La macchina del Premio Strega è complessa ma ben congegnata di Enrico Emanuelli

La macchina del Premio Strega è complessa ma ben congegnata Anche il "suspense,, serve alfa cultura La macchina del Premio Strega è complessa ma ben congegnata * Sìmp^e71hvidTe7Tntwessi7mo<ia7poliiica giocano nel meccanismo segreto della scelta; intanto la curiosità del pubblico è abilmente eccitata - Cosa chiedere di più? Non si pretende da nessun premio una sentenza di valore assoluto Un libro mediocre non diventerà bello anche se vince un grosso premio letterario. Un libro molto bello non diventerà mediocre anche se passa inosservato a tutti i premi letterari di una annata. Questa candida osservazione, che i premiati o i nonpremiati e i giudici o i lettori felici o delusi sul libro segnalato possono condividere, rende subito accademica ogni discussione sulla utilità od inutilità dei premi letterari. Essi esistono e tanto basta per farceli trovare naturali. Vengono e vanno, ora giusti ora ingiusti, ora generosi ora maligni e soltanto gli ingenui possono ritenerli non legati alle passioni e agli interes> si del momento. Se si guarda l'elenco del Premio Goncourt, tanto per restare ad un nome noto e cronologicamente anticipa tore, salta agli occhi una constatazione avvilente. Con brevi interruzioni per motivi bellici, lo si assegna ogni anno da più di mezzo secolo. Per rendere un poco storica la nostra constatazione esaminiamo i nomi dei primi trenta vincitori. Tranne forse uno (Malraux) gli altri non dicono più nulla a nessun lettore. Ma se esaminiamo i nomi di coloro che in quei primi trentanni non ebbero il premio, trovandosi nelle votazioni al secondo posto per due o tre punti di meno del loro antagonista, troviamo dieci nomi che ancora ci dicono qualche cosa (basterebbe citare Apollinaire ). Tale quadro, che nel suo insieme è applicabile a qualsiasi altro premio lettera. rio, rivela ..subito qualche . cosa sulla « essenza » • di tali macchine, che hanno gli ingranaggi messi in moto dalle simpatie, dalle invidie, dagli interessi reciproci, dalle paurei dai rispetti reverenziali, dalla moda, dallo snobismo, dai rapporti sociali, dalla furbizia e — non ultimo — dalla fede politica. Trattandosi di macchine che macinano materiale opinabile — come sempre sarà quello letterario — tutti questi senti menti, che influenzano urna riamente i giudici, si ma scherano dietro lo scudo ■ d'una lotta ideale e disinte' ressata, decifrabile nella sua realtà soltanto da chi conosce bene l'ambiente e gli uomini che lo compon gono. Perché un libro sia pre miato bisogna, prima di tutto, che possegga qualche qualità criticamente difen dibile. Ma questo è soltan to il punto di partenza. Prendete i venti concorren .ti di quest'anno al Premio Strega, il più macchinoso dei premi italiani, organizzato con intelligenza, capace di suscitare grande interesse anche per quel di panarsi in tre tempi, per cui l'attesa si prolunga co me di fronte ad un film — sia detto tanto per dire giallo. Quei venti romanzi sono tutti difendibili criti camente, ma la loro sorte già in partenza è condizio nata dalla diversa posizione degli autori: dentro o fuori d'un certo giro, protetti o abbandonati da correnti po litiche, intriganti o solitari, eccetera e così il valore intrinseco dell'opera passa quasi in seconda linea. Il Premio Strega, che apre la stagione, è una mac china che si muove in tre tempi. Nel primo due padri ni, che dovrebbero essere TWÉppisrv, ftvà tive iwaal casi sono ricercati con perizia letterario-politico-mondana dagli interessati, pre sentano al concorso un autore. Si mette così insieme una lista ogni anno variabile nel numero dei nomi. Nel secondo tempo chi ha diritto di voto (critici, scrit tori, pittori, semplici amici degli organizzatori, in tut to circa trecento persone ) manda una prima scheda. I cinque che ottengono i mag glori consensi formano la rosa finale. Terzo tempo: votanti tornano a scegliere tra questi cinque e, in se duta pubblica, le schede so no aperte ed i voti trascrit ti via via su una lavagna divertono il pubblico, che alla fine avrà sottomano un vincitore. Questo congegno, di abile fantasia, dovrebbe proteggere gli autori e invece li espone ad una specie <ii giuoco, turbinoso all'inizio e frenetico alla vigilia del secondo tempo. Infatti succede che la lotta non è più tra un libro e un altro libro, ma tra i due presentatori d'un autore e quelli .ii altri autori; tra i diversi clan che sono intorno ai presentatori e che desiderano compiacerli anche se non amano il libro che votano; tra i dolci ricatti e. le sottili imposizioni che gli appartenenti ad un determinato giro letterario o politico o mondano esercitano sui dubbiosi o sui possibil- traditori; Infine tra le case editrici, che avendo tempo a disposizione, si mettono in moto con sistemi diversi per cogliere il successo industriale. Ci siamo dilungati su questo premio perché si presta ad una chiara esemplificazione di quel che è una gara letteraria vista dall'interno, ma guardata dal di fuori tutto va megl.o e non vi è nulla di tenebroso. Essa infatti accende curiosità intorno ad un libro, dà all'autore la soddisfazione di vedere che quanto fa non naufraga nel vuoto e nel silenzio e procura qualche vantaggio materiale immediato a chi scrive ed a chi stampa. Per il resto l'avvenire ci penserà. Enrico Emanuelli

Persone citate: Apollinaire, Goncourt, Malraux