Ampia esposizione dei segretario del parlilo Le repliche degli oppositori: Fella e Scelta di Vittorio Gorresio

Ampia esposizione dei segretario del parlilo Le repliche degli oppositori: Fella e Scelta L'energia e le tir job al Consiglio nazionale della do Ampia esposizione dei segretario del parlilo Le repliche degli oppositori: Fella e Scelta L'ori. Moro assicura che la nazionalizzazione rimane un fatto eccezionale: «Essa non infirma la validità dell'iniziativa privata» - L'on. Fella rileva la contraddizione di una politica che mira a larghi investimenti e a un aumento dei consumi • Osserva: «è difficile sostane o che l'azienda nazionalizzata produrrà a costi minori : quindi non è utile » - L'on. Sceiba : « Il provvedimento fa parte dei vecchi arnesi marxisti, ripudiati dal socialismo democratico più evoluto» - Il «leader» del centrismo popolare esprime le sue preoccupazioni per l'avvenire della democrazia cristiana Gli interventi degli oratori favorevoli ■ I lavori terminano oggi: si prevede che il progetto governativo sarà approvato a larga maggioranza tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! (Dal nostro corrispondente) Roma, 4 luglio. I lavori del Consiglio Nazionale della de procedono regolarmente verso la conclusione prevista fin dalla vigilia, cioè una esplicita e formale approvazione del progetto governativo riguardante la nazionalizzazione dell'industria elettrica. Le voci degli oppositori — in particolare di Sceiba, Pella e Gonella — si sono levate con decisione a formulare critiche e proteste, ma l'opposizione è destinata a rimanere in minoranza ed ha comunque già annunciato che non intende in alcun modo ledere la compattezza del partito o la stabilità del governo. I lavori del Consiglio Nazionale sono stati aperti ieri con una relazione del segretàrio del partito on. Moro, il quale ha ricordato le varie fasi dell'evoluzione del pensiero della de, dal Congresso di Napoli alla presentazione del governo in Parlamento e finalmente aila elaborazione del disegno di legge delega. A Napoli la de aveva considerato essenzialmente la necessità di una razionale unificazione e dell'armonico sviluppo del settore elettrico, e precisamente questa esigenza era stata prospettata dal presidente del Consiglio, on. Fanfani, al momento della presentazione del suo governo davanti alle Camere. Circa i modi in cui attuare la soluzione del problema, si era anche pensato all'eventualità di un'azione da svolgersi da parte di ènti dì controllo e di coordinamento, che lasciassero immutata la struttura proprietaria dell'industria elettrica, così come avviene, per esempio, negli Stati Uniti d'America e nel Belgio Una parte della de era in partenza favorevole a questa soluzione, per motivi di prudenza che tuttavia erano immuni da ogni preconcetta pregiudiziale. L'approfondimento del problema, tuttavia, ha portato la stessa de sulle diverse posizioni già assunte da: suoi alleati — psdi, pri e psi — facendole preferire le soluzioni adottate invece In vari Paesi dell'Europa Occidentale, come Francia, Germania, Gran Bretagna e Austria, dove è esclusivo o preponderante il ruolo della proprietà pubblica degli impianti di produzione e distribuzione dell'energia. «Tale nostra evoluzione è stata determinata — ha detto l'on. Moro — dalla considerazione della pressante esigenza del coordinamento dell'impresa elettrica in Italia e per il dubbio che le forme esterne e parziali di unificazione si rivelassero col tempo inadeguate e riproponessero il problema in condizioni aggravate e con la perdita di un tempo prezioso per il nostro sviluppo economico e sociale >. «H problema delle fonti di energia assume, infatti, nel quadro di una politica di piano, una preminenza almeno relativa, dato che la sua soluzione è in grado di assicurare un essenziale impulso allo sviluppo economico e in special modo a quella qualificazione dello sviluppo stesso che serve a rimuovere alcune condizioni di inferiorità esistenti in certi settori (agricoltura) o in certe categorie o in certe zone (montagna e Mezzogiorno) ». Ha poi difeso vivacemente la de e il governo dalle accuse di incostituzionalità o addirittura di tentata instaurazione di una politica di regime: « Stupisce — ha dichiarato — che una cosa/simile possa essere detta con la pretesa di dire una cosa seria. Sembra d'essere di fronte a chissà quale menomazione della libertà, a chissà quale drammatico rivolgimento della vita sociale e politica. E siamo invece semplicemente di fronte ad una misura già adottata da tempo in alcune delle più importanti democrazie occidentali, ad una misura che in forza di una larghissima maggioranza della quale noi eravamo parte de terminante, la Costituzione previde anni addietro come possibile ed auspicabile ». Così difeso il provvedimento, l'on. Moro ha comunque affermato che esso rimane un fatto eccezionale, che