Oggi nuovo processo a Roma a due della banda Giuliano

Oggi nuovo processo a Roma a due della banda Giuliano CONDANNATI PER JLA STRAGE I>I PORTELLI BELLE GINESTRE Oggi nuovo processo a Roma a due della banda Giuliano La Cassazione ha annullato la pena dell'ergastolo a Giuseppe Cucinella e Giuseppe Genovese - Gli accusati sostengono di non aver preso parte all'eccidio compiuto dalla «gang» del «re di Montelepre» Nòstro servizio particolare Roma, lunedi mattina. Giuseppe Cucinella e Giuseppe Genovese si lasciarono la notte del 3 maggio 1952 nell'aula della Corte di Assise di Viterbo in condizioni drammatiche. Entrambi erano stati condannati, insieme a Gaspare Pisciotta, Frank Mannino e Antonino Terranova, all'ergastolo per avere partecipato alla strage compiuta dagli uomini della banda di Salvatore Giuliano la mattina del 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra. Entrambi, dopo quindici anni, tornano ad incontrarsi oggi nell'aula della Corte d'Assise d'Appello a Roma nella speranza di sfuggire definitivamente alla condanna che li ha tolti dal mondo civile. Per una singolare coincidenza, dopo un «inter> giudiziario lunghissimo e complesso, i loro processi, per quanto attualmente in una diversa situazione procedurale, verranno celebrati nella medesima udienza e dinanzi alla medesima Corte. Chi è Giuseppe Cucinella? Quando fu arrestato, nell'ottobre 1949, era quasi un ragazzo ma aveva alle spalle una buona esperienza come fuorilegge. Se ne resero conto coloro che furono incaricati di catturarlo. Lo sorpresero mentre dormiva in casa della sua amante a Palermo: si difese gettando delle bombe a mano contro i carabinieri e si arrese soltanto quando, ferito ad una gamba, ebbe là certezza che ogni tentativo per fuggire gli era impedito. Condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Viterbo mentre stava per essere processato poi a Palermo per un altro delitto, dette in escandescenze e i medici stabilirono che era in condizioni di assoluta incapacità d'intendere e volere. Da allora rimase in un manicomio. Un anno fa, però, si accertò che nel suo stato mentale si era registrato un miglioramento che gli consentiva dì potersi presentare nuovamente dinanzi ai giudici. Avrebbe dovuto essere processato venerdì scorso dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma alla quale si ripromette di chiedere l'annullamento della condanna all'ergastolo. Giuseppe Cucinella ha sempre sostenuto di non avere partecipato alla strage di Portella della Ginestre. Senonché, venerdì mattina, il direttore del carcere di Regina Coeli avverti il presidente della Corte d'Assise d'Appello che Giuseppe Cucinella non era in condizioni di presentarsi in udienza: era agitato, nervoso, pronto a dare in escandescenza. Il dott. Noccioli decise allora di rinviare ad oggi il processo dopo aver consultato i medici. Giuseppe Genovese, rispetto a Giuseppe Cucinella, si trova in una situazione migliore. E' l'unico fra quelli che furono amici di Giuliano il quale abbia qualche speranza di salvarsi. Fu condannato anche lui all'ergastolo per avere partecipato alla strage; la condanna gli venne dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma ma la Cassazione non ritenne che le argomentazioni fornite dai giudici per giustificare questa condanna siano state esaurienti ed ha stabilito che il « caso . tornasse ad essere esaminato. Per quale motivo? Il caso di Giuseppe Genovese è strettamente legato a quello, non meno drammatico ed interessante, di suo fratello Giovanni alla cui esperienza e alli cui saggezza spesso Salvatore Giuliano faceva appello nei momenti dì maggiore difficoltà. Anche Giovanni Genovese fu condannato a Viterbo per la strage avvenuta a Portella della Ginestra, ma poi la Corte d'Assise d'Appello di Roma lo prosciolse I giudici ritennero che Giovanni Genovese non avesse partecipato all'ec¬ cidio perché — come egli ha sempre sostenuto — quando Giuliano lo mise al corrente dell'azione che avrebbe dovuto essere compiuta lo sconsigliò decisamente di realizzarla definendola « vile e feroce ». Su questo proscioglimento del fratello, Giuseppe Genovese fa molto affidamento riponendovi tutte le sue speranze. « Giuseppe Genovese — spiegò a suo tempo il difensore avv. Giuseppe Soria — sia per vincoli di gerarchia familiare, molto rispettati in Sicilia, sia per ragioni dì disciplina era del tutto subordinato al fratello maggiore di lui di 11 anni e capo dell'azienda (mandria, lavorazione di latticini, gabella sui vari terreni) e lavorava alle sue dipendenze. Da' qui la impossibilità che egli si assentasse per una giornata senza il consenso fraterno per portarsi proprio a Portella dove Giovanni Genovese non aveva voluto recarsi per non compromettersi e dove, per la medesima ragione, non poteva essere in¬ cline a mandare il fratello minore e suo dipendente ». Ed è stata una spiegazione questa che ai giudici della Corte Suprema parve tanto convincente da annullare una condanna così grave come quella dell'ergastolo e da affidare a nuovi giudici l'esame della situazione. E' per questo motivo che oggi, dopo 15 anni, Giuseppe Genovese nel presentarsi in Corte d'Assise d'Appello non ha perduto completamente ogni speranza. g. g,