Concluso il primo concorso fra i giovani sarti del Mec di Antonio Antonucci

Concluso il primo concorso fra i giovani sarti del Mec Sfilata finale e premiazione a Saint Vincent Concluso il primo concorso fra i giovani sarti del Mec Un sardo ha vinto nella sezione maschile, ed un padovano, precedendo le donne, in quella per l'abito femminile ■ Nomi famosi fra i giudici mnnmnmmm St. Vincent, lunedì mattina. Il primo concorso tra i giovani sarti e le giovani sarte del Mec si è concluso con una sfilata dei loro lavori. L'avevano preparato 92 selezioni provinciali e 18 selezioni regionali, per parlar soltanto dell'Italia, con una prova finale di cinque giorni a Saint Vincent. Protettori della manifestazione: la Federazione internazionale dell'artigianato, la Confederazione generale italiana dell' artigianato, la Confederazione generale dell'industria italiana: l'Amministrazione della Valle d'Aosta e la Sitav di Saint Vincent. Oggi abbiamo duecentomila maestri sarti e sarte artigiani, con circa seicentomila tra lavoranti e apprendisti. Era giusto che tutto questo mondo trovasse una gara sportiva di lavoro, chiamiamola cosi, che lo portasse all'onore della cronaca con premi ai migliori. I concorrenti sono stati trentasei: 21 uomini e 17 donne, non per ingiustizia distributiva ma perché nella confezione di vesti femminili tre uomini avevano superato le donne. Tema imposto: per l'abito maschile, un completo ad un petto da passeggio o da sport; per il mondo femminile: un abito da mattina modello c boutique ». I giudici, tutti di alta classe. Per le donne c'erano Maria Antonelli, Biki. Carosa, Renzo Cova, Gigliola Curiel, Antonio De Luca, Enzo, Zoe Fontana, Germana Marucelli, Brunetta Mateldi, Mingolini - Guggenheim, Naide, Emilio Schuberth, Jole Veneziani. Per gli uomini: Attilio Arenosto, Armando Baratta, Angelo Blasi, Armando Calcani (Brioni), Armando Calzoni, Agostino Caraceni, Bruno Cecconi, Angelo Costa, Emo De Juliis, Antonio Gallo, Mario Leoni, Angelo Litricò, Remo Maltagliati, Romano Massari, Luigi Milanesi, Domenico Palmara, Luigi Tarquini, Eugenio Vugi. II loro verdetto ha asse- gnato il primo premio maschi le consistente in una < R > di loro Lanerossi a Bruno Per I ria, di Cagliari; secondo pre¬ mio, una < Scala d'oro» Rhodiatoce ad Antonio Mazzola, di Frosinone; terzo in graduatoria Dino Paulicelli, di Canosa di Puglia ma lavorante a Milano. Quarto Orazio Chisari, di Torino: quinto Edoardo Cogoli di Bolzano. Tra i premi femminili il premio « Rosa d'oro > Rosier tocca ad un uomo, Luigi Pernechele, di Padova: seconda Lia Parodo, della Sardegna; terza Anna Scipioni, di Padova; quarto (ancora un uomo) Giovanni Trogni, di' Bologna: quinta Antonina Luppica, della Sicilia. Un'altra « R » d'oro Lanerossi, destinata a uno straniero per il miglior abito femminile, è andata alla signorina Hannelore Wolhert, della Danimarca. Ha ricevuto il «Metro d'oro» Lebole, per il miglior abito maschile straniero, Joseph Jungles, del Lussemburgo. Caratteristica delle due confezioni, la semplicità: c'è chi tra gli uomini ha preferito gli spacchi laterali alla giacca, chi uno centrale, chi- niente; chi due bottoni al petto e chi uno; chi due bottoni allei maniche, chi tre, chi quattro, ma nessun'altra fantasia La semplicità è richiesta soprattutto dai giovani i quali, tra l'altro, tendono poi sempre più a vestirsi come capita: la maggioranza è d'opinione che l'abito da preferire e che in ogni caso è preferito dalle donne, per le quali essi si vestono, Bla una bella automobile. Nel campo femminile giac che più o meno corte, gonne che tolgono in ogni caso il gi nocchio alla vista poiché notoriamente considerata la parte anatomica meno riuscita della donna. Niente fronzoli Modesti i colori soprattutto per gli uomini. < Nell'orgia di colore a poco prezzo in cui viviamo per colpa degli americani che in fatto di moda sono dei veri selvaggi — scrive Lucio Ridenti, arbitro di elegan za — la discrezione nel colore è il primo indice dell'uomo di gusto ». Come cornice d'onore, quasi come una specie di fuochi ar tiflciali finali, accanto alle opere dei sarti e delle sarte del Mec sono sfilate confezio ni di alta moda con le firme di Antonelli, Baratta, Biki, Carosa, Curiel, De Luca, Fontana, Marucelli, Guggenheim, Naide, Schuberth, Veneziani. Addio semplicità, addio modestia Al loro posto danze di colori, di ricami, di tagli bizzarri. Non bisogna dimenticare tuttavia che la maggior parte dei modelli presentati riguarda la donna per gl'incontri di sera nella società ricca. Lì, bisogna per forza colpire l'occhio. E poco importa il filosofo che dice: « L'abito è una delle bugie della donna e non tra le meno pericolose >. Più che signorile, va detto, l'ospitalità della yalle d'Aosta Antonio Antonucci