L'Italia batte la Svizzera per 3 a 0 Il brasiliano Amarildo alla Juventus di Francesco Rosso

L'Italia batte la Svizzera per 3 a 0 Il brasiliano Amarildo alla Juventus Ai mondiali una vittoria di consolazione e un grosso trasferimento L'Italia batte la Svizzera per 3 a 0 Il brasiliano Amarildo alla Juventus Delusi i nostri connazionali in Sud - America fi severo responso della trasferta in Cile Dirigenti, calciatori e perfino alcuni cronisti sportivi credono di rappresentare l'Italia all'estero; invece rappresentano soltanto il nostro calcio ed i suoi difetti - A Santiago gravi errori psicologici, culminati nella beffa della lupa di bronzo che i cileni sono riusciti a farsi offrire per ringraziamento dell'ospitalità (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 7 giugno. La lupa capitolina è l'ombrello sotto cui ci ripariamo quando si eclissa lo stellone d'Italia sostituendo alla presunta malasorte la rettoricai di Roma madre di civiltà. La cerimonia di ieri pomeriggio, durante l'intervallo dell'incontro Cile-Germania poteva assumere un significato ironico se Artemio Franchi, dirigente dell* delegazione italiana, avesse sottolineato che la lupa ch'egli offriva ai cileni era simbolo di cultura, tradizione e costume rispettabili. Evidentemente gli addetti al nostro calcio nazionale non amano sottolineare gli aspètti sottili dell'ironia che i cileni conoscono invece fin nelle pieghe riposte tanto che il signor Goni, presidente della Federazione calcio del Cile, accettò la lupa come ringraziamento per l'ospitalità offerta alla squadra azzurra. Questa bronzea riproduzione della lupa ha una storia singolare. I nostri dirigenti sportivi l'avevano portata con l'intenzione di offrirla in omaggio prima dell'inizio della gara Cile-Italia nel tentativo di dissipare i malumori, ma i dirigenti cileni risposero che non era il caso. Inopinatamente ieri dissero che l'avrebbero gradita ma non durante una cerimonia privata. La consegna doveva avvenire davanti al gran pubblico dello stadio. In tal modo abbiamo ringraziato per l'ospitalità cilena dinanzi al signor Aston, l'arbitro inglese colpevole della sconfitta della nostra nazionale, il quale benché sconfessato dal Comitato centrale della Fifa per non esser stato sereno nelle sue decisioni e per eccessivo nervosismo, fungeva ieri come segnalinee dell'incontro CileGermania. Non è il caso di riaprire polemiche artificiose e superate, ma non vi è dubbio che quando si muove l'ingranaggio complesso del nostro calcio nazionale avvengono guai, .arriviamo negli altri paesi con l'arroganza del ricco recente, provochiamo risentimenti, ferendo suscettibilità nazionalistiche e per riconquistare quella simpatia che consideriamo indispensabile alla nostra esistenza offriamo lupe bronzee, chiedendo perdono di aver ricevuto pugni in faccia ed altre cose meno pulite che noi stessi abbiamo sollecitato col nostro comportamento frivolo e imprevidente. Uno dei giornalisti che con un suo articolo contribuì alla polemica è rimasto in Cile e per farsi perdonare, oltre a sollecitare un'intervista radiofonica, ha inviato una lettera di due colonne ad un quotidiano cileno, per dire che se in Santiago oltre centomila persone vivono in immonde baracche, noi abbiamo i c bassi » di Napoli e i < sassi » di Matera che sono poco dissimili, ignorando, l'informato cronista sportivo, che le tetre caverne materane sono state murate da molti anni. Lo spettacolo che il nostro sport del calcio offre è spesso sconfortante. Gli atteggiamenti da prima donna che assumono dirigenti, giocatori e molti cronisti sportivi si concludono in attacchi di collera isterica appena gli avvenimenti assumono piega sfavorevole, poi in umilianti invocazioni di perdono. Sarebbe opportuno far comprendere a questa gente che non hanno alcun diritto di arrogarci ii compito di rappresentare l'Italia all'estero, che essi rappresentano solo se stessi, con tutti i difetti del calcio italiano, malato di faraonismo. Poiché strapagati, essi sono convinti di esprimere più di ogni altro aspetto l'Italia del miracolo economico e lo fanno con la malagrazia del nuovo ricco. In Cile non c'era bisogno del loro sussiegoso contegno per dimostrare il vero aspetto dell'Italia odierna; anzi es si hanno rivelato le caratteristiche peggiori, l'esibizionipmo il dilettantismo la nevrosi che regna nel calcio azzur ro. « Piangono come donne coloi o eh» non hanno saputo combattere da uomini > ha scrittq su tutta pagina un quotidiano di Santiago, centrando il difetto fondamentale della nostra compagine calcistica. In Cile l'Italia odierna è conosciuta attraverso ben differenti aspetti. Le automobili che hanno vinto la concorrenza americana e corrono sempre più numerose sulle strade cilene, i tecnici che lavorano nelle industrie e soprattutto la nostra folta comunità da artigiani, commercianti, piccoli e grandi industriali, che hanno un peso rilevante nell'economia cilena dovrebbero far ricredere il signor Kinsteiner che, dalla radio, ci definì esportatori di miseria per la nostra massiccia emigrazione. Egli non può sostenere che sia cosi in Cile, perché la comunità italiana che vive e lavora qui può essere considerata un vero aspetto dell'Italia e non ha nulla da dividere con la squadra di calcio. Al termine di quest'ultima partita con la Svizzera, una sorta di gara amichevole disputata a Santiago anziché a Lugano o Novara, i nostri dirigenti potranno fare il consuntivo della partecipazione in questo per noi disgraziato campionato mondiale e troveranno pochissimo di positivo. Visto il livello delle altre squadre in linea puramente tecnica avremmo potuto vincere il campionato: invece siamo stati eliminati nella maniera più goffa per l'incapa cita dei nostri esperti di capire la realtà ambientale e di preparare adeguatamente i giocatori. Essi hanno deluso i nostri connazionali di qui che attendevano da molti anni la nazionale azzurra. Ignoravano, poveretti, che in Italia vi sono dei grandi campioni ma non esiste una squadra perché^ tutti vogliono fare l'asso, lo, giocatori e dirigenti. La Nazionale parte da San tiago sabato mattina e via Buenos Aires, Rio de Janeiro Dakar, giungerà alla Malpen sa verso le ore undici di domenica mattina- E' un ritorno davvero m linconico. Francesco Rosso

Persone citate: Artemio Franchi, Aston, Goni