Chiesti 24 anni per il bracconiere che uccise il guardacaccia a Galliate

Chiesti 24 anni per il bracconiere che uccise il guardacaccia a Galliate Chiesti 24 anni per il bracconiere che uccise il guardacaccia a Galliate Per il P.M. è un omicidio volontario: «L'imputato sparò per primo, per non farsi riconoscere: voleva salvare la sua rispettabilità! » - II cacciatore sostiene che il colpo gli partì per caso - Oggi la sentenza (Dal nostro inviato speciale) Novara, 7 giugno. « Si tratta di omicidio volontario, e pertanto l'accusato dev'esser condannato alla pena di ventiquattro anni di reclusione ». Alla Corte d'Assise dì Novara il pubblico ministero Menna ha concluso in questi termini la sua requisitoria al processo contro Angelo Fontaneto. L'imputato ha avuto un sussulto, e più profondamente si è rannicchiato in se stesso sulla panca. Questa mattina è cominciata la discussione per l'omicìdio del guardacaccia Erminio Veronesi, di 38 anni, custode d'una riserva a Galliate, che la notte sul 23 novembre scorso fu ucciso da una fucilata alla gola sparatagli da Angelo Fontaneto, di 40 anni, meccanico, di Cameri. Accidentalmente, sostiene l'imputato; volutamente, afferma l'accusa. Quella notte, da alcune ore, il Fontaneto si trovava abusivamente a caccia di fagiani svdrrpcciistvennella riserva; il Veronesi, in sieme col collega Antonio La vesa, di 46 anni, in servizio di perlustrazione, udì gli spari e si avvicinò. Potè scorgere un uomo, individuato poi per l'agricoltore Piero Zucchelli, di 29 anni, di Cameri che con una grossa lampada in' mano attirava e abbagliava i fagiani; comodamente, come se fosse a un'esibizione sportiva, il Fontaneto li fulminava con un colpo di carabina cai. 22. Il Veronesi intimò l'alt e a sua volta azionò una torcia elettrica. Subito dopo si udirò no due spari: uno di carabina e uno di fucile. E il Veronesi cadde a terra colpito mortai mente da una pallottola di carabina che gli recise la carotide. Il Fontaneto risultò a sua volta ferito nella regione glutea da una scarica di pallini Fu scoperto una settimana dopo, in un controllo dei possessori di carabina cai. 22, netonnrimromaaHcmhqtadzcgedtslinpIn quale ordine si sussegui- . rono i colpi? E' questo che cforma l'essenza del processo, bL'accusa sostiene che a spara- c re per primo fu il bracconiere, la difesa afferma che fu il guardacaccia. L'ordine dei colpi è quello che gradua la responsabilità dell'imputato e stabilisce la natura del suo reato. Se a sparare per primo fu il Veronesi, per il Fontaneto si tratta di legittima difesa, magari con eccesso colposo; ma se fu lui a sparare per primo, allora è omicidio volontario, con l'aggravante di averlo commesso per sottrarsi alle conseguenze penali del suo bracconaggio. Questa mattina l'imputato ha cosi rievocato alla corte, presieduta dal dott. Sicher, la scena drammatica: « Sentii alle mie spalle una voce che intimava l'altolà. Girai la testa, vidi una luce che mi abbagliò, fuggii. Non ricordo come andarono le cose. So che a un certo punto caddi e dal mio fucile partì un colpo. Ma non so se a sparare per primo fu il mio fucile o il suo. Tutto si svolse in una frazione di se condo ». Tale versione è stata confermata da Piero Zucchelll imputato a piede libero di favoreggiamento, il quale ha anzi precisato che a sparare per primo fu il Veronesi. Antonio Lavesa, il collega del guardacaccia ucciso, ha inve ce affermato d'avere prima udito il colpo di carabina e poi quello di fucile. « Difendo gl'interessi della vedova e del suo bambino, ma soprattutto difendo la memo ria di Erminio Veronesi » ha esordito l'avv. Balsari, patrono di parte civile. « Egli non era uno sparafucile, ha lasciato fuggire migliaia di bracconieri in fuga. Nella dura lotta notturna che si svolge nelle riserve, sono i guardacaccia a morire, non i bracconieri. Veronesi sparò quando colpito a morte volle segnare il proprio assassino, quella scarica che appunto servì a individuarlo ». Ha concluso chiedendo il risarcimento dei danni materiali e morali. Il pubblico ministero Menna ha analizzato il delitto, inquadrando la figura dell'imputato, dedito a quelle scorribande notturne nelle riserve della zona La sua versione non è credibile, ha affermato il magistrato. Dopo il suo arresto egli non parlò mai di legittima difesa, poi sostenne questa tesi, e infine volle strafare e sostenne quella dell'accidentalità, il colpo partito per caso nella caduta. Seco.ido il rappresentante della pubblica ac- dpacdplvl'pdsp1lpTsUnu(2cuSsras1Nh . cusa, il Fontaneto sparò dell beratamente per non essere ri- conosciuto, cosa che avrebbe ssrtscdtva distrutto la sua rispettabilità. Il dott. Menna, considerate prevalenti le aggravanti sulle attenuanti, ha formulato la richiesta della pena, come si è detto, in 24 anni di reclusione, più 4 mesi d'arresto e 120 mila lire di multa per le contravvenzioni alle leggi sulla caccia, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni. Per lo Zucchelll assoluzione per Insufficienza di prove dal favoreggiamento, e 120 mila lire d'ammenda per le contravvenzioni. Domani parlerà il difensore aw. Di Tieri, e nella stessa mattinata si avrà la sentenza. g, f. Angelo Fontaneto davanti ai giudici di Corte d'Assise

Luoghi citati: Cameri, Galliate, Novara