Il tribunale afferma che " Paese Sera,, pubblicò notizie false su pacciardi
Il tribunale afferma che " Paese Sera,, pubblicò notizie false su pacciardiQuattro ore di cantera, di consiglio per decidere Il tribunale afferma che " Paese Sera,, pubblicò notizie false su pacciardi I giudici hanno ritenuto i giornalisti colpevoli di diffamazione generica e non specifica - Li hanno condannati a pene pecuniarie - Al redattore Aver e al direttore responsabile Gambetti del quotidiano romano hanno concesso i benefici di legge - Tra due settimane sarà resa pubblica la motivazione della sentenza (Nostro servizio particolare) Roma, 16 giugno. Dopo quattro ore di camera di consiglio il Tribunale di Roma ha condannato 1 giornalisti Fausto Coen, a sessantamlla lire di multa e a trentamila lire di ammenda; Fidia Gambétti e Angelo Aver, ai quali sono state concèsse le attenuanti generiche e il beneficio della sospensione condizionale della pena, a quarantamila lire di multa e a ventimila di. ammenda, 11 ha ritenuti responsabili di aver pubblicato notizie false e tendenziose, e di diffamazione generica (non specifica come era stato loro contestato) per l'articolo comparso nel dicembre scorso su Paese Sera con il titolo: < Anticipiamo i risultati segreti dell'inchiesta sullo scandalo di Fiumicino — Quindici appartamenti intestati alla moglie di Pacciardi — La commissione senza trarre conclusioni ha rilevato che tale acquisto venne fatto: 1) nel periodo in cui Pacciardi era ministro e aveva rapporti con il costruttore Manfredi; 2) In coincidenza con i lavori affidati a Manfredi per l'aeropòrto ». Interpretare l'esatto significato della decisione presa dal Tribunale al termine di un processo prolungatosi per sedici udienze, non è una impresa facile. Per conoscere quale sia stato il concetto che ha ispirato i tre magistrati sarà necessario attendere la pubblicazione del testo della sentenza nella quale verranno spiegati i motivi che hanno determinato la condanna del direttore politico Fausto Coen, del direttore responsabile Fidia Gambetti e del redattore parlamentare Angelo Aver di Paese Sera esclusivamente per diffamazione generica e non quella specifica. Allo stato attuale si può dire soltanto che tanto i giornalisti quanto l'on. Randolfo Pacciardi sono stati messi nella singolare condizione di essere egualmente soddisfatti: gli uni perché è stato loro riconosciuta una responasbilità minore rispetto a quella per cui erano finiti sul banco degli imputati, e perché il Tri bunale, proporzionalmente alle richieste del P. M. dott. Pedo' te (cinque mesi quindici giorni di reclusione, sessantamila lire di multa e diecimila lire di ammenda per Fidia Gambetti, sedici mesi e centomila lire di multa per Fausto Coen e Angelo Aver) è stato mite nella misura di condanna; la parte lesa perché ha ottenuto che fosse riconosciuta la sua onestà. Per comprendere meglio la situazione è necessario tenere presente che secondo l'accusa 1 tre giornalisti si sarebbero resi responsabili di diffamazio ne specifica avendo t ingene rato » con l'articolo pubblicato il sospetto che l'on. Pacciardi si fosse lasciato corrompere. Una accusa, cioè, quella mossa al parlamentare repubblicano, di corruzione che naturalmente deriva dall'indicazione di episodi precisi. I giudici, invece, hanno ritenuto che i tre giornalisti si sono resi responsabili soltanto di avere diffamato l'ex-ministro della Difesa attribuendogli genericamente un comportamento scorretto. • L'ultima fatica, nella lunga discussione che ha preceduto la sentenza, è toccata al prof. Remo Pannain, ordinario di Diritto' Penale a Napoli, il quale ha affrontato l'esame della situazione sotto il profilo, giuridico, per concludere che nulla avrebbe dovuto o potuto essere attribuito penalmente ai tre giornalisti. € Quello che essi hanno pubblicato è stato soltanto una informazione e non una accusa a Pacciardi di essersi lasciato corrompere. Questa,.) semmai, è una illazione che può come non può essere tratta dalla lettura del titolo e dell'articolo incriminati. I giornalisti, semmai, hanno scritto che si sono verificati degli episodi dai quali si potrebbe desumere che vi sia stata una confusione di interessi. E non vi è dubbio che l'on. Pacciardi, quand'era ministro della Difesa, non avrebbe dovuto acquistare degli appartamenti dal costruttore Goffredo Manfredi che aveva rapporti di lavoro con l'amministrazione statale >. < D'altra parte — ha osservato — che le notizie pubblicate fossero vere lo si desume-dalla reazione dell'on. Bozzi, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta, il quale, interrogando i tre gior nalisti, non ha contestato che quanto avevano pubblicato fosse falso, ma ha voluto sapere chi avesse foriiito loro il materiale. Questo significa che l'articolo conteneva informazioni vere. E se questo dimostra che gli imputati hanno ■ pubblicato circostanze esatte, nulla ad essi può essere rimproverato, perché hanno esercitato un loro diritto, soprattutto perché hanno agito nell'interesse della collettività > Alle 11 i giudici si sono riuniti in camera di consiglio Sono usciti dopo quattro ore e il presidente del Tribunale dspslD«prLTztlziddacdllcinqcdc dott. Semeraro ha letto il dispositivo della sentenza. Si prevede che fra un paio di settimane sarà resa pubblica la motivazione. g# gt
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