cantonate senza trovare un antiquario che la metta in una nicchiar Che debba finire così miseramente! (dopo il film di Bertolucci, è la seconda prostituta che vediamo morire di mala morte in due giorni, questa Mostra sta ■*tna .tmjc&lavt. sionomia...). E' forse la sola incongruenza del film, che pur ne rasenta moltissime. 'Con l'affascinante protagonista sono 'altri intèrpreti •■moliV -bf&vf. ' Citiamo Sa'dy' " Rèbiót, Fiorenti/ é Gilles Queant. Fotografia (Raoul Coutard) e musica (Michel Legrand) sono quali convenivano a un film raffinatissimo, affatto degno d'entrare in una mostra cinematografica. Leo Pestelli Stefania Sandrelli, la rivelazione di «Divorzio all'italiana», si fa ammirare al Lido

Luoghi citati: Venezia