Contessa chiede la separazione legale dal marito condannalo all'ergastolo
Contessa chiede la separazione legale dal marito condannalo all'ergastolo Contessa chiede la separazione legale dal marito condannalo all'ergastolo L'uomo è l'autore del «delitto dell'alabarda», avvenuto a Desenzano nel '47 - Uccise per interesse il fratello della nobildonna (Dal nostro corrispondente) Padova, 21 giugno. Alla prima udienza del processo civile promosso dalla contessa Maria Paola Pellegrini contro il marito Alfredo Faotto, l'ergastolano non si è presentato. H Faotto, come si ricorderà, è stato condannato al carcere a vita perché ritenuto colpevole del cosiddetto « delitto dell'alabarda », che ebbe per vittima il conte Giovanni Pellegrini nella notte dal 29 al 30 marzo 1947, nella villa dei patrizi padovani a Desenzano sul Garda. Secondo l'accusa il Faotto avrebbe ucciso il cognato per interesse. Il Faotto ha sempre negato e ora, a quasi tre lustri di distanza, sta lottando per ottenere la revisione del processo. La Corte d'Assise di Brescia aveva ritenuto che le prove raccolte a carico dell'imputato fossero sufficienti per l'affermazione della sua responsabilità e 1*11 maggio 1949 emanò la sentenza di condanna all'ergastolo. Ora la contessa Paola, che ha venduto i beni padovani e abita a Brescia, ha intentato causa al marito per ottenere la separazione. Il ricorso è stato presentato il 14 marzo scorso. In esso la nobildonna ticolo 152 del Codice civile, doveva pronunciarsi la separazione per colpa del marito Angelo Alfredo Faotto, condannato all'ergastolo con sentenza passata in giudicato. La sentenza di separazione, com'è noto, secondo il nostro Codice, produce tra l'altro a carico del coniuge in colpa la perdita del diritto di fedeltà coniugale e la perdita del diritto dì successione, ed è a quest'ultimo effetto che mira evidentemente la contessa. Il presidente del tribunale, dott. Gravina, aveva ordinato la comparizione delle parti per il 30 aprile scorso. Al po sto del Faotto era comparso il tutore, dott. Giacomo Faotto, il quale aveva reso noto che l'ergastolano non intendeva comparire; aveva inoltre fatto presente che, secondo lui, era competente il tribunale di Livorno essendo il co niuge detenuto nel penitenziario di Porto Azzurro (Isola d'Elba). La contessa Paola aveva insistito sulla competenza del Tribunale di Padova e la causa era stata assegnata per l'istruttoria al giudice dott. Italo Ingrasci. Il Faotto non si è presentato e il dott. Ingrasci ha rinviato la causa per la precisazione delle conclusioni all'8 novembre venturo. Alfredo Faotto, nell'ergastolo di Porto Azzurro, dirige una tipografia di detenuti; in tale veste è apparso giorni fa in un documentario della televisione, p. v. »IMIII]IIIIIMIIIIMIIillllllliMlllllllltlllllTIIIIIllll| Attentato a una sezione del partito socialista a Roma Roma, 21 giugno. Ignoti hanno acceso un- barattolo ripieno di benzina avanti alla porta d'ingresso della sezione del psi di Prati, intitolata all'aw. Vincenzo Lombardi, al primo piano dello stabile di via Germanico 197. Le fiamme hanno bruciato alcune parti della porta. L'incendio non è riuscito a divampare e si è estìnto da solo. L'atto teppistico è stato constatato solo stamane, allorché il portiere dello stabile ha effettuato la pulizia delle scale. ]MIIlIIIIIIIllIIIIIIItl IlilllllllllIIIIIIIlirillllMl
Persone citate: Angelo Alfredo Faotto, Contessa, Giacomo Faotto, Giovanni Pellegrini, Gravina, Ingrasci, Italo Ingrasci, Maria Paola Pellegrini, Prati, Vincenzo Lombardi
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