Sullo schermo

Sullo schermo Sullo schermo «Gli eroi del doppio gioco»: qualunquistico quadro della guerra e del dopoguerra ■ « Due mariti per volta » : giudici e avvocati in burletta - « Il mistero dell'idolo nero»: avventure di uno smemorato - «La morte cavalca a Rio Bravo»: vendette nel West (Reposi) — Per un buon film sui tempi del fascismo 0 della Resistenza, dobbiamo sopportarne almeno altri dieci meno buoni o addirittura pessimi: è la legge, ebe 1 produttori credono economica, del successo nel nostro cinema. Ad essa ubbidisce la commediola comicosentimentale che, con il titolo programmatico « Gli eroi del doppio gioco >, il regiBta Camillo Mastrocinqiifi ha imbastito sui casi di una famiglia Rossi passata indenne, grazie al camaleontismo del capo di casa, attraverso 1 rivolgimenti politici della guerra e del dopoguerra. Brancati nei suoi libri e Zampa nei suoi film hanno già narrato, e con ben altro vigore satirico, storie come questa di un podestà di un paesino dell'Emilia, la cui fede fascista diminuisce con l'avanzare degli alleati nella penisola e addirittura scompare il 25 luglio, salvo a riapparire fugacemente dopo l'8 settembre per svanire definitivamente, cosi si spera, dopo il 25 aprile. Con questo voltagabbana ondeggiano due suoi figli, mentre un terzo, piuttosto guastafeste, fa 11 sovversivo sotto il fascismo mentre in periodo partigiano, sebbene abbia anche lui preso la via dei monti, amoreggia con la figlia di un capoccia repubblichino. Il personaggio di questo giovanotto dovrebbe forse, nell'intenzione degli sceneggiatori Palmieri e Gino De Santis, rappresentare il nuovo italiano, libero da compromessi e da legami: manco a farlo apposta, è il più evanescente ed ambiguo in una folla di profittatori e di imbecilli che compongono il qualunquistico, e naturalmente f&lsissimo quadro dell'Italia di quegli anni. Tra gerarchi incredibili e partigiani da fumetto, meglio allora, quando il regista butta tutto in farsa: anche se gli effetti sono facili e grossolani, Mario Carotenuto, Glanrico Tedeschi e Aroldo Tlerl (ma Croccolo proprio no) riescono a strappare le risate rimanendo a Carlo d'Angelo, a Wandisa Guida e a Gabriele Antonini l'ingrato compito di recitare la commedia dei (dubbi) sentimenti. * * f-Doria) Gli inglesi scherzano volentieri, senza per questo rischiare la galera per oltraggio, sui loro giudici e avvocati in parrucca, come avviene, anche se meno felicemente di altri film, in Due mariti per volta (< A Pair of Briefs >) di Ralph Thomas. Tutto gira intorno allo stratagemma di una ricca signora per liberarsi dì un imbarazzante marito e sventare un'accusa di bigamia: complici involontari ne sono una graziosa avvocatessa e un giovane leguleio, entrambi alle prime armi e, benché avversari in quella causa matrimoniale, uniti da un'inconfessata simpatia che le persecuzioni di un burbero giudice rafforzeranno. La storiella è tenue, e alla lunga stucchevole, ma non manca di garbo e di humour quando sui modesti Michael Craig e Mary Peach prendono il sopravvento due anziani ed eccellenti caratteristi come Brenda De Banzie e James Robertson Justice. * * (Vittoria) Inglese, e ancora più dimesso, è anche II mistero dell'idolo nero (c Pit of Darkness>), sceneggiato e diretto da Lance Comfort che cerca effetti di « suspense >, e talvolta li ottiene, nelle vicissitudini di uno smemorato che, dopo tre settimane di lontananza da casa, si ritrova in un fosso senza riuscire minimamente a ricordare che cosa gli è accaduto. Ma a poco a poco, e con lui lo spettatore, il nostro eroe riesce a ricostruire gli avvenimenti: come esperto fabbricante dì casseforti, è stato rapito da una banda e costretto a scassinare un forziere che racchiudeva un preziosissimo diamante. Soltanto, quando e sul punto di sma¬ scherare i suoi rapitori, è di nuovo sequestrato per un altro colpo. Ma questa volta metterà nel sacco i suoi nemici. William Franklin e Moira Redmond sono i principali interpreti. vice * * (Ambrosio) Un nuovo regista, Sam Peckinpah, ha diretto La morte cavalca a Rio Bravo (<The Deadly Companions») con risultati più che discreti. Il campo del western è quotidianamente arato in tutti i sensi ed è quasi un miracolo che se ne sprema ancora qualcosa di interessante. Non che il cinemascope a colori odierno esca dal limiti del corretto mestiere: però, in detti limiti, ha il merito di tenere viva l'attenzione, pure rimanipolando situazioni piuttosto antiche. Un fuorilegge scotennato da un collega peggiore di lui durante la guerra di secessione, cerca questo suo nemico per trarre giusta vendetta dell'iniquo affronto; una fulva e non più giovanissima ballerina 11 cui figlio è stato incidentalmente ucciso dal fuorilegge - di cui sopra ha l'animo colmo di dolore e vorrebbe punito il casuale assassino. Le due vendette si compiranno: se lo scotennatore pagherà il fio della propria colpa, al fuorilegge non toccherà forse sorte migliore: egli si innamorerà infatti della tempestosa madre della propria vittima e alla fine ne diventerà il marito, così la donnn, se il risentimento sarà più forte dell'amore, potrà avere l'uomo, legalmente, alla sua mercé. Nel racconto c'è buona progressione narrativa, un giusto disegno dei caratteri, un non dozzinale studio delle psicologie. E gli interpreti appaiono a posto, da Maureen O'Hars a Brian Keith; da Steve Cochran al vecchio scotennatore Chili Wills.

Luoghi citati: Emilia, Italia, Rio Bravo