Per i cattolici polacchi dall'intrepida fede non c'è persecuzione ma una lotta difficile

Per i cattolici polacchi dall'intrepida fede non c'è persecuzione ma una lotta difficile DIPENDE PIÙ' DAL CARD. WYSZYNSKI CHE DA GOMULKA L'AVVENIRE DEL PAESE Per i cattolici polacchi dall'intrepida fede non c'è persecuzione ma una lotta difficile Il governo rispelta il cullo: la più grande slrada di Varsavia è riservala alla processione del Corpus Domini, non alla parala del 1° Maggio Ci sono più sacerdoli che nel '39, i parroci conservano le terre, l'erario contribuisce alle spese per l'istruzione religiosa - Ma il regime tenia metodicamenle di indebolire la forza della Chiesa e spera nella « scristianizzazione » delle ciltà - Sarà trovala un giorno una stabile pace? - Un gruppo imporlanle di intellettuali cattolici cerca di otlenerla, accetlando il socialismo ma rifiutando la dittatura ed i suoi dogmi (Dal nostro inviato speciale) Varsavia, luglio. Abbiamo assistito nella Cattedrale di Varsavia, una piccola chiesa austera e nuda, alla messa solenne del Corpus Domini, cerimonia che ha il valore di adunata generale per il cattolicesimo polacco. Alto, dritto, con i ■niiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiii grandi occhi chiari sul volto scarno, e davvero bellissimo nel mantello di porpora, il cardinal Wyszynski ha celebrato la funzione prima di avviarsi all'uscita con in mano il Santissimo, seguito dal corteo dei preti e dei fedeli: poche centinaia all'inizio, poi qualche migliaia, ipcssVdngciiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiitiiiiiiiiiiitiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiii infine una mossa scura di popolo, chi ha detto cento, chi centocinquantamila persone, strette intorno al presule. A lungo i loro cori, il Venite adoremus e il Laudate cum cimbalis, sono suonati sonori e solenni in tutti gli angoli di questa capitale comunista. iiiiiiaiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiik Polonia semper fldelis: con un atteggiamento, oggi, di devozione intrepida e di sfida risoluta al materialismo marxista. Non si scorgono in chiesa né veli né cappelli sidle teste femminili, e la gente fissa a fronte alta la particola, senza abbassare gli occhi nell'attimo dell'elevazione: quasi a significare che i pudori e le genuflessioni dei tempi buoni devono venir tutti abbandonati nei momenti di sventura. Non si piegano i ginocchi quando la Chiesa soffre e la fede è oppressa. Ma soffrono davvero i cattolici in Polonia f In certo senso, sì; ma è una risposta a cui si può giungere solo dopo un discorso lungo e complesso. Colpisce intanto un fatto sorprendente: vi sono oggi in Polonia più sacerdoti di quanti non ne esistessero prima della guerra. Sacerdoti liberi di celebrare ogni funzione del culto, e in possesso delle chiese, abbazie, monasteri, seminari, conventi, e perfino dei cimiteri in tutto il territorio nazionale. Attraverso le proprietà agricole dei parroci di campagna, classificati come contadini proprietari, la Chiesa polacca amministra una quantità di terre maggiore di quella dello Stato, e aggiunge alle donazioni e agli oboli dei fedeli, per le messe, i battesimi, le cresime, le comunioni e i servizi funebri, i contributi statali per l'insegnamento della religione (impartita non in scuole pubbliche ma in edifici privati, costruiti a spese del governo e donati poi alla Chiesa). Il cardinale ha potuto rifiutare il salario ad ogni prete offerto dallo Stato: una carità pelosa e compromettente. La cattolica Università di Lublino conta soltanto su fondi propri, ma è finanziata con denaro pubblico la sezione cattolica dell'Università di Varsavia. Un settimanale cattolico di opposizione, stampato a Cracovia, riesce a vendere più di 50 mila copie, e cinque deputati cattolici d'opposizione siedono in Parlamento. Nella storia dei rapporti I fra regime e Chiesa sono ] accaduti episodi francamen- \ te inimmaginabili. Quello, intanta, del cardinal Wyszynski, vescovo nel 1939 di una diocesi dei territori orientali, che va incontro alle truppe russe penetrate nel I ] \ paese, con in mano due vassoi d'argento contenenti il pone e il sale, omaggio riservato soltanto ai veri liberatori. O il caso di Gomulka, condannato al carcere durante il periodo staliniano, che potè scontare la sua pena in un convento. Infine l'abbraccio fra il cardinale e lo stesso Gomulka, liberato (dal convento) dopo la minacciata insurrezione del 1956 Mi è stato fatto notare come il regime si astenga cortesemente dall'usare, per le sue cerimonie, la più grande arteria di Varsavia, riservata alla solenne processione del Corpus Domini: il corteo comunista del 1" maggio passa in una strada vicina, più piccola... La Chiesa in Polonia è ancora una vera forza, specialmente