non infirma la validità dell'iniziativa privata, « per la quale confermiamo la nostra fiducia e il nostro favore >. I primi due oratori intervenuti nel dibattito, on. Giuseppe Bettiol e sen. Amor Tartufoli, si sono dichiarati affatto contrari alla nazionalizzazione, il primo osservando che essa non è altro che un prezzo pagato senza motivo al psi per la sua collaborazione parlamentare, ed il secondo perché avrebbe preferito l'adozione del metodo americano di controlli dall'esterno. Sospesi i lavori nella tarda serata di ieri, essi sono stati ripresi stamane con gii interventi dei consiglieri nazionali Giacchetto, Boni, Cocianni e della on. Angela Gotelli, favorevoli alla nazionalizzazione, e dei consiglieri Uberti e Palmitessa e dell'on. Roberto Lucifredi, contrari. Nel pomeriggio, riaperta la seduta alle 5 e un quarto, si è detto favorevole l'on. Flaminio Piccoli, contrari il consigliere nazionale Domenico Ravaioli e l'on. Giovanni Elkan. L'onorevole Pella ha poi aperto la serie dei maggiori discorsi dell'opposizione. Egli si è domandato, con il tono di chi intende dare una risposta negativa, se la nazionalizzazione sia necessaria ed opportuna: «E' difficile sostenere — ha infatti dichiarato — che l'azienda nazionalizzata produrrà a costi minori. Il provvedimento quindi non raggiunge traguardi di speranza né per il contribuente né per l'utente >. Venendo ad una critica generale della politica di centrosinistra, l'on. Pella ha lamentato che la de abbia ceduto alle richieste dei socialisti — tuttora legati al comunismo — avviandosi ad una politica contraddittoria che è insieme di investimenti, in virtù delle impostazioni programmatiche, e di consumi, come conseguenza delle pressioni esercitate dal partito socialista. « I risultati immancabili non possono che rendermi inquieto — ha concluso Pella — e sono pertanto convinto della necessità di riprendere ispirazioni più conformi alla grande tradizione della de, anche se con spirito nuovo >. Secondo fra i grandi oppositori, ha parlato l'on. Sceiba, vero leader di tutte le correnti contrarie alla nazionalizzazione, il quale innanzi tutto ha protestato per il modo in cui si è pervenuti alla decisione, e cioè ponendo il Consiglio Nazionale davanti a una specie di fatto compiuto sul quale non è praticamente più possibile discutere: «Infatti — ha detto iiiiiHiiiiiiiiNiiiiiiiimiiiniiiiMiiiimiiiiiiHiimi amaramente — se il Consiglio Nazionale respingesse il disegno di legge, sarebbe la crisi del governo, con le elezioni immediate in una situazione di grave incertezza politica. D'altronde, a ritardare la decisione, c'è il rischio di favorire gli speculatori ». Sceiba ha negato poi che il principio della statizzazione o socializzazione dei mezzi di iiiiiiiiiiiiiiNimiM produzione faccia parte del patrimonio ideologico e programmatico della de, ed ha negato pure che esistano condizioni di necessità che giustifichino la nazionalizzazione della industria elettrica, sia pure come provvedimento eccezionale. Essa si pone piuttosto « sul piano dei vecchi arnesi dei partiti marxisti, ripudiati dal socialismo democratico più evolu¬ to » e come tale rinnega le nuove e più moderne forme di economia sociale «che tendono ad allargare la diffusione della proprietà privata». Sceiba ha criticato inoltre la creazione di un ente pubblico che a simiglianza di altri già esistenti, operando di fatto come una società privata, avrà una sua politica di gestione e di prezzi, sulla quale i controlli del governo e del Parlamento risultano praticamente illusori. Sollecitando il patriottismo di partito, a questo punto Sceiba ha invitato a considerare l'eventualità che un giorno o l'altro la de venisse a perdere il potere: «Esiste la convinzione in mezzo a noi che l'attuale situazione sia destinata a perpetuarsi in eterno: ma non possiamo non guardare con preoccupazione al giorno in cui, per effetto del normale gioco democratico dirigenti di enti pubblici e del governo non appartenessero più alla de, che la de fosse all'opposizione >. Gli ultimi oratori della giornata, cioè la signora Anselml, consigliere nazionale, e gli onorevoli Domenico Magri e Paolo Barbi, si sono detti invece favorevoli al provvedimento governativo. I lavori sono stati sospesi alle 21,30 e riprenderanno domattina alle 9,30. In ogni caso, nonostante le opposizioni interne ed esterne, si prevede una notevole maggioranza a favore del provvedimento governativo: i voti contrari, in sede di Consiglio Nazionale, non dovrebbero sommare a più di due dozzine su oltre un centinaio. I lavori termineranno nella giornata di domani con una replica di Moro e probabilmente con un discorso di Fanfani, e martedì prossimo tornerà a riunirsi il gruppo parlamentare per prendere atto delle conclusioni del Consiglio Nazionale. Vittorio Gorresio Fanfani (da sinistra) e Moro al Consiglio nazionale de