Per acquistare brevetti e licenze di fabbricazione nel 1961 l'Italia ha speso all'estero 53 miliardi
Per acquistare brevetti e licenze di fabbricazione nel 1961 l'Italia ha speso all'estero 53 miliardi Per acquistare brevetti e licenze di fabbricazione nel 1961 l'Italia ha speso all'estero 53 miliardi Le entrate non hanno raggiunto i 20 miliardi - Il disavanzo sale ogni anno ■ Lo Stato destina alla ricerca scientifica appena lo 0,22 per cento del reddito nazionale - In Gran Bretagna la percentuale sale al 2, negli Stati Uniti al 2,8 (Nostro servizio particolare) Roma, 8 agosto. L'anno scorso l'Italia ha speso più di 86 milioni di dollari.(oltre 53 miliardi di lire) per acquistare all'estero brevetti ed altri diritti di proprietà intellettuale: ha incassato, allo stesso titolo, molto meno della metà: 30,9 milioni di dollari (circa 19 miliardi di lire). Dal 1955 al 1961 il saldo di quella parte della bilancia dei pagamenti intitolata a brevetti, diritti d'autore, licenze di fabbricazione, è passato da un passivo di 6,6 milioni di dollari a un passivo di 55,5 milioni di dollari (circa 35 miliardi di lire). E' un disavanzo troppo ele\ vato per un sistema econo iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiitiiaii iiiiiiiiiiiiiiriiiiii mico come il nostro, tipicamente trasformatore; la cui prosperità deriva non tanto dalla disponibilità di materie prime e di fonti d'energia, quanto dalla capacità di trasformarle in prodotti finiti di qualità elevata ed a basso prezzo. Capacità che dipende dal non alto costo della manodopera per quanto attiene I al basso prezzo; dalla cono-, scenza di nuovi prodotti e I procedimenti per quanto ri- ì guarda la qualità. Ora, che ì la prima risorsa del nostro Paese (manodopera abbon-| dante e a relativo buon mer- ] cato) stia per esaurirsi è dimostrato dalla diminuzione della disoccupazione e dall'aumento dei livelli salariali (e di questo, nessuno può lamentarsi); che la seconda sia troppo limitata e che anzi lo diventi sempre di più, lo provano i dati da noi ricordati. « La ricerca scientifica rende », scrive un rapporto ufficiale pubblicato pochi giorni fa in Inghilterra (dove l'industria privata — da sola — vi destina 250 milioni di sterline all'anno), «essa è un investimento redditizio sia per i privati che per il governo ». Un investimento che non richiede nemmeno molta lungimiranza; che dà i suoi frutti a scadenze sempre più brevi: dai 35 anni passati fra la scoperta dell'effetto termoionico alla vendita della prima valvola per apparecchi radiofonici si è arrivati ai 5 anni intercorsi fra la fissione dell'atomo e la prima bomba atomica, ai 3 che dividono le prime ricerche sulla purificazione dei semiconduttori alla vendita del primo transistor al germanio. Quanto spende in Italia lo Stato per la ricerca scientifica? Nel 1960-61, quarantaquattro miliardi di lire, secondo calcoli attendibili di recente pubblicati; meno di quanto si spende in un anno per acquistare all'estero brevetti e licenze di fabbricazione; circa lo 0,22 per cento del reddito nazionale. Poco a confronto del 2 % e più dell'Inghilterra, della Germania e della Francia; del 2,8 Te degli Stati Uniti (dove 300 mila studiosi portano avanti la ricerca scientifica, finanziata per % dal governo); troppo poco se si pensa che l'aumento della produttività, a lungo termine, si può attribuire per il 50 % al progresso scientifico e tecnico (fra il 1910 ed il 1953 la produttività, negli Stati Uniti, è aumentata in media del 2,1 % all'anno: si calcola che la metà di tale incremento sia dovuto alla ricerca di base ed applicata). Come rimediare all'inferiorità dell'Italia, in questo campo? Il problema ha due aspetti: a lungo termine esso è legato alla questione della scuola ed in particolare del riordinamento degli studi universitari (basti un dato, per sottolineare la gravità della situazione: per ogni laureato in materie scientifiche o te cniche in Italia, se ne hanno circa due in Francia, Germa mania, Inghilterra e Svizze ra, più di tre negli Stati Uni- ti, quasi sette in Urss). A breve termine, sarebbe sufficiente seguire l'esempio di altri Paesi. Ricordianv due provvedimenti che h ,nno dato buoni risultati: negli Stati Uniti, il particolare regime fiscale cui sono soggette le donazioni a vantaggio dì istituti scientifici universitari o di fondazioni (che, nel complesso, eseguono il 54,3 °/o delle ricerche di base); in Inghilterra, la costituzione di « cooperative di ricerca », che attualmente riuniscono più di 22 mila membri (industrie piccole e grandi) e che hanno un bilancio annuo di oltre 9 milioni di sterline; la loro attività — svolta in collaborazione con le Università — è stata giudicata dal governo inglese, che le controlla, «preziosa ai fini dello sviluppo industriale del Paese ». a. 1. Uscite per l'acquisto di brevetti Entrate per la cessione di brevetti 1955 1956 1957 1058 1959 1960 1961
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