in campagna, dove ogni piccolo proprietario che sta dalla parte del cardinale è sicuro di difendere il suo. Questo il motivo di fondo degli accordi e dei compromessi fra i cattolici e il regime. Accordi, tuttavia, precari e temporanei, che lo Stato non rispetterà più quando potrà regolarsi in modo diverso. Mira intanto con uno stillicidio d'azioni di disturbo a recuperare con la mano sinistra parte di quel che ha dovuto concedere con la destra: tasse ingiustificate, vessazioni amministrative, multe, richiami di leggi in disuso ecc. L'ultimo sopruso è la minaccia di costringere i seminaristi al servizio militare. Ma queste punture di spillo sono soltanto tattica spicciola, sondaggi preliminari di una paziente strategia a lungo termine, che fonda sulle trasformazioni sociali del paes". le speranze di fiaccare, un giorno, ogni resistenza avversaria. Dal 1945 la popolazione contadina della Polonia è scesa dal 70 al 50% sul totale, un rapporto che calerà ancora, e di molto, in un tempo.' breve. Varsavia, deserta nel 1945, conta oggi un milione d'abitanti, destinati, si pensa, a raddoppiare in meno di dieci anni. E nelle città la Chiesa perde ogni giorno terreno; perché ogni giorno si indeboliscono i legami familiari, già più tenui in Polonia che in qualsiasi paese dell'Occidente (è un uso comune sposarsi due o tre volte nella vita); perché oggi l'educazione della gioventù fa volgere gli occhi alla terra e non al cielo; perché infine le donne lavorano tutte, e le seduzioni della vita mondana, qui veramente vivace e fervida, hanno fatto ormai dimenticare alle polacche le penombre del confessionale. Voci d'allarme si levano sempre più frequenti dalle file cattoliche: « Pochi anni ancora — si afferma — e resteranno con noi solo gli anziani del villaggio >. Sono in corso fra i cattolici due contromisure molto diverse. L'una è legata al movimento Pax e al suo capo, Bronislaw Piasecki: un personaggio sconcertarte, già leader del fascismo polacco, poi valorosissimo partigiano contro i tedeschi, infine cattolico - comunista; legato, come egli dice, da una doppia devozione al regime e alla Chiesa. La sua promessa, sempre ripetuta e creduta, di inquadrare le masse cattoliche nei ranghi del regime gli ha procurato finora grossi finanziamenti, un quotidiano a grande tiratura, trasmissioni radio, sedi pagate in ogni città, cui Piasecki, abilmente, ha saputo unire molteplici interessi. Il movimento Pax è più che equivoco, e il suo doppio gioco un puro intral- fitiiiiiiiiiTiTiitiiitiiiifiiiiiiiiiiirtiriiiiitiiiifiiirrii lazzo, a cui la Chiesa non si è piegata mai e che lo Stato subisce con diffidenza crescente. Di tutt'altro genere le proposte degli intellettuali cattolici, raccolti intorno alle riviste Wiez e Znak. Finora, essi dicono, abbiamo attaccato il regime di fronte e tutt'insieme: gli istituti socialisti dello Stato assistenziale, graditi alla maggioranza, insieme con il governo totalitario e là politica estera filorussa. E' venuto ormai il tempo di distinguere e di trattare, accogliendo il socialismo, con tutte le sue conseguenze sulla famiglia e sui costumi, e respingendo invece la dittatura dei comunisti. Se pochi intellettuali laici sono riusciti a conquistare leve importanti del potere, — dicono — dove potremo giungere noi, con il sostegno della nostra forzai II regime è ancora debole, non rifiuterà dunque di negoziare; e la Polonia è stanca di recitare la sua logora commedia, baluardo prima dell'Occidente contro la barbarie sovietica, baluardo oggi dell'Oriente contro l'< imperialismo > americano. Vuol fare finalmente da sé: e se ne accetteremo la realtà sociale, la gente si stringerà ancora intorno a noi. Preferirà sempre un Cardinale della sua Chiesa agli amici più o meno fedeli del governo russo. Il Cardinale non respinge questi inviti, è anzi cordialmente vicino ai giovani intellettuali che ne sollecitano l'iniziativa. Ma è un pastore, non un uomo politico, che ricordiamo ancora in chiesa, in mezzo al gregge, raccogliere a moni alzate le preghiere intorno a lui ed of¬ frirle tutte insieme al suo Signore. Non lo sgomenta certo segnare la fine delle disuguaglianze: fu sempre un caritatevole amico dei poveri, non il difensore dei ricchi e dei potenti. Ciò che 10 turba, è di concludere una pace definitiva con i nemici della religione e d'avallare la scomparsa di costumi familiari che furono tutt'uno con la fede cattolica. Attenderà, ha detto, il prossimo Concilio ecumenico; poi chiederà, pregando, la ispirazione dell'Altissimo. Si trovano nelle sue mani concrete possibilità di cambiare 11 volto d'una nazione dell'Est, con conseguenze difficili a calcolare, e non per la Polonia soltanto. Paolo Pavolini

Persone citate: Gomulka, Paolo Pavolini, Sacerdoti, Wyszynski