La contabilità del "re dell'olio" era affidala a foglietti volanti

La contabilità del "re dell'olio" era affidala a foglietti volanti La contabilità del "re dell'olio" era affidala a foglietti volanti Sfilata di testi al processo di Imperia - Tutti gli operatori oleari avevano fiducia nell'ex-mediatore - In dieci anni era riuscito a crearsi un capitale di 100 milioni (Dal nostro corrispondente) Imperia, 8 giugno. Al processo contro l'ex-mediatore Angelo Bracco di 47 anni — il « re dell'olio » accusato per un dissesto di oltre mezzo miliardo di lire — l'udienza di stamane si è aperta con la deposizione del curatore fallimentare dott. Alfredo Pongiglione. Secondo il curatore — che per sei anni ne ha esaminato la contabilità tenuta spesso su foglietti volanti — Angelo Bracco era un improvvisatore che aveva uno spiccato senso dell'avventura; era un incompetente in materia finanziaria, anche se nelle sue mani passava la metà dell'olio trattato nella provincia di Imperia. Nel gennaio '66, cioè in meno di una decina d'anni di attività quale semplice mediatore di oli, si era fatto un capitale di cento milioni. All'inizio del 56, non con tento della posizione raggiun ta, si mise a speculare comprando olio e rivendendolo in proprio In quel periodo, però il mercato era agitato e i prezzi diminuivano. Le sue speculazioni andarono male, ma il suo dissesto fu così repentino che non se ne accorsero né le banche né gli operatori oleari i quali lavoraro¬ nmil dG30npe raqTsvdinhto&rnloBsssucasdldacBm no con lui fino all'ultimo mo mento. Il Tribunale ha ascoltato poi il teste Lino Molinari, della ditta « Molinari & Tobia » di Genova. L'azienda ha perduto 30 milioni in tratte e cambiali non soddisfatte ' e 70 milioni per merci spedite al Bracco e sparite dai magazzini generali della società Salso, la quale risarcì la « Molinari & Tobia» con 45 milioni. Il teste ha detto: «Nessuno poteva ritenere il Bracco capace di sottrarre denaro o merce in suo favore >. Lo stesso senso di fiducia ha espresso il teste Bianchetto, impiegato della « Molinari & Tobia». Il Bianchetto si recava una volta la settimana ad Imperia per il controllo delle partite di olio che il Bracco aveva in deposito. Constatò sempre che egli godeva stima. Nulla gli fece mai sospettare che vi potesse essere un dissesto. II Bianchetto ha concluso: «Ma come potevo accorgermene io se non se ne sono accorte le banche e le ditte olearie?». Nel pomeriggio ha deposto l'industriale Battista Belloli di Milano. Aveva saputo che alcuni negozianti di Imperia compravano il suo olio dal Bracco per cui chiese infor mazioni alle banche e le ebbe ottime. Perciò continuò a lavorare col « re dell'olio >, che però gli pagò le ultime tre partite con assegni post-datati e poi risultati a vuoto. Nel « crack > l'industriale perdette 27 milioni. Il teste ha sostenuto, in contrasto con quanto riferito ieri dal Berlo e dal Salvo, che l'olio di semi era già raffinato, per cui non aveva bisogno di ulteriore lavorazione. L'industriale Berio gli ha mostrato allora la fattura d'olio di arachide proveniente dalla Cina: era grezzo, quindi da raffinare, e glielo aveva fornito direttamente il Belloli. Un altro industriale che tratta olio di semi, Claudio Saporiti, da Sesto Calende, ha riferito di avere avuto conferma da due autisti che l'olio da lui venduto al Bracco era stato scaricato nei magazzini della ditta Salvo e che partite di olio di semi provenienti in vagoni - cisterna dall' Olanda raggiungevano Imperia e poi ripartivano per la « Olis > di Termini Imerese. 11 Saporiti aveva pure saputo che il suo olio, acquistato dal Bracco a 423 lire il chilo, veniva rivenduto a Imperia a 330 lire. Nel dissesto rimise 38 milioni. Il gruppo degli industriali milanesi dell'olio di semi è parte civile al processo- ' l I due industriali imputati di ricettazione fallimentare