Terribile notte in un crepaccio di un alpinista caduto sul Bianco

Terribile notte in un crepaccio di un alpinista caduto sul Bianco Terribile notte in un crepaccio di un alpinista caduto sul Bianco E' un inglese di 22 anni - Le guide lo hanno salvato dopo 24 ore: il giovane era illeso - Si era altardato nella discesa di un ghiacciaio e i compagni lo avevano lasciato da solo i l a e e e i e o t i è à . a ri , — e i o o a r a - (Dal nostro corrispondente) Courmayeur, 20 agosto. Un alpinista inglese, caduto in un crepaccio del ghiacciaio dell'Argentière, è rimasto nel precipizio per 24 ore. Quando 10 hanno tratto in salvo, i soccorritori hanno avuto la sorpresa di trovare lo scalatore senza la minima scalfittura. Venerdì mattina quattro inglesi — Leslie Marshal, di 20 anni, Klith Spencer, di 24, Peter Dittchit, dì 22, e Raymond Crossley, anch'feglì di 22 — dopo aver pernottato al rifugio Alberto I (m. 2700) sul versante francese della catena del Monte Bianco, erano saliti all'Aiguille du Chardonnet (m. 3824) per la via Forbes. Il tempo si stava mettendo al brutto, ma questo non preoccupò gli scalatori. Essi però arrivarono sulla cima provati dalla fatica e in ritardo sulla tabella di marcia Visto che veniva tardi, invece di scendere lungo la via normale, gli alpinisti presero quella «diretta» sul ghiacciaio di Chardonnet, e arrivarono nei pressi d'un rifugio. Non sapendo dell' esistenza della capanna, i quattro trascorsero la notte bivaccando fra le rocce a 3600 metri di altitudine. Sabato, alle tre del mattino, seguendo il ghiacciaio del Chardonnet, gli alpinisti giunsero sul ghiacciaio dell'Argentière. Non tutti erano in condizioni fisiche perfette e, non potendo tenere il medesimo passo, si divisero. Fu 11 loro primo grosso errore. Il Marshal arrivò ad Argentière a mezzogiorno di sabato; lo Spencer alle tre del pomeriggio. Gli altri due non si fecero vìvi neppure nella notte, ma il Marshal e lo Spencer si decisero a dare l'allarme solo domenica pomeriggio, a 24 ore dal loro arrivo ad Argentière. Una carovana composta da guide e gendarmi partiva subito per il ghiacciaio dell'Argentière e poco dopo, a metà ghiacciaio, incontrava il Dittchit che si trascinava a fatica, tentando di raggiungere Argentière. Il giovane era In uno stato pietoso, balbettava in modo confuso e connetteva male. L'inglese avvertiva i soccorritori che il suo compagno, Raymond Crossley, era cadu to in un crepaccio dì una quindicina di metri, verso le otto di sabato sera II Dittchit aveva tentato con una corda di porgergli aiuto ma non c'era riuscito. 11 gióvane" àg giungeva poi questo particolaru strabiliante: sabato sera, egli aveva raggiunto Argen- i nere, ma non avendo meon |trato i compagni che lo ave vano preceduto, domenica mattina, da solo, era ritornato sul luogo della disgrazia, senza però portarsi gli attrezzi per salvare l'amico. Attraverso la radio, veniva fatto partire un elicottero da Chamonix, con altre guide. Grazie alle descrizioni del Dittchit, il pilota riusciva ad individuare il crepaccio e alle 18,30 il Crossley veniva tratto in salvo da due guide. Nella caduta non si era prodotto alcuna graffiatura e in 24 ore di permanenza nel cre¬ paccio non aveva neppure sofferto il freddo. Stamane, per precauzione, è stato ricoverato all'ospedale di Chamonix in osservazione. Il giovane inglese ci ha dichiarato: «Non mi sono ferito perché sono caduto su uh cumulo di neve fresca. Ho avuto solo una gran fame. Forse non avrei resistito così a lungo, se non avessi sentito il ronzio dell'elicottero. Allora, soltanto, ho avuto la certezza che finalmente mi stavano cercando ». ì. v.

Persone citate: Peter Dittchit, Raymond Crossley

Luoghi citati: Argentière, Courmayeur