Vive in ritiro a Torino il comico che stuzzicava la censura fascista
Vive in ritiro a Torino il comico che stuzzicava la censura fascista Vive in ritiro a Torino il comico che stuzzicava la censura fascista Una lettrice ha scritto da Montreal a «Specchio dei tempi» per chiedere di lui - Angelo Cecchelin ha lasciato il palcoscenico e rievoca i tempi in cui una risata poteva valere la galera Gennaio 1937, al teatro Filodrammatico di Trieste. Sul palcoscenico, Angelo Cecchelin Invita il pubblico a rispondere con un battimani alle sue strofette. Si applaude ai mariti fedeli, poi alle mogli taciturne, poi alle suocere gentili. « Più forte », Incita ogni volta il comico. Quando l'applauso ha raggiunto il volume desiderato, allarga le gambe, si irrigidisce con i pugni sui fianchi e i gomiti In fuori, alza la testa protendendo la mandibola: « Italiani — scandisce — sono flero di voi ». Sull'onda del ritmo, il pubblico risponde con un battimani prima ancora d'aver capito. Ma quando Cecchelin sorride e strizza l'occhio con aria complice, l'applauso diventa scrosciante e 11 questore si alza, lascia la sala. Cecchelin lo segue con lo sguardo, sospira comicamente, poi toma a rivolgersi al pubblico : * La sapete la differenza tra il principe ereditario e la mise rìat ». Silenzio. «II principe è colonnello, la miseria è generale ». Non sono trovate geniali, ma a quell'epoca, in quel clima, sono certo coraggiose. La folla forma code di centinaia di metri al botteghino. E dopo Io spettacolo, Cecchelin viene convocato in Questura: diffide, sospensioni degli spettacoli, qualche volta rinvio alla commissione di confino. Ma, nel modulo che I commissari devono firmare per la adozione del provvedimento, c'è anche questa domanda: « Quale sarebbe l'Impressione sull'opinione pubblica? ». « C'era sempre scritto: "penosa" — racconta Cecchelin — e io me la cavavo con sei mesi di riposo forzato. Poi mi presentavo a ckitdere il passaporto per an dare m Francia, a fare il fuoruscito. Non posso mica, metter' mi a fare il ladro, not dicevo al prefetto. Brano I tempi in cui un questore aveva scritto in un rapporto: "Cecchelin non richiama più pubblico, richiama popolo". E io riuscivo a tornare sul palcoscenico ». Ora lo ha lasciato per sempre, da quattro anni. Una lettrice, la signora triestina Tosca Knitel, ha scritto a < Specchio dei tempi » da Montreal per sapere che ne è stato di lui e per chiedergli i suoi dischi: cCaro Cecchelin — concludeva in dialetto la lettera — ancora ogi te ringrazio dele ridade che ti me ga fato far, a mi e ala nostra Trieste ». Il comico triestino si è stabilito a Torino dal 1953, abita con la moglie Jole Silvani e con un figlio in corso Regina Margherita 90 bis. I suoi dischi sono sempre in vendita: gli fruttano anzi, ogni trimestre, uim piccola somma, che gii consente di vivere decorosamente, insieme con il provento degli « sketches » che scrive per le compagnie di rivista. « Ma in fondo — conclude — era più, facile far ridere quando ridere era proibito ».
Persone citate: Angelo Cecchelin, Cecchelin, Jole Silvani, Tosca Knitel
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